Banche armate, dibattito a Roma
L’Italia è tra i primi dieci Paesi esportatori mondiali di armi pesanti (cacciabombardieri, missili, bombe, ecc.) e detiene il primato planetario in quelle cosiddette “leggere” (pistole, rivoltelle, fucili, bombe a mano, mitragliatrici, ecc.).
Le “nostre armi” arrivano agli eserciti di nazioni in guerra ignorando e aggirando la legge 185/90 imposta dall’impegno della società civile responsabile e dalla testimonianza degli obiettori di coscienza alla produzione bellica.
La politica industriale e commerciale prevalente ha bisogno del denaro del sistema bancario che finanzia, per miliardi di dollari, anche i produttori di armi.
Si può inceppare questo meccanismo imposto al di là di ogni scelta democratica?
Le nostre scelte personali possono influire sulle decisioni delle “banche armate”?
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