A Bari un centro estivo che aiuta i bambini a crescere

Nel quartiere Libertà a Bari un centinaio di ragazzini si riuniscono intorno alla parrocchia del Redentore, animata dai salesiani. Ai bambini e alle famiglie propongono opportunità di crescita personale e sociale.

Come ogni anno la parrocchia del Redentore di Bari, guidata dai salesiani, realizza centri estivi per i ragazzi e i minori del quartiere Libertà, troppo spesso definito “difficile” dalla cronaca, ma che nasconde semi di bellezza che stanno dando frutti di speranza. L’oratorio nel cuore del quartiere è da anni centro aggregativo importante per i più piccoli ed è una presenza viva anche in questo periodo complicato legato alla pandemia. Jaqueline Pinto, responsabile del centro diurno I ragazzi di don Bosco, guida il centro estivo che coinvolge centinaia di ragazzi e ragazze del quartiere.

Mentre dalla finestra si sentono le grida di gioia dei bambini e le indicazioni al megafono degli animatori, Jaqueline descrive lo svolgimento del centro estivo in questa estate in cui si intravede maggior ottimismo: “Sappiamo che dopo il duro periodo pandemico che ha coinvolto tutti, ci sono stati dei cambiamenti anche per quello che riguarda l’organizzazione dei centri estivi, anche per noi è stato necessario predisporre un contesto più strutturato, soprattutto riguardo le misure di sicurezza. Abbiamo voluto garantire la possibilità di frequentare un ambiente educativo mirato soprattutto all’interesse del singolo minore, per continuare a dare quell’opportunità di rinascita dopo un periodo buio, dove i primi a subire le conseguenze delle decisioni legate al coronavirus sono stati proprio i bambini”.

Anche se con una reimpostazione delle regole anti Covid, la chiesa del Redentore e i salesiani hanno provato ad essere costantemente operativi con l’oratorio. L’educatrice descrive la strutturazione che accompagna i ragazzi per l’intero periodo estivo: “Gruppi di bambini dai 6 a 11 anni frequentano l’oratorio di mattina, mentre le ore pomeridiane vengono dedicate ai ragazzi di fascia 12-17 anni. Le attività mattutine si basano sulla storia di Tarzan, scelto per la vicinanza alle tematiche ambientali. I bambini si sono cimentati in laboratori sulla valorizzazione dell’ambiente e la diversità. Nel secondo periodo del centro estivo – prosegue Jaqueline –  le attività prendono spunto dal cartone animato Sing: personaggi fantastici in cui si racconta la capacità di tirar fuori i talenti”. Sono oltre cento le presenze del centro estivo di mattina.

L’organizzazione e il lavoro di coordinamento risultano fondamentali per portare avanti circa tre mesi di giochi e attività. L’elemento positivo è che oltre ai volontari del Servizio Civile o agli animatori cresciuti all’interno oratoriano anche i ragazzi di scuola media hanno chiesto di vivere l’esperienza del centro estivo da pre-animatori: “La semina nel corso degli anni sta portando in qualche maniera qualche frutto. Gli animatori, alcuni dei quali cresciuti in oratorio, vengono formati in primis con la conoscenza dalla figura di san Giovanni Bosco – dice l’educatrice -. Con loro inizia un cammino di preparazione già molto tempo prima dell’inizio del centro estivo. Ogni animatore è guidato per rendere il contesto affidatogli non un centro estivo qualunque, ma mirato al cammino anche della fede, aperto al dialogo interculturale”. Nel quartiere Libertà, infatti, convivono numerose etnie, perciò il confronto e il dialogo interculturale danno la possibilità di avere una visione più ampia, “più orizzonti e meno confini”.

L’obiettivo dell’attività dei salesiani, infatti, è dare la possibilità di entrare in un contesto fertile per la crescita di ogni persona facendo emergere i talenti affinchè la gioia del ragazzo possa essere in qualche modo un abito da indossare ogni giorno. Afferma Jaqueline: “E’ vero che la pandemia ha allontanato, ma ha incrementato il desiderio di poter tornare ad interagire con gli altri e questo ha permesso un veloce rispetto delle regole sul distanziamento e sull’uso della mascherina, oltre che ad un adeguato uso degli spazi. Un punto di forza, poi, è la fiducia nata con le famiglie del quartiere: già lo scorso anno, dopo il primo lockdown siamo riusciti a proporre una serie di attività, seppur a distanza, in tal modo i genitori non hanno esitato a lasciare a noi i loro figli, conoscendo la sicurezza dell’ambiente e le persone. Non c’è soltanto la finalità ludica, ma l’oratorio vuole essere un luogo in cui dar valore alle relazioni”. Poi continua: “Quando si è ripresentata la possibilità del riavvicinamento fisico si è avvertita tanta gioia. I ragazzi si sono sentiti vivi. Loro hanno un reale bisogno di uscire dall’esperienza dell’isolamento”.

A tal proposito Jaqueline parla della rete di relazioni creata, fondamentale per creare virtuosi processi educativi: “Le famiglie e gli abitanti del quartiere collaborano, soprattutto quelle che si sono fatte ascoltare e avvicinare. La difficoltà infatti è permettere di dare un posto sicuro e affidabile a molti abitanti del quartiere. I genitori, non potendo entrare in un struttura per le norme anticovid, si sono affidate all’accoglienza degli educatori e degli animatori con cui sono entrati in dialogo costante”.

Sono nate così ulteriori possibilità di conoscenza e questo senza dubbio crea le basi per un contesto ideale per la crescita ideale del ragazzo, tanto caro al carisma di don Bosco. Riuscire a farlo nel quartiere Libertà è una sfida affascinante come ricorda Jaqueline: “Il quartiere è vivace, bisogna far emergere queste situazioni e non additare la nostra realtà o altre simili. Bisogna mettersi sempre più in dialogo.  L’oratorio prova a farlo con il centro educativo per minori, il Cnos (il Centro opere salesiane), la biblioteca di quartiere. Sono contesti che dialogano con il fine di qualificare il quartiere coinvolgendo bambini e adulti. L’obiettivo è di creare un contesto educativo interculturale mirato al benessere generale”.

Un decisivo contributo è stato dato da don Francesco Preite, giovane sacerdote salesiano che si è letteralmente “sporcato le mani” per la comunità e per il quartiere, provando tenere uniti i fili della rete sociale. “Don Francesco, il direttore della casa dei salesiani di Bari, è una persona che crede fortemente nei giovani e riesce ad essere vicino alle loro esigenze. Cerca sempre di tirarli all’interno dell’oratorio, mantenendo costante un dialogo con l’esterno provando ad aiutare i giovani ad essere onesti cittadini e buoni cristiani. Don Francesco – dice Jaqueline – parlando con le famiglie e i ragazzi ha creato un ponte utilissimo, coinvolgendo anche noi educatori. E’ riuscito a parlare con la gente in maniera autentica”.

L’esperienza sul campo del sacerdote lo porterà a Roma per ricoprire il ruolo di direttore dei Salesiani per il sociale APS. L’impegno del salesiano e dell’equipe nata in oratorio ha dato impulso ad un processo di cambiamento del territorio e Jaqueline dice: “Nel quartiere, soprattutto negli ultimi anni, sono aumentati i progetti di riqualificazione non solo strutturale e urbanistica, ma per lla persona nella sua totalità. Si sta provando a far comprendere il peso e il valore di un’azione giusta rispetto ad una sbagliata, Sappiamo bene che la delinquenza è radicata. Alcune famiglie vorrebbero prendere le redini del quartiere, ma certamente la finalità delle attività che noi proponiamo è la lotta alla mafia che parte dalle azioni più innocue anche dei bambini fino ad arrivare agli adulti. Ogni giorno la nostra presenza di educatori e persone che credono nei valori cristiani è una battaglia in cui siamo in prima linea per fronteggiare i numerosi disagi esistenti, soprattutto per dare nuove possibilità di vita ai minori.”

Ecco perché un centro estivo al quartiere Libertà non può essere soltanto un riempitivo dei tempi dei bambini, ma è qualcosa di più, non è fine a se stesso, rientra in un percorso che pone basi per il loro futuro, permettendo al singolo ragazzo di sentirsi a casa davvero.

Per realizzare tutto questo occorrono persone e realtà come quella dei salesiani e soprattutto, come conclude l’educatrice, “Credo sia fondamentale crederci. Noi adulti, educatori, se siamo costanti nella ricerca di portare a termine la nostra missione possiamo farcela in qualunque situazione”.

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