A Bari la Fiera del Levante e della ripartenza

Il Covid non ha fermato gli organizzatori dello storico appuntamento, che negli ultimi anni ha creato nuovo interesse, portando nel 2019 300 mila persone
Fiera del levante (da pagina Facebook "Fiera del levante)

A sfidare il complicato periodo del coronavirus è la Fiera del Levante inaugurata con un mese di ritardo rispetto la tradizione (a settembre) nel primo weekend di ottobre. Diversamente dagli anni precedenti in cui il presidente del Consiglio taglia il nastro della campionaria il sabato, per questa particolare ottantaquattresima edizione, il premier Giuseppe Conte e le istituzioni hanno dato via alla manifestazione il venerdì, con rigoroso distanziamento e con la platea composta soltanto da giornalisti e addetti ai lavori.

La Fiera del Levante è uno dei pochi appuntamenti riattivati nel panorama nazionale e rappresenta un modo per reagire al periodo pandemico. Negli ultimi anni, poi, si era riusciti nuovamente a creare interesse attorno a questo appuntamento storico non solo per i baresi e i pugliesi; non a caso si chiama “Nuova Fiera del Levante” e le 300 mila presenze del 2019 con i 5 milioni di euro di fatturato rappresentano la conferma . Ricorda Antonio Decaro, sindaco di Bari: «Sono state annullate le Olimpiadi, gli Europei di calcio, la festa di Halloween, il Carnevale di Rio, la maratona di New York. La Fiera del Levante no. La Fiera del Levante resiste. Mette la mascherina, rispetta le prescrizioni e riapre. Riapriamo la Fiera del Levante perché è molto più di una campionaria. La Fiera del Levante è il simbolo della nostra caparbietà, della nostra tenacia, del nostro coraggio». Il primo cittadino, che durante il lockdown si è reso protagonista in prima persona per far rispettare le norme emanate dai decreti nei confronti dei cittadini distratti o superficiali, durante il suo discorso ricorda quel duro periodo soprattutto la macchina del volontariato: «Abbiamo organizzato una squadra incredibile di volontari, il cuore pulsante della nostra comunità. A Bari erano 700 e a tutti loro voglio mandare un abbraccio simbolico. Avete insegnato a tutti noi cosa vuol dire mettere da parte lamentele e polemiche. Ora dopo ora, giorno dopo giorno, vi siete spaccati la schiena in un lavoro incessante, per organizzare le risorse, riempire pacchi, smistarli, girare per la città, consegnare provviste a tutti, nelle condizioni più difficili. E poi ascoltare le persone disperate, parlare con loro, consolarle, ridare loro la dignità, che è importante quanto il pane, a volte più del pane. E tutto questo, sempre, con il sorriso sulle labbra. Il sorriso fiero di chi sa che sta facendo il bene della propria comunità». Dalle sue parole di quelle del premier Giuseppe Conte si innestano le marce della ripartenza, nonostante l’aumento dei casi di contagi delle ultime ore. Il presidente del Consiglio parla di Mes, del Ricovery Fund affermando: «Se perdiamo la sfida del Recovery fund dobbiamo andare tutti a casa, sarebbe un fallimento dell’intera nazione. Non ce lo possiamo permettere. Questa partita dobbiamo vincerla tutti insieme». Successivamente focalizza i punti su cui si baserà la pioggia di miliardi di euro provenienti dall’Europa: «Il piano al quale stiamo lavorando è strutturato in 6 visioni: digitalizzazione, transizione ecologica, connessione del paese attraverso le infrastrutture, coesione, inclusione sociale e salute».

A riecheggiare nelle parole delle istituzioni all’inaugurazione della Fiera del Levante sono proprio i 209 miliardi di euro previsti dal Recovery fund. Rappresentano la mano concreta per la ripartenza, ma è necessario tenere bene a mente su cosa investire, quali progetti di sviluppo attuare e magari a lungo termine. soprattutto a  Sud di cui Conte dice:  «Il momento del riscatto del Sud può realizzarsi adesso. L’Italia intera può recuperare la visione e lo status di potenza mondiale, se si riparte dalle regioni del Sud. Nessuno può permettersi di esportare efficacemente le proprie produzioni se non esporta al Sud. Se il Sud cresce alzerà la crescita di Centro e Nord».

Cresce quindi la necessità di sviluppare e cogliere la possibilità di questi fondi europei che giungeranno a causa dell’emergenza. Lo ha ricordato Decaro e cui si riallaccia Michele Emiliano, recentemente rieletto alla presidenza della Regione Puglia. Il presidente ha parlato delle difficoltà della scuola, della complicata primavera del lockdown, ma soprattutto degli investimenti da intraprendere per le infrastrutture e l’economia, come la proposta d’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari-Lecce-Taranto; chiede le stesse condizioni delle regioni del nord per dare ulteriore impulso alle numerose iniziative imprenditoriali pugliesi, soprattutto l’agroalimentare e la digitalizzazione, oltre all’infrastruttura dell’Acquedotto Pugliese su cui occorre puntare. Emiliano, poi, rivolgendosi al primo ministro non smette di ricordare la delicata situazione dell’ex-Ilva: «Attendiamo pazientemente da anni, come Regione Puglia, di essere invitati al tavolo sul quale si prendono le decisioni sull’ex Ilva di Taranto. Abbiamo tutte le ragioni per essere seduti dove si decide il destino della nostra gente. Perchè a quel tavolo non si parla solo di scelte sulla produzione nazionale strategica di acciaio, ma di decisioni che ricadono sulla vita di bambini, operai, industriali dell’indotto, mamme, papà, cittadine e cittadini. Il percorso della decarbonizzazione della fabbrica si potrà realizzare solo attraverso una piena partecipazione dal basso, a cominciare dal coinvolgimento della Regione e dei Comuni interessati. Lo spirito è quello della piena collaborazione. Ma non possiamo più accettare alcuna esclusione».

Ascolto, equità e collaborazione sono gli ingredienti con cui dare sapore alla pioggia di aiuti che si stanno attendendo in ogni angolo del paese.

 

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