Bassetti ai politici: basta odio e calunnie, siate comunità
Conservare fiducia e coraggio, guardare la storia dalla parte di chi soffre, deporre odi e calunnie, vivere le inquietudini dell’Italia per cercare soluzioni. Questa la consegna che il cardinale Bassetti, presidente della Cei, ha lasciato a deputati e senatori della Repubblica durante la messa in preparazione al Natale. Forte l’appello alla ricerca del bene comune, il richiamo al senso di responsabilità, a condividere e mettere in campo lo studio, il confronto, la cordialità, la coscienza. «La Costituzione indica il vostro dovere – ricorda il cardinale -, ma il Natale vi mostra qual è il modo più autentico per compierlo: rinascere. E la rinascita politica passa dalla volontà di deporre odi e calunnie, di conoscersi meglio, di arrivare a guardarsi in modo diverso, di tendere a formare una comunità».
Servire la Repubblica oggi non è un compito facile, ammette Bassetti: spesso si è soli e «su di voi si scaricano tante stanchezze e disillusioni, incertezze e ansietà della nostra gente, provata dalla preoccupazione per il venir meno di un modello tradizionale di lavoro e di sviluppo e, a un livello ancor più profondo, per la fatica di tanti a riconoscersi in una propria identità, nell’appartenenza a una famiglia e a una comunità». È necessario, quindi, ricostruire un’identità comunitaria aperta all’altro, ma salda nella tradizione.
A questo proposito, il presidente della Cei citando le parole del sociologo Sergio Belardinelli ha aggiunto: «La forza di una cultura sta invece nella capacità di relazionarsi continuamente con ciò che è “altro”, senza perdere la consapevolezza della propria identità; nella capacità di tendersi il più possibile verso l’altro, senza spezzare i legami che si hanno con sé stessi, con la propria storia e la propria tradizione».
Il Paese ha bisogno di una progettualità per il futuro che consenta di arginare il calo della natalità, l’invecchiamento demografico e l’emigrazione di tanti giovani all’estero. «Oggi, alla mancanza di prospettive, si aggiunge spesso l’incapacità di rapporti con gli altri: in fondo, si tratta di due facce della stessa medaglia. Questo sguardo miope sulla realtà rende ciascuno attento e sensibile soprattutto, se non unicamente, alle proprie urgenze personali, che diventano così il principale criterio di valutazione e d’azione della sfera pubblica».
«Il bene dell’Italia reclama la vostra attenzione», afferma il cardinale. «Il miglior augurio che posso farvi è dunque quello che proviate su di voi il subbuglio del Paese, che possiate davvero vivere le sue inquietudini e che possiate cercare rimedi». Occorre fare tutto ciò che è possibile con competenza e passione, riconoscendo l’importanza del proprio ruolo, ma anche i propri limiti, esercitando pazienza e mediazione.
Viene in aiuto, in questo, il rapporto personale con il Signore: dalla relazione con lui emerge, infatti, la parte migliore di ciascuno, la capacità di essere miti e umili, estranei alla violenza, anche quella del linguaggio. È l’invito a seguire Gesù che porta avanti la sua missione «senza smettere di ringraziare il Padre, sentito come il solo di cui ci si può davvero fidare, il solo da cui tutto deriva, il solo che con la sua Provvidenza regge la storia. Questa consapevolezza sorregge tutta la vita di Gesù e gli offre la luce per interpretare gli eventi e le situazioni». Bisogna conservare «la fiducia e il coraggio», che «ci aiuteranno a guardare la storia dalla parte di chi la soffre davvero», come Maria e Giuseppe, modello di un’umanità sofferente e coraggiosa, che fanno nascere Gesù nell’oscurità di una città che non ha posto per loro.
«Il vostro Natale sia prima di tutto il ritorno a voi stessi, ritorno a verità che ciascuno conosce – augura infine il cardinale Bassetti -. Natale è il momento della pace: Giuseppe e Maria a Betlemme non hanno trovato altro che una stalla per far nascere il loro bambino, ma erano felici. La vera felicità sta nello spogliarsi di pretese e nel capire con coraggio la realtà, spendendosi con generosità per renderla migliore per tutti».