Tra i banchi per ricordare Alessio e Simone
Inaugurazione del nuovo anno scolastico. Siamo a Vittoria, nella scuola “Portella della Ginestra”. È la scuola di Alessio e Simone D’Antonio, i due bimbi travolti da un suv e uccisi l’11 luglio scorso.
L’inizio del nuovo anno scolastico avverrà senza di loro. Avevano concluso la quinta classe della scuola primaria, avrebbero iniziato a frequentare la scuola media.
Tra qualche giorno, il 12 settembre, la campanella a Vittoria suonerà ancora. Simone ed Alessio non ci saranno. Ma per l’inizio del nuovo anno scolastico sono arrivati i loro genitori: Alessandro e Lucy (genitori di Alessio), Valentina e Toni (genitori di Simone). Un lungo applauso ha accolto il loro ingresso nella sala che ha ospitato il primo consiglio d’istituto. Un momento carico di emozioni per la scuola vittoriese, un avamposto in un quartiere di periferia. «Era giusto esserci, per i nostri figli – commenta Toni D’Antonio –, è stato emozionante vedere tutti quanti lì insieme a noi, nel ricordo dei nostri figli. Simone ed Alessio non ci sono più, non frequenteranno più la scuola».
Nella scuola di Vittoria, il 12 settembre, arriverà un team di psicologi ed una giornalista. Affiancheranno i docenti e la preside, Daniela Mercante, nel difficile percorso con gli alunni: quei compagnetti che non vedranno più Simone ed Alessio.
Il 16 settembre, invece, la scuola vittoriese sarà a L’Aquila. La preside, con alcuni docenti e dieci ragazzini (provenienti dalle classi frequentate dai due cuginetti), sarà presente all’inaugurazione del nuovo anno scolastico, con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ma un altro progetto è in cantiere. Il giardino della scuola sarà trasformato: diventerà un parco giochi per accogliere i momenti liberi dei bambini e delle famiglie. La giovane dirigente aggiunge: «L’estate, tristissima, ci ha lasciati sofferenti, ma pronti a sottolineare il legame con Alessio e Simone attraverso il ricordo, attraverso la promessa di ripartire dall’educazione e dai suoi luoghi per stringere un nuovo patto di cittadinanza. E se i fiori sono un elemento, magari non di gioia, ma certamente di compenso alla tristezza, abbiamo promesso che ridecoreremo il giardino interno alla nostra scuola, per dedicarlo ad Alessio e Simone; perché l’unico vero motivo per cui la vita sia degna di essere vissuta è “aver cura”, “prendersi cura”: di un compagno, di un’amica, della propria mamma, di uno spazio della propria scuola».
Il giardino sarà ripensato e riprogettato da tutti gli alunni e, aggiunge la dirigente scolastica, «sarà bello, colorato, ecologicamente compatibile, capace di aprirsi alla città e alla società con una tensione collettiva e una spinta etica di cui tutti sentiamo il bisogno. Lo inaugureremo con i genitori di Alessio e Simone. E quello sarà lo spazio dedicato agli incontri, agli scambi, alle parole, lo spazio del non-litigio, dove poter favorire l’idea di una convivenza umana fondata sul confronto pacifico. Sarà un anno impegnativo, lo sappiamo già… ma abbiamo un sogno: #vogliamocambiareilmondocominciandodallascuola».
La vita ricomincia anche per i genitori di Alessio e Simone. il 2 settembre ha riaperto i battenti la piccola azienda che i quattro fratelli D’Antonio conducono insieme a due operai. Una piccola azienda per la produzione di imballaggi (in cartone e cassette in legno). Lo stesso settore di produzione di Elio Greco, il boss ora in carcere, padre di Rosario, l’uomo alla guida del suv che ha travolto i due bambini.
«L’azienda ha chiuso dopo la tragedia – spiega Toni –. Speriamo di riuscire ad andare avanti, non è facile. Anche nell’azienda la loro presenza è vivissima. In estate, Alessio e Simone frequentavano il Grest (centro di attività estive con giochi e gite, organizzato dalla parrocchia, ndr), me nel pomeriggio ci raggiungevano al lavoro. Nel cortile e nel magazzino c’erano le bici e il go kart. Ma a loro piaceva anche seguire la produzione, la lavorazione. Erano affascinati, attratti dal funzionamento delle macchine: volevano sapere, conoscere. Sognavano già di lavorare in azienda».
Il sabato era libero: Simone, ricorda il papà, «si alzava prima di me. Alle 6 usciva di casa per venire in azienda, faceva colazione con me e con gli operai. Andremo avanti senza di loro, ma saranno sempre con noi». Un ultimo pensiero è rivolto alla città e alle autorità. «Allo Stato chiedo di cambiare questa legge. Quello di Simone ed Alessio non è omicidio stradale, è strage. I bambini non erano in strada, erano seduti sullo scalino di un’abitazione. Il corpo di mio figlio – ricorda straziato il padre -è stato scaraventato dentro la casa. Io l’ho trovato lì, senza gambe. Sono salito con lui in ambulanza. Sono momenti che non si possono descrivere, scene che mai penseresti di vedere, neanche nei film. Sono momenti terribili. In questi giorni, tanti si sono stretti a noi: i commissari prefettizi, il prefetto Filippo Dispenza, le forze politiche, tante persone. Sentiamo tutti molto vicini».
Poi un sogno e un desiderio: «Speriamo che questa città cambi e che trovi la forza di reagire. Rosario Greco, il 15 giugno, aveva accoltellato una persona. Ma nessuno aveva denunciato, nessuno aveva parlato, nemmeno la vittima. Se lo avessero fatto, quell’uomo sarebbe stato arrestato prima e i nostri figli sarebbero ancora con noi». Ed il desiderio: «Simone era ministrante. Voleva incontrare il papa. Era un suo desiderio. Se fosse possibile, anche noi vorremmo incontrare papa Francesco».