Basta con questa follia! Donne israeliane e palestinesi per la pace

Segnali di forti testimonianze da parte dei movimenti di Women Wage Peace e  Women of the Sun, che chiedono sostegno per una soluzione diplomatica del conflitto in Terra Santa e intendono essere parte attiva nelle trattative di pace, possibili con scelte coraggiose degli attori politici internazionali. Il messaggio inviato alla marcia di Gorizia come lampada accesa nel buio
Women Wage Peace foto manifestazione 2018 sotto le mura antiche di Gerusalemme ANSA EPA/JIM HOLLANDER

Non esiste solo lo smarrimento e un desolante senso di impotenza davanti all’oscenità terrificante della guerra. Lo testimoniano realtà come Combatants for Peace , un movimento di base formato da ex combattenti israeliani e palestinesi.

Una loro dimostrazione in Cisgiordania è stata repressa il 10 febbraio dall’esercito israeliano. Ma, nonostante le intimidazioni, non si ferma questa forma di resistenza morale contro la guerra di un movimento fondato nel 2006 come «comunità congiunta israelo-palestinese che lavora in solidarietà per porre fine all’occupazione, alla discriminazione e all’oppressione di tutte le persone che vivono su questa terra. Guidati dai valori della resistenza nonviolenta, stiamo mostrando al mondo che esiste un’altra via».

Come ci ha detto in una lunga intervista Giorgio Gomel, referente in Europa dell’Alliance for Middle East Peace che raduna 150 ong ebraico arabe e israelo-palestinesi, l’effetto paradossale dell’eccidio perpetrato dagli uomini di Hamas il 7 ottobre 2023 è stato quello di colpire i kibbutz israeliani vicini alla Striscia di Gaza dove vivevano molte delle persone impegnate in attività di dialogo e solidarietà tra palestinesi ed ebrei israeliani.

Tra le oltre 1200 persone colpite dalla furia omicida di Hamas si conta la scomparsa di Vivian Silver, attivista israelocanadese, che è stata tra le fondatrici nel 2014 di Women Wage Peace (WWP) il più grande movimento pacifista di base in Israele che conta 45 mila aderenti, il quale non ha la pretesa di sostenere una determinata soluzione al  conflitto israelopalestinese ma vuole sostenere la capacità delle donne di diverse comunità di costruire fiducia al di là delle divisioni, per arrivare ad una negoziazione diplomatica che dia rappresentanza alla donne stesse.

Vivian Silver avrebbe compiuto 75 anni il 2 febbraio di quest’anno e in quel giorno si è tenuto un incontro in prossimità della sua tomba per rinnovare l’impegno per la pace da parte delle donne israeliane di Women Wage Peace  che operano in collaborazione con il corrispondente movimento di donne palestinesi Women of the Sun.

Una delegazione di queste due realtà si è recata a Parigi a fine gennaio per consegnare “l’appello delle madri”, una forte istanza a favore di una soluzione diplomatica del conflitto in Terrasanta che è stato condiviso anche dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo: «Siamo migliaia di madri israeliane e palestinesi che gridano insieme: basta con questa follia. Senza una coraggiosa soluzione politica al sanguinoso conflitto, i nostri figli continueranno a pagarne il prezzo!».

L’invito pressante rivolto a tutti è quello di fare pressione sui decisori politici perché dimostrino «coraggio e visione per realizzare il cambiamento storico a cui tutti aspiriamo». Da parte loro i due movimenti intendono non solo continuare ad agire «con perseveranza per ridare speranza ai nostri popoli», ma vogliono «partecipare attivamente ai negoziati fino alla loro realizzazione».

Anche ad inizio 2024 le donne di  Women Wage e Women Sun hanno inviato un messaggio alla marcia della pace promossa dalla Cei che si è svolta la notte del 31 dicembre tra i colli e le strade di Gorizia come inizio di un cammino da continuare. Una luce accesa nel buio.

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