Barbablu è tornato a casa
La “testa di Ade” è tornata a casa. Dal 21 dicembre, la testa del dio degli Inferi (IV secolo a.C.) è esposta nel Museo di Aidone (En), lo stesso che ospita la “dea di Morgantina”. La testa di Ade, come la dea e come gli argenti di Eupolemo e i due acroliti (due teste, tre mani e tre piedi in marmo, raffiguranti Demetra e Kore) sono stati restituiti dai musei statunitensi, che li avevano acquistati dai mercanti d’arte.
Tutti i reperti provengono da Morgantina, la bellissima città siculo-greca dell’entroterra siciliano. Erano stati trafugati dai tombaroli negli anni ’70, nell’area sacra di San Francesco Bisconti. Il rientro della dea è avvenuto nel 2011. Nel 2016 è tornata anche la “testa di Ade”, dopo una rogatoria internazionale avviata nel 2014.
La storia del ritorno di Ade è legata al nome dell’archeologa Serena Raffiotta. «Quel ricciolo blu capitò tra le mie mani nel 2005, durante una ricerca al Museo di Aidone per la tesi di specializzazione in Archeologia. Il frammento è piccolo, appena tre centimetri: non mi avrebbe mai colpito abbastanza – ricorda l’archeologa – se non fosse stato di quel colore brillante, che si è conservato così bene». Poi l’incontro con l’archeologa Lucia Ferruzza, che aveva trascorso un anno negli Usa per studiare la testa di Ade. Il resto è storia recente. A gennaio 2016 Barbablu è tornato in Italia. Il reperto è stato esposto a Palermo e Lampedusa. Poi è arrivato ad Aidone. «Lo abbiamo esposto al piano terra, nella sala degli acroliti – spiega la sovrintendente, Giovanna Susan –. Si dovrà studiare a lungo quest’opera, di appena 25 centimetri, ma di grande pregio artistico». La vicenda di Ade ha lasciato il segno. «Questa storia – conclude Serena Raffiotta – dimostra come alla ricerca archeologica, oggi trascurata, sia necessario riservare attenzione e investimenti.
Conoscendo la realtà museale siciliana, sono convinta che sia necessario investire nella catalogazione e nello studio dei reperti custoditi nei magazzini dei musei».