Barcellona rivoluzionaria

A Ferrara la rassegna ”La Rosa di fuoco” al Palazzo dei Diamanti - fino al 17 luglio - sugli anni della trasformazione artistica di Barcellona è da non perdere
mostra

La rassegna ”La Rosa di fuoco” al Palazzo dei Diamanti  – fino al 17 luglio – sugli anni della trasformazione artistica di Barcellona è un ritratto intrigante su un tempo che ancora ci appartiene, quello  di Gaudì e di Picasso. Guardare l’autoritratto di Picasso giovane nel 1900. E’ un volto duro, deciso, due occhi di fuoco. E’ il fuoco  che invade la capitale  catalana   tra il 1888 e il 1909, quando abbatte le mura antiche,  come  hanno fatto le città europee, e vuole divenire  città moderna, aperta all’industria, ai traffici  internazionali, alle mode e alle nuove espressioni d’arte, con l’occhio teso alle seduzioni di Parigi, la mecca degli artisti.  E’ un fin de siècle dinamico, trasformista tra Belle E’poque e nazionalismi, tra rivoluzione industriale, e povertà ed immigrazione. L’arte vi si immerge.

Antoni Gaudì partecipa al rinnovamento architettonico della città che sta diventando metropoli. Inizia costruzioni fantasiose, in cui il barocco si  fa contemporaneo e il gotico viene rivisitato in forme spirituali azzardate come  nella Casa Milà o nell’immensa  Sagrada Familia ancora  in costruzione quando lui morrà nel 1926. Per Gaudì l’ansia artistica diventa ansia spirituale, ricerca di forme di bellezza che riassumano l’antico e portino il “moderno”, ossia la contemporaneità.

Pablo Picasso invece guarda  la gente così com’è. Sfilano nei ritratti a carboncino gentiluomini eleganti, ma preferisce  il sottobosco  umano che gli intenerisce l’ispirazione in colori “malati”. La Mendicante rannicchiata,  la Donna col cappuccio sono solo alcune delle opere in “blu”,  un blu  cupo, marcio di dolore: il colore di Picasso è come un assenzio del pennello, qualcosa di innaturale, di drogato. Certo, egli  osserva anche la gente arricchita nei nuovi quartieri “alti”. Ed ecco il ritratto ghignante di Gustave Coquiot nella sua soddisfatta pinguedine( 1901, Parigi, Centre Pompidou) – un mostro –  o la noia della Donna a teatro, sazia di “dolce vita” tra  musiche e balli in quella Barcellona mondana che si tuffa nel benessere.

 L’arte dunque non si defila dal ritrarre una società in evoluzione  in forte diseguaglianza.

Alcuni tuttavia fuggono  verso la natura, ma non è la creazione palpitante di un  Monet, quanto una visione “espressionista” di  abissi e cale dell’isola di Majorca: natura quindi come evasione non come poesia tardoromantica.

Ma è a Barcellona che la vita ferve, nei manifesti  degli spettacoli brillanti e trasgressivi come nel  blu implorante dei Diseredati di Picasso, emigrati alla ricerca di speranza. Un mondo in fermento, una umanità ch va perdendo l’anima.

Com’è moderna questa rassegna e   attuale  nel nostro mondo in cerca di nuove visioni.

 

 (catalogo Ferrara Arte)

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