Bassetti: Europa casa di pace senza paure né xenofobie
«Proprio quando le voci critiche sembrano essere sempre più numerose, è necessario rimarcare con vigore l’importanza religiosa, culturale e politica dell’Europa unita. Magari con basi nuove, ma unita». Lo ha dichiarato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo all’incontro “Unione Europea, unione di popoli, unione di destini” organizzato a Roma da Acli, Comunità Sant’Egidio, Azione Cattolica, Confcooperative, Fuci, Istituto Sturzo e Fondazione Ezio Tarantelli.
Quello di cui abbiamo bisogno, ha affermato il cardinale, è «un’Europa unita, pacificata e solidale, che non speculi sui conflitti sociali e sulle divisioni politiche, che non pratichi l’incultura della paura e della xenofobia, ma che costruisca, con animo puro, la cultura della solidarietà per un nuovo sviluppo della promozione umana».
Le elezioni europee si svolgeranno il prossimo mese di maggio e anche in Italia saremo chiamati nuovamente a dare fiducia a quest’organismo sovranazionale di cui il nostro Paese è stato uno fondatori. Un compito che rischia di diventare arduo, tra il dilagare di fake news (notizie false che diffondono paure e dati manipolati) e bracci di ferro sui conti dello Stato e sull’abnorme debito pubblico italiano. Il sogno di Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman di un’Europa di pace, libera, aperta e solidale, dunque, sta si sta offuscando a causa dei meccanismi burocratici della macchina dell’Unione e degli attacchi delle forze politiche che rivendicano il diritto all’autonomia nazionale, quasi dimenticando che, proprio con un atto indipendente e volontario, si è arrivati all’Ue.
Di un’Europa accogliente e solidale torna dunque a parlare il cardinale Bassetti, precisando che «la parola unità non va confusa con la ricerca di un ipocrita unanimismo o con la sua negazione: ovvero l’imposizione dall’alto di una unione coatta. L’unità è invece la massima espressione di un corpo vivo, in cui ogni popolo è parte di un tutto e si riconosce organicamente parte di questo corpo. Perché in quel corpo vede il bene comune». Il presidente della Cei propone tre spunti di riflessione. Innanzi tutto, l’unità religiosa e culturale che, spiega, «non significa certo l’imposizione del cristianesimo. Tutt’altro. Penso invece alla massima espressione del dialogo interreligioso e interculturale che deve partire però dal deposito storico, religioso e culturale» del vecchio continente. Bisogna, cioè, per dirla con le parole di Paolo VI, ritrovare “l’anima dell’Europa”.
«Personalmente – afferma Bassetti – sogno una nuova Europa solidale che sappia essere veramente una casa comune – e non solo un insieme di strutture – e che si fondi su un nuovo umanesimo europeo». Il presidente della Cei ripropone le parole di papa Francesco al Parlamento europeo: è «giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di fede».
Bassetti parla poi dell’unità tra l’Italia ed Europa. Entrambe «hanno fortemente bisogno di un pensiero giovane, capace di intuire soluzioni nuove per i grandi problemi che le vecchie generazioni hanno causato. C’è un urgente bisogno di nuove energie morali, per vincere la stanchezza di una società invecchiata e rinunciataria, e c’è l’evidente necessità di cuori giovani, capaci di passione e di sacrificio, per pagare il prezzo alto della verità. L’Italia ha un bisogno forte dell’Europa e l’Europa ha una necessità vitale dell’Italia». Si può ovviamente discutere sulle modalità politiche di stare assieme, ma un cammino comune millenario preesiste al processo di unità politica degli ultimi decenni.
Il terzo punto su cui Bassetti invita a riflettere è l’unità politica dell’Europa, che partendo dalla sua storia, delinei ancora una volta una comunità aperta, solidale e soprattutto in pace. «La posta in gioco – sottolinea – è altissima. La guerra è una pagina sanguinosa che la vecchia Europa ha conosciuto in un passato recente». Il futuro non può che essere «l’Europa come famiglia di famiglie, come luogo di solidarietà e carità, come comunità di popoli in pace che supera gli egoismi e i rancori nazionali».
Si arriva così alla questione dei flussi migratori, per la quale «è fondamentale il ruolo dell’Europa, ma se vincono i singoli egoismi nazionali non c’è Europa che tenga e l’innalzamento dei muri è, da un lato, il triste epilogo di chi non sa dare una risposta e quindi preferisce chiudere gli occhi; e dall’altro lato, è un tragico avvertimento per quello che potrebbe accadere in futuro.
Per Bassetti bisogna coniugare carità e responsabilità, cioè essere prudenti senza correre il rischio di alimentare le paure o, ancor peggio, di lasciar scoppiare una “guerra tra poveri” nelle nostre città. «Siamo di fronte ad una grande sfida per l’Europa e i singoli Paesi: servono idee e progetti, serve la grande Politica quella con la “P” maiuscola a cui faceva riferimento La Pira. Ciò che serve non è la divisione o la frammentazione, ma l’unità. Ciò che serve non è meno Europa, ma al contrario più Europa. Un’Europa popolare, sussidiaria e solidale, attenta ai bisogni dei cittadini e rispettosa delle culture, delle fedi e delle identità. Un’Europa autenticamente politica e non solo economica».
In un momento in cui l’Ue è sempre più marginale nello scacchiere mondiale, per Bassetti può tuttavia ancora esercitare una sorta di leadership morale globale, sul piano della proposta culturale e sociale. Ecco perché è «assolutamente necessario rilanciare un progetto europeo in cui l’Italia possa svolgere un ruolo da protagonista. Rilanciare significa anche rivedere, migliorare, riformare: non distruggere».
Per Bassetti, quindi, «non possiamo permettere che un vento grigio di paura, rancore e xenofobia soffi sulla nostra cara Europa. Torniamo a far rispendere sul cielo dell’Europa una luce di pace, concordia e solidarietà. Perché quella luce non è altro che la luce di Cristo!».