I bambini alla scoperta del dono

Ogni genitore desidera esaudire i desideri dei propri figli e far vivere loro uno splendido Natale. Ma come far sì che questo sia veramente un nutrimento dal punto di vista psicologico e non solo una gioia passeggera legata al possesso di un nuovo oggetto?

Strade piene di luci, giornate piene di frenesia, letterine a Babbo Natale piene di desideri, tanto piene che le righe non bastano più. Durante le giornate pre-natalizie spesso le famiglie si trovano ad accelerare ancor di più i propri ritmi. Bisogna riempire l’albero di addobbi e luci colorate, infine di pacchi regalo che possano soddisfare i desideri e le richieste dei più piccoli, senza lasciarli delusi.

Un genitore aggiunge volentieri questa incombenza alle molte altre che già la vita quotidiana gli richiede, pur di vedere il sorriso soddisfatto dei propri bambini mentre scartano i regali. Riuscire a realizzare il desiderio di un figlio per un papà o una mamma è infatti una delle gioie più grandi. Proprio per questo è importante chiedersi: quali sono i bisogni e i desideri più importanti per un bambino? Coincidono con ciò che dice di desiderare o sono qualcosa di diverso? Come posso nutrire veramente mio figlio nel senso più ampio del termine?

Diverse ricerche, che appartengono al filone della psicologia evoluzionistica, hanno dimostrato che tutti i mammiferi, non solo gli esseri umani, si sentono nutriti e si legano non tanto a chi risponde ai loro bisogni materiali, ma a chi gli dà un contatto fatto di cura e di calore. Il bisogno di ricevere e dare amore è dunque qualcosa che fa parte del nostro Dna di mammiferi, prima ancora che di esseri umani e che ha plasmato il nostro cervello rendendolo affamato di relazioni nutrienti, che fanno crescere la nostra fiducia e la nostra capacità di formare a nostra volta altre relazioni d’amore e di cura.

Questa prospettiva fornita dalla psicologia evoluzionistica, può aiutarci a comprendere come rendere il Natale un’occasione per donare ai nostri figli questo nutrimento psicologico. Partiamo anche qui da alcune domande: Sto aiutando mio figlio a comprendere il vero significato del dono? O è diventato solo fare una lista e sperare che arrivino tutti i giocattoli richiesti? Non serve dire al bambino che è fortunato, che ci sono bambini non hanno neanche un dono, e così via. Le parole sui bambini hanno poca presa, non perché abbiano difficoltà a comprenderle ma perché rispetto a noi adulti sono più vicini all’essenza delle cose, all’esperienza, alla vita.

Per aiutare un bambino a comprendere il significato del dono è importante quindi accompagnarlo in punta di piedi, a fare l’esperienza di donare in prima persona. Donare non vuol dire gettare un gioco che non mi piace più per darlo a un bimbo povero. Donare vuol dire perdere qualcosa di materiale, a cui sono legato, e ricevere in cambio la gioia di vedere l’altro felice. Il dono in questo modo ha un potenziale creativo. La parte di me che è capace di perdere, di rinunciare al legame con quell’oggetto, donando, crea qualcosa di nuovo, crea un legame che non è più con un oggetto privo di vita, ma con una persona che prova emozioni, che vive.

I bambini, sebbene abbiano spesso un forte attaccamento alle loro cose, ci stupiranno per la loro capacità di donare e di ricevere con gioia, gustando anche la possibilità di lasciarsi sorprendere dal dono, e di aprirsi con curiosità e gratitudine anche a qualcosa che non era nelle loro aspettative. Si tratterà dunque non solo di accompagnarli, ma anche di farsi accompagnare da loro alla scoperta del dono. Una scoperta che nutre il sé rendendolo capace di entrare in una relazione di reciprocità, che richiede tempo e cura.

Proviamo allora a dilatare il tempo da trascorrere con i nostri figli, consapevoli che ciò vorrà dire rinunciare alla casa perfettamente pulita e scintillante, all’albero perfetto, al centro-tavola che tutti si ricorderanno, al vino perfettamente abbinato ad ogni pietanza. Questo vuol dire donare, rinunciare davvero a qualcosa per creare qualcosa di più grande, un legame con l’altro che dura nel tempo e che da nutrimento reciproco. Anche noi adulti così potremo sperimentare la vera dimensione del dono che rende liberi, che non è aprire il portafoglio, ma aprire il cuore.

Questo Natale facciamo sì che gli oggetti perdano il loro ruolo di protagonisti e che al centro ritorni questo Amore che scalda i cuori e le case molto più delle luci, degli addobbi, delle musiche. Tutte cose belle, che fanno atmosfera, ma che a volte rischiano di coprire l’essenziale. Quest’anno a Natale lasciamo che i nostri bimbi con i loro occhi e i loro sorrisi ci ricordino che l’Amore, pur essendo immenso si è fatto piccolo, come un bambino in una mangiatoia.

 

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