Banche e azzardo morale
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La folla di anziani che ai microfoni delle tv chiede disperata il rimborso delle obbligazioni subordinate che si sono volatilizzate con il crollo di alcune banche regionali fa tristezza e ci interroga sul come tutto questo sia potuto accadere.
Il decreto del governo che ha trasferito i dipendenti e le attività sane di quelle banche a nuovi istituti liberi dai debiti precedenti ha permesso di salvare posti di lavoro e l'operatività sana delle banche; con un altro decreto si è anche reso possibile il rimborso in parte delle perdite dei detentori di titoli di quelle banche tramite un fondo di solidarietà, fondi di solito riservati a calamità naturali.
Se queste banche sono arrivate al dissesto, in parte lo si deve alla crisi mondiale che ha depresso l’economia ed ha portato a fallire tante iniziative private che gli istituti di credito avevano generosamente finanziato, però non si può affermare che l’evolversi di questa situazione non fosse prevedibile, fosse una “calamità naturale”: invece di continuare ad assicurare che il sistema bancario italiano non presenta problemi, gli organi di controllo, Banca D’Italia e Consob, avrebbero forse dovuto intervenire, impedendo che per coprire il loro dissesto quelle le banche vendessero a privati titoli di solito riservati ad istituzioni finanziarie in grado di valutarne il rischio; se poi gli organi di controllo si fossero resi conto di non avere i poteri per impedirlo, avrebbero dovuto informare il governo e il parlamento.
Adesso i risparmiatori beffati protestano perché il governo promette un rimborso parziale e solo a chi era davvero inconsapevole del rischio di quei titoli: senza il decreto del 2015, ogni rimborso sarebbe stato impedito dalle nuove leggi bancarie che dal 2016 valgono in tutta l’Europa.
Leggi che sono state varate dopo che i funzionari della troika (Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea e la Commissione Europea), si erano trovati a gestire il fatto che per sanare i debiti di una sua banca, uno stato dell’eurozona, Cipro, avrebbe dovuto sborsare una cifra più alta dell’intero prodotto interno lordo; allora la troika aveva chiamato a farsi carico della situazione, assieme agli azionisti della banca, anche i sottoscrittori di obbligazioni ed i correntisti con depositi oltre i 100mila euro, cioè coloro che per anni avevano lucrato sulle operazioni a rischio della banca, sicuri che se le cose si fossero volte al peggio, a causa della dimensione della banca, lo Stato, pur di non veder chiudere i bancomat e non pagare gli stipendi, si sarebbe accollato le perdite.
L’Europa, forte di questa esperienza e per scoraggiare la propensione al rischio a spese altrui, definita “azzardo morale”, d’ora in avanti proibisce che gli stati possano intervenire a salvare le banche del loro paese: dovranno pensarci gli azionisti ed anche i “quasi azionisti”, cioè quanti per ottenere cedole più alte acquistano obbligazioni “subordinate”, che quando la banca entra in difficoltà sono i primi titoli a non essere rimborsati, quindi in pratica equiparati alle azioni, capitale di rischio. Un provvedimento quindi condivisibile, che forse andava pubblicizzato meglio e con maggiore anticipo, in modo da non cogliere, come è successo, molti investitori non sufficientemente informati.
D’ora in avanti sarà necessaria una maggiore attenzione: dei risparmiatori nel valutare i titoli che acquistano e anche degli operatori di banca, nel momento in cui chiedono la compilazione dei prospetti imposti dal 2007 dalla direttiva Europea MiFID sulla fiducia, la trasparenza ed il controllo degli investimenti; prospetti spesso compilati con fastidio quale noiosa burocrazia, ma predisposti proprio per dare consapevolezza dei rischi dell’investimenti a chi intende sottoscriverli ed anche a chi li propone.