Bambini, oggi studiamo il genoma
Probabilmente nella tradizione educativa domina il criterio che la mente dei piccoli sia come un foglio bianco sul quale s’inscrive la loro conoscenza del mondo. In queste “piccole” teste restano incisi i tanti “colori” della vita con più o meno forza, a secondo della sensibilità di ogni bambino. Ecco perché, seguendo questo principio, appena formulato un po’ grossolanamente, sorgono tante iniziative dalla società civile per rendere le scuole più efficaci nel cominciare quanto prima a modellare la mente degli scolari. Alcune iniziative sono discutibili, perché cercano di indottrinare, mentre altre appaiono lodevoli per diversi motivi.
Un esempio tra queste ultime. A Valencia, in Spagna, la fondazione Quaes ha selezionato sette scuole dove sta impartendo in questo anno scolastico il progetto “La genomica va a scuola”. Lo scopo è quello di avvicinare i piccoli studenti, con un’informazione adatta alla loro età, alla conoscenza di una materia che appare via via più importante per la medicina e la salute. Quel che muove Quaes è la convinzione che gli avanzamenti nella ricerca genomica siano talmente veloci che, per avere futuri specialisti in questo campo, bisogna prepararli sin da piccoli. Cioè, bisogna stimolare i bambini perché, oltre a voler essere giocatori di calcio, attori cinematografici, poliziotti, vigili del fuoco o «come papà», vogliano anche essere ricercatori scientifici, perché la società in futuro domanderà più professionisti in campo della genomica.
Sul successo di una tale iniziativa avremo notizie certe solo alla fine dell’anno, o piuttosto tra qualche anno. Per ora Quaes ha ottenuto il sostegno delle autorità sanitarie della regione per «far conoscere la ricerca genomica e le sue applicazioni, porre l’accento sul valore sociale delle ricerche scientifiche e il loro impatto nella vita di milioni di persone, far conoscere le professioni legate al campo della genomica e sensibilizzare gli scolari sulle malattie di origine genomico». Questo il programma del progetto.
La fondazione Quaes raduna sia ricercatori che professionisti della salute, ma anche pazienti e loro famigliari. Si definisce come «il luogo dove il paziente, l’università e l’innovazione diagnostica si uniscono per avanzare con fermezza». In altre parole, un modo di integrare trasversalmente la conoscenza degli avanzamenti scientifici che consente di realizzare diagnosi ogni volta più precise ed efficaci. «Vogliamo diffondere la conoscenza in materia di diagnosi di precisione allo scopo di mettere a disposizione della società i progressi scientifici».
Tra i membri più noti di Quaes, c’è il dottor Mariano Barbacid. Un anno fa lui e la sua équipe hanno annunciato di essere riusciti a eliminare il cancro del pancreas nelle sperimentazioni su topi. Questi esperti in «medicina personalizzata» sono convinti che bisogna «adattare il trattamento delle malattie oncologiche alle caratteristiche del paziente e della stessa patologia». In recenti dichiarazioni, Barbacid ha evidenziato che la sfida in questo momento sta «nell’identificare e nel verificare obiettivi con potenziale terapeutico».