Bangui capitale spirituale del mondo

Francesco ha attraversato la Porta Santa. Solo, ma trascinando con sé tutti i sofferenti dell’umanità che aspettavano fuori della porta. «In questa terra sofferente ci sono tutti i paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra».
Bangui

Il papa, nella Repubblica Centrafricana, ci ha spiegato cosa significa la Porta Santa. Forse pensavamo che fosse un luogo di devozione, anche di conversione, soprattutto individuale: un affare fra noi (la nostra anima) e Dio. Una porta che ci apre l’accesso alla salvezza, che ci riconcilia con Dio. Niente da eccepire.

 

Ma Francesco ha spalancato la porta e per essa ha fatto passare non solo noi ma, prima di noi, la terra centrafricana «che soffre da diversi anni per la guerra e l’odio, l’incomprensione e la mancanza di pace». Così ha spiegato (parlando a braccio) prima di aprire la Porta.

 

E ha aggiunto: «In questa terra sofferente ci sono anche tutti i paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra». Intendendoche per la Porta Santapassa la sofferenza dell’umanità, soprattutto quella parte di essa che è martirizzata dalla guerra.

 

Fuori di quella porta c’era la fiumana delle vittime dei bombardamenti comandati dai potenti del mondo, delle persone martoriate dal terrorismo, delle ondate dei profughi sospinte dalle guerre, dei bambini resi orfani dall’assassinio dei loro genitori o arruolati come bombe umane. E di fronte a loro Francesco ha affermato, e lo ha ripetuto: «Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo».

 

Non Roma, non Gerusalemme, ma questa città fino ad oggi sconosciuta alla maggior parte dell’umanità. Capitale spirituale del mondo, perché capitale del dolore, identificata col dolore del Principe della pace. Perché «Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre».

 

Preghiera per «pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore»: sono questi i suoi contenuti, ha spiegato il Papa. E ha invitato tutti a chiedere insieme, ripetutamente «Amore e pace!». Sull’onda di questo grido di richiesta, ha attraversato la Porta Santa. Solo.

 

Era un’immagine di una forza straordinaria. Solo, ma trascinando con sé tutti quei sofferenti dell’umanità che stavano aspettando fuori della porta. Sono passati con lui, invisibili, ma presentissimi, sospinti dalla speranza della pace, vittime sacrificali per la salvezza del mondo, «artigiani del perdono, specialisti della riconciliazione, esperti della misericordia», come li ha definiti poco dopo nell'omelia della Messa. Questa è la Porta Santa secondo Francesco.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons