Basta assistenzialismo

La famiglia è una risorsa: una nuova proposta del Forum delle famiglie per abbattere il peso delle tasse e rilanciare il sistema Italia.
Famiglie

Giorgio è un agente monomandatario di una banca tedesca per mutui. Da quando è nata la prima figlia, la moglie è entrata in ansia perché, pur lavorando part time, l’asilo è troppo distante. Più volte è stato, invano, richiesto di poterne aprire uno presso la grande azienda assicuratrice dove lavora la moglie. Sarebbe stata la soluzione giusta per avere i figli a portata di mano, risparmio di tempo per accompagnarli e una presenza più vicina ai figli per ogni necessità.

 

Laura, invece, ha due figli piccoli e, benché lavori in un’opera religiosa, non le viene concesso un orario per conciliare famiglia e lavoro. Non può mai andare a prendere i figli a scuola e stare con loro il pomeriggio. Spende gran parte del suo stipendio per le baby sitter, che paga per intrattenere i suoi bambini. Al posto suo.

Storie ordinarie che rappresentano solo alcuni tra i mille disagi delle famiglie italiane. Famiglie fortunate perché, anche se con difficoltà, lavorano e sopravvivono. Metter su famiglia, addirittura mettere al mondo dei figli, sono però lussi che sempre meno in Italia le coppie vogliono permettersi. Ad ascoltarli, ciò che più pesa è la totale assenza di politiche familiari volte ad incoraggiare chi nella famiglia ci crede ancora.

 

Elemosina di Stato

Ma lo Stato è veramente assente? Se volete sapere tutto al riguardo, visitate il sito internet Politichefamiglia.it e cliccate a sinistra su Dossier. In fondo alla pagina troverete la voce Tuttofamiglia che dichiara: «Il servizio sarà in grado di fornire chiarimenti rispetto a questioni frequentemente oggetto di quesiti, quali l’esistenza di eventuali bonus o di altre tipologie di facilitazioni a beneficio delle famiglie disagiate, le modalità di accesso agli assegni familiari sia per i cittadini italiani che per i genitori extracomunitari regolari, le gestioni contributive e pensionistiche di determinate categorie di lavoratori» e così via.

Sembra incoraggiante. Per ogni informazioni ci rimandano al sito Tuttofamiglia.info. E, in effetti, dopo qualche tentativo la pagina, nata in collaborazione tra Inps e il Dipartimento delle politiche per la famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri, si apre. Si possono ottenere notizie, tra l’altro, su: indennità di maternità e paternità, assegni familiari, bonus famiglia, fondo di credito per i nuovi nati, bonus sul consumo di energia elettrica. Tutti provvedimenti giusti e sacrosanti che evidenziano spesso una parola chiave: bonus che sta per una tantum. Per non dire elemosina, provvedimento estemporaneo, mancanza di progettualità a lungo termine.

 

Si sente spesso parlare di quoziente familiare, ma pochi sanno esattamente di cosa si tratta. Nell’odierno dibattito politico, oltre le linee di principio, su cui siamo tutti d’accordo, la cortina fumogena fatalmente si dissolve appena dopo aver pronunciato parole generiche di circostanza quali: «Per le famiglie – ha detto, ad esempio, il 29 settembre il presidente del Consiglio – soprattutto per quelle monoreddito delle fasce più deboli della popolazione, resta fondamentale l’obiettivo del quoziente familiare». Parole, in realtà, spesso ripetute da politici di opposti schieramenti con un unico risultato: un pugno di mosche. Il leitmotiv è sempre lo stesso: «Non ci sono risorse economiche». Per cui l’unico decreto che fa legge è un crudo realismo affogato nella mancanza di volontà politica di affrontare la questione famiglia vista non nella logica dell’assistenzialismo.

 

Il fattore famiglia

 

E mentre nel dibattito politico si parla ancora di quoziente familiare, di fatto ormai superato (vedi box), subentra una nuova proposta del Forum delle associazioni familiari: il fattore famiglia. Alla giusta obiezione che il quoziente familiare favorirebbe i redditi più alti, il Forum fa una nuova proposta prevedendo un’area non tassabile proporzionale ai carichi familiari. Più persone sono presenti nel nucleo, maggiore sarà il reddito non sottoposto a tassazione. Si considera la No tax area partendo da un reddito medio di sette mila euro, la soglia di povertà, per una persona che vive da sola, fino a 42 mila euro di reddito per una famiglia con otto componenti.

 

A differenza del quoziente familiare, il fattore famiglia agisce partendo dalla parte bassa del reddito e prevede aliquote impositive maggiori per redditi più alti. In tal modo si garantisce equità di vantaggio tra redditi bassi, medi e alti. Il peso dei figli viene adeguatamente riconosciuto e offre al federalismo fiscale una misura della ricchezza familiare che assicura parità di trattamento a livello nazionale e possibilità di intervento differenziato tra regioni e negli enti locali. Se si applicasse subito per tre figli a carico, costerebbe alle casse dello Stato 0,9 miliardi di euro. A regime, per tutti i figli, la cifra ammonta a 16 miliardi di euro. Si potrebbe cominciare dai più poveri e dalle famiglie con redditi più bassi. Il maggiore reddito netto disponibile avrebbe ripercussioni positive sui consumi, sul gettito Iva, creando un circolo virtuoso di cui godrebbe l’intera società ed anche le casse dello Stato. Una sorta di volano nella logica del «date e vi sarà dato».

 

Una nuova politica familiare

 

La redistribuzione dei pesi fiscali

è una delle possibili soluzioni che valorizza la famiglia come risorsa, ma una vera politica familiare non può essere limitata solo alla diminuzione delle tasse e deve informare ogni aspetto delle decisioni che incidono sulla politica della casa, dell’ambiente, del lavoro e dell’istruzione.

E, soprattutto, occorre andare oltre le prevedibili obiezioni sulla mancanza di soldi nel bilancio dello Stato che impedisce ogni azione a favore della famiglia. Non si tratta di aggiungere una voce in più ma di fare del parametro famiglia il cardine delle decisioni fondamentali. Ciò comporterà la necessità di fare certi tagli e dirottare alcuni investimenti da una posta di bilancio all’altra: ad esempio, si vogliono spendere soldi pubblici per le armi o per la famiglia? Insomma, necessita sostenere delle alternative praticabili, oltre le buone intenzioni. E questo è il reale nodo politico su cui avviare un dialogo serio e aperto ad ogni contributo.

  

Il quoziente familiare

 

Qualche anno fa, il senatore Costa propose di applicare il quoziente familiare francese all’Irpef del Belpaese. In Francia, infatti, si calcola che un lavoratore dipendente con un reddito di 36 mila e 500 euro l’anno, con moglie e quattro figli a carico, si trova ad essere esonerato dal pagamento delle tasse, mentre in Italia ne pagherebbe 5 mila e 774 euro. Gli effetti sul tasso di natalità sono evidenti. In Italia una media di 1,4, in Francia di 2,3.

 

Ma come funziona il quoziente familiare? «Si calcola il reddito familiare complessivo – spiega l’economista Claudio De Vincenti – sommando i redditi di tutti i componenti e poi lo si divide per il numero dei componenti della famiglia». In una ipotetica categoria di suddivisione del reddito, i coniugi pesano ognuno 1; il primo e secondo figlio pesano 0,5, il terzo pesa 1; i figli successivi pesano ancora 1. Se una famiglia è composta da una coppia più un figlio devo dividere il reddito complessivo per 2,5 (1+1+0,5) e ottengo per ciascuno il reddito pro capite equivalente. Per calcolare, secondo il metodo del quoziente familiare, quante imposte devo pagare, calcolo sul reddito pro capite l’aliquota relativa. La somma dei tre risultati, formato dalla somma delle imposte di ogni componente, costituiscono l’importo complessivo da pagare.

Il Forum delle associazioni familiari, sin dal 2007, ha sostenuto il quoziente familiare perché è un sistema fiscale che ha alla base, come soggetto imponibile, non il singolo individuo, ma il nucleo familiare che nell’insieme pagherebbe meno tasse. Secondo uno studio Eurispes, una famiglia con due componenti risparmierebbe tra i 200 e i 1.800 euro l’anno, mentre una famiglia monoreddito risparmierebbe fino a ben 3 mila euro. Ma, il sistema, sostengono alla Cgil, presenta oggettivamente dei difetti.

 

«Nelle coppie bireddito – spiega Claudio De Vincenti – il guadagno è tanto più elevato quanto più alta è la differenza di reddito tra i due e il premio è in misura massima se la donna non lavora». Tanto per essere concreti: se la coppia bireddito guadagna 90 mila euro, equamente suddivisi tra moglie e marito, non c’è alcun vantaggio fiscale. Se il marito guadagna 60 mila e la moglie 30, c’è un vantaggio monetario. Se il marito guadagna 80 e la moglie 10 il guadagno è notevole. Ultimo caso. Il marito guadagna 90 e la moglie zero, il guadagno è massimo. A beneficiarne sarebbero le famiglie ad alto reddito, monoreddito e con figli, mentre pochi sarebbero i benefici per le famiglie con due redditi simili e quelle monoreddito. Sarebbe, invece, più efficace il tradizionale sistema di detrazioni e deduzioni fiscali.

 

 

Famiglia protagonista

 

Ermes Rigon, è presidente del Forum delle Associazioni familiari dell’Emilia Romagna e fa parte del Consiglio direttivo del Forum nazionale, il quale è tra i protagonisti dell’azione per la famiglia promossa dal comune di Parma.

 

Perché in tempi di crisi si torna a parlare di famiglia?

«Non basta solo l’impresa, il lavoro, la riforma istituzionale per sollevare il sistema Italia. Bisogna trovare un fulcro attorno al quale generare una novità e questo ambito è la famiglia perché è il laboratorio per incuneare una nuova cultura. Gli amministratori e i sindacati non hanno ancora compreso che la famiglia è una risorsa economica, sociale e culturale. È una questione antropologica perché significa mettere al centro non l’individuo, ma l’uomo in relazione per delle politiche nazionali che progettino un nuovo welfare che sostenga i beni relazionali della famiglia».

 

Quali sono gli aspetti positivi e negativi del quoziente familiare?

«È un nuovo modo di considerare la fiscalità perché prende in esame la famiglia nel suo insieme composta da più soggetti, ma non risolve il problema perché facilita i redditi più alti. In Italia, inoltre, più alto è il numero dei figli, maggiore è il rischio di povertà e la famiglia è una risorsa non solo per allevare i figli, ma anche per la cura degli anziani e l’assistenza ai disabili».

 

Quali sono le novità delle proposta fattore famiglia?

«Innesta un sistema che valorizza tutti i carichi familiari. La novità è che parte dai redditi più bassi perché sono poche le persone che hanno redditi alti. Per la famiglia non sono efficaci assistenzialismo e bonus, ma serve deducibilità. Si calcola che allevare, crescere, curare, educare un figlio costa 7 mila euro l’anno. I redditi del nucleo familiare devono poter arrivare a dedurre fino a tale cifra. Così la famiglia è valorizzata e non penalizzata dall’aver generato un figlio».

 

Ci sono in Italia esperienze di buone politiche per la famiglia?

«Capofila è Parma, anche se il primo esperimento è stato a Trento. L’amministrazione parmense ha compreso che la famiglia non si può relegare ad un assessorato perché attraversa tutti gli aspetti della vita ed ha costituito un’Agenzia della famiglia direttamente collegata al sindaco. Il comune di Parma sostiene le famiglie in alcuni diritti fondamentali, come: garantire al bambino e alla madre le migliori condizioni di cura e assistenza; avere una casa e renderla adeguata a esigenze particolari (anziani, disabili); studiare (acquistare i libri, pagare le rette, ottenere borse di studio); muoversi coi mezzi pubblici; fare sport; assistere le persone malate, gli anziani.

Non si opera più nell’ottica dell’assistenzialismo, ma della sussidiarietà: vengono coinvolte le famiglie e le associazioni nei quartieri nell’ottica di un aiuto vicendevole.

 

«Il 2 ottobre scorso si è inaugurato il Laboratorio Famiglia San Martino, il terzo. È coordinato dall’associazione di volontariato “Solidarietà” onlus in collaborazione con Azione per le Famiglie Nuove. Vi si svolgono atelier di creatività, per costruire pupazzi e giochi. Si leggono favole dal mondo. Si tengono mini corsi sulla gestione del bilancio familiare. Si svolgono incontri per approfondire aspetti di vita familiare, legati alla genitorialità, alla scuola, all’educazione, ai mezzi di comunicazione, e si affiancheranno le famiglie nelle attività dei compiti a casa dei figli. Sono previsti anche cineforum. L’intero progetto Laboratorio Famiglia nasce con l’obiettivo di creare e far crescere con le famiglie stesse spazi “a misura di famiglia”, dove incontrarsi, conoscersi, fare amicizia, sostenersi nella gestione della vita quotidiana, costruendo solidarietà e ben-essere».

Aurelio Molè

Con la collaborazione di Carlo Cefaloni

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