Bari riceve Epifanio I, metropolita di Kiev e Ucraina
Ormai non si contano più le richieste di intercessione ai piedi della tomba di San Nicola a Bari. Ha fatto visita a Bari Epifanio I, metropolita di Kiev e Ucraina, in occasione della celebrazione di San Nicola secondo il calendario ortodosso.
Prima aveva incontrato papa Francesco in Vaticano, a cui ha chiesto di continuare a pregare e ringraziandolo, ha affermato: «Il Papa ha fatto molto per il nostro Paese, non soltanto con le preghiere ma anche con gli aiuti umanitari e per la liberazione e il ritorno dei nostri prigionieri di guerra e dei bambini deportati in Russia».
A San Nicola si chiede il suo effetto “taumaturgico” come l’ennesimo tentativo di dialogo e di pace. Il capoluogo pugliese è ormai, per definizione “capitale della pace” proprio per la presenza delle reliquie del santo di Myra, a cui sono devoti i fratelli ortodossi.
Sembra molto lontana, però, la pace nell’Est europeo. Dopo aver pregato nella cripta della Basilica di Bari, Epifanio I ha fatto riferimento proprio al patrono per sottolineare il dramma del popolo ucraino: «Anche lui lottava per la giustizia e la verità e anche adesso ci ispira a proteggere la verità, la giustizia e la pace soprattutto in questo periodo difficile, con in corso la guerra in Ucraina che prende le vite di militari, civili e dei bambini».
Il metropolita ucraino ha tenuto una conferenza stampa al termine della celebrazione ortodossa e un incontro privato con l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano.
Inevitabilmente speranza, pace e politica si mescolano negli argomenti: «La pace giusta sarà quando vincerà la verità – afferma –. Noi crediamo che il nemico debba lasciare la nostra terra, perché gli ucraini non vogliono la guerra ma vogliono soltanto vivere nella pace».
Epifanio I ricorda che l’Ucraina è l’unico Paese che ha rinunciato al nucleare ma sottolinea anche che il trattato sul nucleare non è stato rispettato ed è stato violato.
Lo scisma del 2018 ha separato molte comunità ortodosse, tra cui la Chiesa ucraina, iniziando a staccarsi dal patriarcato di Mosca, seguendo il patriarcato di Costantinopoli.
Le posizioni di Epifanio I sono molto chiare: «Noi preghiamo affinché Dio avvicini la nostra vittoria, la vittoria della verità, e siamo convinti che in futuro, gli Stati Uniti, l’Europa e tutto il mondo civilizzato e democratico continuerà a supportare e ad aiutare l’Ucraina».
Preghiera e politica tendono a mescolarsi, intanto la situazione del conflitto continua a degenerare: «Vogliamo avere una pace, una vittoria che renderanno liberi i territori occupati dell’Ucraina. Questo processo è molto difficile ma crediamo che Dio farà le condizioni giuste affinché il nemico lasci la nostra terra».
Il desiderio di pace e di libertà emergono dalle sue parole, dettate anche dalla distruzione dilagante: «Come primate della Chiesa, quando incontro i leader mondiali chiedo sempre le armi ma i leader religiosi non hanno le armi, io chiedo le armi spirituali: la preghiera. Tutti i cristiani devono pregare: se tutti i cristiani pregassero, Dio realizzerebbe le nostre preghiere».
Sarebbe bello sottolineare maggiormente la parola preghiera e cancellare quella delle armi, parlare meno di vittoria o sconfitta e incanalare una pace per tutti… vincitori e vinti.
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