Bassetti e la gioia del Natale

Nostra intervista al cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. La comunione, l'unità, la sinodalità, la gioia sono i suoi auguri per questo Natale.

Avvicina con affetto e calore ogni giovane presente nello studio tv dove ha appena finito di registrare una intervista in cui affronta alcuni gravi problemi del Paese: giovani, anziani, famiglia, poveri. Stringe la mano ad ognuno dei giovani presenti che fanno i “figuranti”: ascoltano, applaudono, danno calore ad uno studio tv. Questo il loro compito. Pagati a giornata, con contratti a termine, rappresentano la precarietà di tanti giovani, quasi tutti laureati, dell’Italia odierna. Il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, bonario, ricorda Giovanni XXIII, con la sua solo presenza e affabilità comunica la presenza di Dio, fa loro gli auguri di Natale e dice che gli piacerebbe conoscere le loro storie. L’intera intervista, da vedere stasera dopo la Messa di Natale celebrata da papa Francesco nella Basilica vaticana, va in onda verso le 23 nel programma A sua immagine. In un corridoio del centro di produzione Rai di Saxa Rubra a Roma così risponde a Città Nuova.

Lei parla spesso di spirito di comunione, unità, sinodalità. Cosa intende per la Chiesa e la società?

Intendo che per la Chiesa la comunione, l’unità, la sinodalità vanno tradotte e ci devono essere delle comunità segno, penso a Loppiano, per esempio, dove sono un po’ cresciuto perché da giovane seminarista facevo le prime esperienze. Venivamo a respirare questa aria nuova che c’era nella Chiesa. Ut unum sint è la preghiera di Gesù: «Padre, che tutti siano una cosa sola, come tu sei in me ed io in te». Questa è l’esperienza più bella e profonda della vita cristiana. Da qui parte tutto e si arriva fino all’Economia di comunione.

Disoccupazione giovanile, povertà, anziani soli, italiani disillusi dalla politica, la metà degli anziani non può permettersi il riscaldamento. Cosa c’è da augurarsi per questo Natale?

I miei auguri sono per un inno alla gioia. Essendo un sacerdote e un vescovo cammino in mezzo a tanti fratelli e sorelle e vedo tanti volti tristi che dipendono dai tanti gravi problemi che ci sono in Italia, ma la tristezza è pericolosa perché si traduce in rabbia. Vorrei dare l’annuncio della gioia del Natale. La gioia è felicità, è realizzare se stessi. La gioia è incontrare qualcuno che trasforma, che illumina la tua vita. Penso, per esempio, alla gioia di Maria che all’annuncio dell’angelo canta il Magnificat, alla gioia di Zaccaria che canta il Benedictus, alla gioia di Giuseppe e Maria che vedono in quel bimbo non solo le speranze loro ma dell’umanità. La gioia dei pastori che sono gli ultimi, i più poveri, ma sono gli unici che si fidano del messaggio di Dio e vanno alla grotta. L’evangelista Luca dice che se ne sono andati lodando e glorificando Dio per quello che avevano visto e udito. La gioia è un sorriso, una carezza, una parola buona. La gioia, come dice papa Francesco è la santità della porta accanto. Facciamo sì che Natale penetri nella nostra vita e che la nostra gioia diventi comunicativa.

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