Ballando sotto le stelle
Nostalgia del musical, di quello dei tempi d’oro, quando piroettavano Gene Kelly e Cyd Clarisse? Certamente, la nostalgia fa bene se ci mantiene freschi e con la voglia di sognare ancora. E così La la land, che ha aperto il festival di Venezia ed è ora candidato agli Oscar con 14 nomination, è un quasi capolavoro del genere, perché ne ha tutti gli ingredienti. Cioè, ritmo, fantasia, humour e leggerezza. Nessuna voglia di imitare il passato, ma solo la bellezza di lasciarsi portare ancora una volta dall’incanto che è il sogno e l’amore, in una Los Angeles del cinema dove divi e divette passeggiano tra danze e feste.
I due protagonisti della love story immancabile sono Sebastian, pianista jazz che sogna un locale tutto suo, e Mia, aspirante attrice a cui vanno male tutti i provini. Sono ragazzi d’oggi, che si incontrano nella scena fantasiosa che apre il film: una fila di macchine imbottigliate nel traffico cittadino, stress a non finire, ma di colpo la gente esce dalle auto, volteggia danza si scatena ed è il raptus del musical che prende il via. Che importa se sia sogno o realtà?. La fantasia vola, come la musica. I due sognatori si incrociano, anzi si scontrano subito, poi si ritrovano al bar dove lei lavora, al club deve lui improvvisa e nasce l’amore: una follia che gli rende la vita come una giostra. La prima notte fanno l’alba ballando sotto le stelle con eleganza sopraffina, sfiorando quasi la terra, mentre il cuore vorrebbe volare nell’universo, come succederà in seguito: l’amore vuole viaggiare, danzare nel cosmo trapunto di stelle e loro ci riusciranno.
Ma la legge della realtà incombe e i due sono costretti a scegliere fra un ideale e il successo, che ha il suo prezzo e rovina i sogni. Ma non l’amore, per cui se l’happy end consueto dei musical è evitato, non manca però la certezza che l’amore che ha legati i due folli non può finire. Non finirà mai.
Tutto questo è raccontato, meglio filmato, con incredibile leggerezza, anzi leggiadria, nei diversi “quadri” tra coreografie e narrazione che scorrono per due ore senza che ce ne accorgiamo, grazie anche alla fotografia pulita e romantica di Linus Sandgren e alla regia di Damien Chazelle – al suo terzo film –, che ha il buonsenso di non voler rifare i prodotti classici ma di portare una storia all’attualità, senza mai dimenticare il lato sognatore della vita. E lo fa con chiarezza, senza sbavature, affidandosi anche alla coppia perfetta – Emma Stone e Ryan Gosling – che non si sogna di imitare i grandi del passato, ma è sé stessa, ballando con grazia tranquilla, dialogando con passione e comportandosi con naturalezza. Una naturalezza che fa sembrare necessari anche i voli della fantasia quando i due danzano nel cielo e cantano felici.
Chi si incanta non invecchia mai, ma fa della sua vita, qualunque sia, una danza. Come dicono senza dirlo i due folli alla fine.