Basta che funzioni
Signore e signori, Woody Allen è tornato. Sarà grazie a questa sceneggiatura vecchia di 32 anni tirata fuori da chissà quale cassetto, sarà per il ritorno alla cara e vecchia Manhattan dopo le non sempre esaltanti parentesi europee, sarà per l’abbandono dei generi per riapprodare alla commedia sofisticata e all’essenza del suo ineguagliabile humor: sta di fatto che Basta che funzioni è una boccata d’ossigeno rispetto alle ultime asfittiche prove del regista newyorkese.
Al centro delle vicende un ex professore di fisica, interpretato da un eccellente Larry David, quasi premio Nobel, ritiratosi a vita privata dopo una crisi esistenziale sfociata in un tentativo di suicidio. In guerra con gli esseri umani, privo di ogni speranza di riscatto dell’umanità dalla sua atavica condizione di mediocrità («Come possiamo fidarci del genere umano quando abbiamo dovuto inventare le toilette autoigienizzanti perché non tiriamo neanche la catena?»), ipocondriaco oltre ogni immaginazione e preda delle nevrosi più svariate («Di notte soffrivo di sudorazione eccessiva, pensavo fosse Aids, invece ho scoperto che avevo paura del buio»), Boris scopre nella giovane e ingenua Melodie – che prima ospita suo malgrado e poi sposa – una dimensione più accondiscendente della vita e dei suoi imprevedibili sviluppi.
E se da un lato la complessità del pensiero del migliore Woody Allen (Crimini e misfatti, Manhattan e via dicendo) qui si stempera in un minimalismo etico che pecca, forse, di un certo semplicismo, dall’altro non si può che salutare con gioia il ritorno del nostro a un cinema a lui più congeniale, acido, divertente e dal ritmo scoppiettante. Insomma, basta che funzioni. E, finalmente, funziona.
Regia di Woody Allen; con Larry David, Evan Rachel Wood, Conleth Hill, Ed Begley Jr., Michael McKean, Patricia Clarkson
Valutazione della Commissiona nazionale film: complesso, problematico, dibattiti.