Basilicata: semaforo rosso per i treni fino al 15 luglio

Dopo l’accordo storico tra la Regione Basilicata e Trenitalia per il Frecciarossa sulla tratta Roma-Potenza-Ferrandina-Metaponto, arriva l’alluvione e ferma per un mese la circolazione ferroviaria
Un treno Frecciarossa (Foto: Francesco Benvenuti/LaPresse)

Solo 4 giorni fa il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi con un post sul suo profilo social, plaudiva e divulgava un ottimo risultato conseguito nel settore dei trasporti ferroviari. Pochi minuti prima, infatti, Donatella Merra, l’assessore regionale alle Infrastrutture aveva annunciato ufficialmente che «grazie a un accordo storico tra la Regione Basilicata e Trenitalia, ci sarà una fase di sperimentazione a mercato dei servizi Frecciarossa sulla tratta Roma-Potenza-Ferrandina-Metaponto, che saranno svolti dal 1° ottobre 2023 fino alla fine di marzo del 2024».

Neanche il tempo di gioire per l’importante passo in avanti fatto dai trasporti lucani su rete ferrata che un vero e proprio diluvio meteorologico allaga molte aree della Basilicata. Il 3 giugno, così, Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A comunica che «a seguito dell’alluvione tra Campomaggiore, in provincia di Potenza, e Salandra, in provincia di Matera, la circolazione ferroviaria sulla linea Taranto Metaponto – Potenza è stata interrotta e che riprenderà martedì 6 giugno».

Ieri sera 5 giugno, però, alla vigilia della riapertura del predetto tratto ferroviario, un altro comunicato stampa sempre da parte di Fs fa sapere che «rimane sospesa la circolazione ferroviaria sulla linea Metaponto – Potenza». Ferrovie dello Stato aggiunge anche che «le  squadre tecniche di Rete Ferroviaria Italiana, intervenute per ripristinare la tratta, nei pressi di Vaglio (Pz) hanno riscontrato danni ben maggiori provocati dalle abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi». Venuti dunque meno i predisposti per la riapertura del traffico ferroviario, FS aggiungono che «l’interruzione proseguirà, e senza soluzione di continuità, fino al 15 luglio per consentire l’esecuzione dei lavori di manutenzione che erano stati già programmati a partire dal 12 giugno. Gli interventi riguarderanno il rifacimento di tre ponti fra Salandra e Ferrandina e di altri tre fra Ferrandina e Metaponto».

Sono seguite poi altre informazioni di servizio e altri dettagli tecnici da parte di Fs come ad esempio che «sempre dal 12 giugno e fino al 10 settembre saranno interessate da lavori anche le stazioni di Eboli (in Campania) e di Baragiano e Bella Muro (in Lucania) sulla linea Battipaglia-Potenza». Apprendiamo anche che «gli interventi consentiranno di migliorare le performance dell’infrastruttura ferroviaria. In particolare, la stazione di Bella Muro sarà resa più accessibile grazie all’abbattimento delle barriere architettoniche, la realizzazione di sottopassi, di percorsi tattili e l’innalzamento dei marciapiedi secondo gli standard europei».

Fs dunque non ha perso tempo, si è messa subito all’opera per riattivare i trasporti  ferrati in Basilicata e fa sapere che «nel complesso, saranno impiegati 150 tecnici fra personale Rfi e delle ditte appaltatrici». Ribadisce anche che «per consentire la piena operatività dei cantieri nelle tratte interessate dai lavori la circolazione ferroviaria resterà interrotta».

Fs ha anche messo subito in campo un piano di assistenza informativa per tutti i viaggiatori a cui, a seguito delle «modifiche alla circolazione dei treni, regionali e della lunga percorrenza, con soppressioni, limitazioni e autobus sostitutivi», suggerisce di consultare «il dettaglio dei provvedimenti che è disponibile nelle stazioni, presso il personale di assistenza e su tutti i canali informativi e di vendita del Gruppo Fs».

Ancora una volta dunque semaforo rosso per il Frecciarossa il cui arrivo in Basilicata è per ora solo rallentato. Nel frattempo per chi fosse rimasto ad attendere invano sul binario o in sala d’attesa, è consigliata una rilettura delle pagine di Carlo Levi le cui speranze di sviluppo ferroviario della Basilicata sono costrette ancora una volta a fermarsi a Eboli, questa volta però non per ottant’anni, ma solo per un mese o poco più.

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