Bambini e bambine in una prima classe speciale?
Una riflessione della nostra collaboratrice pubblicata sul suo blog "Attenti ai bambini" riguardo l'iniziativa, cancellata da pochi giorni dopo tutte le polemiche, che si sarebbe voluta attuare in una scuola primaria di Bolzano
Da decenni mi occupo di prevenzione, benessere scolastico e in particolare di inclusione. Come insegnante e psicologa ho lavorato per aggiornarmi continuamente e formare docenti, in collaborazione con validi colleghi e dirigenti. Dagli anni ’70 ho vissuto i cambiamenti e l’evoluzione della società e della scuola, visti i bisogni emergenti e le attuazioni di pensiero, di cultura, di pedagogia e di didattica.
Con tanti colleghi ho condiviso i disagi e le difficoltà dell’insegnamento, ma abbiamo sempre insieme lavorato, studiato i maestri pionieri della buona scuola e della psicopedagogia e verificato quanto sia vincente scegliere bene e lasciarsi conquistare dalla meraviglia quotidiana di bambini e bambine pronti a fiorire e desiderosi di contare per quegli adulti che hanno scelto questa professione.
Sapere che nella bellissima città di Bolzano qualcuno possa aver pensato di creare una classe prima per bambini di famiglie migranti e bambini italiani che non conoscono la lingua tedesca, mi stupisce e mi delude. Le informazioni in merito sono poche, si comprende che si voglia garantire ai bambini di lingua tedesca una migliore possibilità di apprendimento avanzato, senza attendere chi sta imparando il tedesco, che necessita evidentemente di momenti specifici di apprendimento. E cosa si fa per gli altri? Sono stati precedentemente valutati? La classe speciale è proprio l’unico strumento applicabile penalizzando per tutti, di lingua madre tedesca o no, altri aspetti educativi?
Esistono studi linguistici in proposito che vale la pena conoscere ed applicare per non temere di abbassare il livello di apprendimento. Esistono inoltre anche scuole che promuovono curricoli ad hoc senza incorrere in formazioni di classi speciali, che tra l’altro non sono ammesse da disposizioni ministeriali (L.118/1971 e L.517/1977), nel rispetto dell’articolo 34 della Costituzione.
Ho fiducia negli insegnanti appassionati della professione e nei dirigenti preparati e autorevoli. È vero, oggi capitare in una buona scuola è una fortuna, purtroppo. Molto c’è da fare per garantire a tutti i bambini una felice esperienza scolastica. Ma occorre anche segnalare quante buone prassi vengono attuate da insegnanti preparati, responsabili e sensibili.
Sono certa che nell’istituto di Bolzano il collegio docenti abbia formulato una collaudata offerta formativa per tutti e in un’ottica inclusiva e di warm cognition, sapendo appunto che per ben imparare occorre un clima caldo e accogliente, occorre presentarsi ed essere alleati dei bambini e delle bambine a loro affidati per poter far sbocciare i loro talenti e promuovere il loro benessere. Tutti insieme. Utilizzando le buone pratiche ormai diffuse e conosciute.
Certo le classi separate/speciali non hanno mai aiutato il benessere di tutti, rischiano di creare distanza e opposizioni, sono foriere di disagio per entrambi i casi. Ma questo dipende dai docenti e dai dirigenti. Una scelta di questo genere crea confusione e ansia e pare non tener conto dei principi pedagogici e psicologici che dovrebbero aiutare una effettiva crescita intellettuale e socioaffettiva di ogni bambino a scuola.
Ma soprattutto contrasta con la mente e il cuore delle bambine e dei bambini che si stanno preparando alla prima classe, un momento magico che ha bisogno di accoglienza, di benevolenza, di sentire alleati e vicini i propri insegnanti e i compagni, senza distinzioni così come quelli appena lasciati al Kindergarten (molti di loro forse hanno frequentato una scuola dell’infanzia di lingua tedesca) o alla scuola dell’infanzia.
È faticoso insegnare in una classe con diversi livelli di apprendimento e quindi diversi bisogni, magari speciali? Sì, decisamente… ma tutte le classi sono così esigenti. Vince chi (dirigenti, insegnanti, famiglie e istituzioni, amministrazioni e media) crea un solido rapporto di alleanza per gestire la complessità. È un impegno forte, ma si può costruire così un mondo scolastico sereno e ricco, valorizzando le diversità e mettendo in circolazione semi di solidarietà e di pace, di cui abbiamo tanto bisogno.
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