Sono bambini, non schiavi!

Il grido di accusa di Thalita Kum, associazione della vita consacrata contro la tratta di persone, per la giornata di riflessione e preghiera. 45 milioni di bimbe e bimbi coinvolti in questo odioso traffico

Entrare in contatto con l’Associazione Thalita Kum è stata una delle cose più interessanti di questo mio periodo romano. Per chi non conoscesse questa realtà: Thalita Kum è la rete internazionale della Vita consacrata contro la tratta di persone. L’8 febbraio – giorno in cui si ricorda santa Bakhita, la giovane sudanese che visse sulla sua pelle le sofferenze della riduzione in schiavitù –, si terrà la giornata mondiale di preghiera e riflessione contro questo odioso crimine, giornata, ora alla sua terza edizione, fortemente voluta da papa Francesco e promossa dall’Associazione, in coordinamento con altre realtà ecclesiali.

Quest’anno si focalizza l’attenzione su bambine, bambini e adolescenti ridotti in schiavitù. Sono bambini, non schiavi! È il titolo dell’evento, che si snoda attraverso numerosi appuntamenti, quasi un grido di accusa e di speranza al tempo stesso. Durante la conferenza stampa indetta per pubblicizzare l’evento, si susseguono nitide ed incisive le relazioni di sr Carmen Sammut, presidente dell’Unione Internazionale Superiore Generali (UISG) e di sr Gabriella Bottani coordinatrice del comitato organizzativo.

Apprendiamo che i piccoli costituiscono il 28 % di tutte le persone vittime della tratta! E che i Paesi più colpiti sono molte nazioni dell’Africa, America centrale, Caraibi. Ma anche Romania e altri, mentre le connivenze si registrano in tutti i Paesi cosiddetti sviluppati, compresa la nostra Italia. È un traffico in continuo aumento, di proporzioni inimmaginabili, che colpisce circa 45 milioni di bimbe, bimbi e adolescenti secondo una stima approssimata per difetto.

Significa che, attualmente, ogni 2 minuti una bambina o un bambino è vittima di sfruttamento, sessuale (e qui si aprono spaccati di panorami infernali), lavorativo (più di 200 milioni di minori lavorano, di cui 73 milioni sotto i 10 anni, in condizioni molto spesso disumane, e ogni anno ne muoiono più di 22mila a causa di incidenti sul lavoro), di morte violenta per espianto di organi, mentre si incrementa l’addestramento militare.

Il traffico frutta alle organizzazioni criminali circa 165 miliardi di dollari l’anno. Oggi, a 2 secoli dall’abolizione ufficiale della schiavitù siamo a questo punto! Una ferita profonda e aperta, una vergogna che prospera avvolta dall’indifferenza dei più, stigmatizzata dal papa con parole forti, che non lasciano campo a interpretazioni. Si prende coscienza che la tratta ci riguarda tutti, non solo perché colpisce persone, esseri umani come noi e per di più indifesi come i piccoli, ma anche perché con certi nostri stili di vita o con l’acquisto di determinati prodotti possiamo diventarne inconsapevoli complici.

Seguono toccanti testimonianze di alcuni che ogni giorno operano con le vittime della tratta. Iana Matei donna di grande umanità e determinazione, ora presidente della ONG Reaching out Romania, che nelle sue case di accoglienza protette ha raggiunto un elevato numero di recuperi, Giampaolo Trevisio, direttore della Scuola di Polizia di Peschiera del Garda e autore, tra l’altro di un libro di successo: “Fogli di via”, sr. Rosalia Caserta, responsabile della Casa Famiglia per minori san Giuseppe, che, insieme alle sue collaboratrici, a Catania opera miracoli.

Persone davvero in gamba, impegnate fino in fondo in un lavoro estremamente delicato, che, insieme a tanti, hanno avuto il coraggio di non tirare avanti indifferenti di fronte al grido, a volte muto, di sofferenza di qualcuna di queste vittime. «Se ne incontri una, devi per forza fare qualcosa, non puoi dormire più la notte».

Ci mostrano le cause di questo devastante fenomeno e ci fanno entrare nelle vite di alcune giovanissime donne, nelle loro paure, speranze, emozioni. Storie di vite che spesso non hanno un lieto fine, anche se non mancano episodi che si concludono con pieno successo. Un successo variabile a seconda della durata della schiavitù a cui si è stati soggetti e anche dei percorsi di recupero.

Appare evidente la strada da percorrere per ridurre e magari eliminare questa dolorosissima piaga: creare spazi per lavorare insieme, attivare sinergie, reti sempre più fitte tra Associazioni, Istituzioni, semplici cittadini sensibili a queste realtà che colpiscono uomini e donne come noi, bambine e bambini come i nostri figli e nipoti che tanto amiamo. Così si può lavorare con maggiore efficacia sulla richiesta di applicare leggi esistenti ma non sempre effettive, sulla elaborazione di progetti, programmi che si prendano davvero cura di chi è in questa tragica situazione, agendo anche sulle cause.

Mi vengono in mente alcune parole di Chiara Lubich: «Non è il Gesù storico a risolvere tutti i problemi umani. Gesù – quando la sua grazia opera in noi – è presente e agisce in noi. È Gesù in quella data persona che costruisce un ponte, fa una strada: Gesù-noi, Gesù-io, Gesù-tu. E maggiore sarà la sua efficacia se lavora insieme con altri uniti nel nome di Cristo».

Per chi volesse sapere qualcosa in più su questo tragico fenomeno e sugli eventi di questa settimana, in particolare a Roma, segnalo i siti: www.talithakum.info e www.preghieracontrotratta.org

 

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