Barattiamo?

Grazie ai molti siti su cui è possibile fare e ricevere offerte di scambio, torna in auge il baratto. Un sistema antico, ma da riscoprire
baratto

«Scambio giubbino nero corto in vita, chiusura con cerniera e bottoni a scomparsa, taglia S. Accetto proposte di scambio». In tempi di crisi economica, torna in auge il metodo più antico di fare affari: il baratto. Per quanto l’introduzione della moneta sia stata una svolta epocale nella storia dell’economia, si sa che il denaro non è tutto. A chi non è capitato di ritrovarsi in casa pantaloni in cui – accidenti ai pranzi della nonna – non entriamo più? Libri che stanno a prendere polvere sugli scaffali, ma che qualcun altro leggerebbe volentieri? O quel paio di scarpe acquistate per quella tal cerimonia, ma che – e lo sapevamo…– non avremmo mai più indossato? Piuttosto che venderli al mercatino dell’usato, ricavandone magari pochi spiccioli che comunque non risanerebbero il bilancio familiare, potrebbe essere più interessante scambiarli con qualcos’altro di utile – o inutile, ma lo diceva anche Wilde che non c’è nulla di più necessario del superfluo. Ecco così, accanto ad offerte per ogni genere di articolo di abbigliamento o per la casa, comparire oggetti più inaspettati come svuotatasche, guinzagli per cani, marmellate, bavaglini e album di figurine. Ma anche posti letto, passaggi in auto e appartamenti per le vacanze, riprendendo l’idea dello scambio casa.

 

Per stare al passo con i tempi, tutto questo si fa online. Qualsiasi motore di ricerca vi restituirà una lunga serie di siti su cui è possibile fare le vostre offerte – con tanto di foto di ciò che volete scambiare –, rispondere a quelle di qualcun altro, inserire la vostra “lista dei desideri” (cose che desiderereste ricevere, in ordine di preferenza) e molto altro ancora: è sufficiente registrarsi. Alcuni siti, come baratto-online, prevedono la possibilità di inserire una valutazione monetaria delle offerte per giungere ad uno scambio il più possibile “equo” (ma non è un principio inderogabile); altri quella di “valutare” gli utenti con cui si è barattato in passato, così che gli altri possano avere un’idea della loro affidabilità.

 

Eh già, perché il problema è proprio quello: come essere sicuri di non incorrere in un grosso, grossissimo bidone? Chiaramente il metodo migliore, almeno per chi vive nella stessa città, è incontrarsi di persona – cosa che, secondo il sito zerorelativo, ha “un alto valore educativo” – così da poter verificare che davvero l’altro stia ai patti. Altrimenti non resta che affidarsi ad un corriere postale, e sperare che tutto vada bene. A questo scopo, zerorelativo mette a disposizione anche il servizio di “barter (barattatore) viaggiante”: membri della community che, in occasione di un viaggio in un’altra città, si offrono di trasportare gratuitamente gli oggetti da barattare. A spedire per primo, secondo le regole fornite dal sito, è il barter che ha meno feedback, ossia meno valutazioni da parte degli altri utenti che permettano di “testarne” l’affidabilità; ma resta comunque quella dose di imponderabile, che costringe a tirare fuori quel po’ di fiducia nel genere umano che ancora ci è rimasta. Forse è proprio questo che stiamo cercando, nella reazione ad un modello di mercato che ci sta troppo stretto: passare dall’asetticità del denaro al contatto diretto con le persone, nella consapevolezza che nello scambio è insita una dimensione umana ancor prima che economica.

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