Bahrein: una cattedrale per il Golfo Persico

Il 10 dicembre è stata inaugurata in Bahrein una nuova cattedrale cattolica dedicata a Nostra Signora d’Arabia. Sono molti i cristiani, e soprattutto i cattolici, che negli ultimi decenni si sono trasferiti per opportunità di lavoro nel Golfo Persico. La nuova visione del Cristianesimo come realtà globale e mondiale

Quando nel febbraio del 2019 papa Francesco visitò Abu Dhabi furono in molti a meravigliarsi, non solo per la pubblicazione dello storico Documento per la Fratellanza Umana co-firmato dal Pontefice e dal Grande Imam di al-Azhar, al-Tayyeb, ma anche per la presenza di una comunità cristiana negli Emirati Arabi.

In quell’occasione, infatti, il papa celebrò una messa in uno stadio gremito di filippini, indiani, pakistani, libanesi, egiziani, brasiliani e molti molti altri. Con il cambio di molti aspetti del profilo geopolitico a livello mondiale, a mutare è anche la presenza delle comunità cristiane nel mondo. Se da un lato, infatti, il cristianesimo bimillenario si sta assottigliando in modo preoccupante in molti Paesi del Medio Oriente, dall’altra, negli ultimi decenni, è cresciuta silenziosamente ma anche in modo significativo quella di comunità migranti in molti angoli del mondo. Una di queste – e forse la più sorprendente – è proprio quella o quelle che si sono stabilite e continuano a crescere nella penisola arabica, dove si sono trasferiti cristiani – soprattutto cattolici – da molti Paesi dell’Asia e del Medio Oriente – e non solo – per motivi di lavoro.

A conferma di questa nuova crescente presenza cattolica, il 9 e 10 dicembre scorso si è inaugurata in Bahrein la nuova e modernissima cattedrale cattolica di Nostra Signora d’Arabia. Si tratta della chiesa più grande di tutta la regione, anche se il Regno del Bahrein ha una comunità cattolica ancora piccola, circa 80 mila battezzati. Peraltro il regno ha solo 1,5 milioni di abitanti (80% musulmani).

In effetti, una prima cattedrale nel Golfo Persico era già stata costruita una sessantina d’anni fa. Si trattava della chiesa dedicata alla Sacra famiglia nel deserto, inaugurata nel 1961 a Madinat al-Kuwait. Anche se i cristiani non possono svolgere attività missionarie, nei Paesi del Golfo (esclusa l’Arabia saudita) possono celebrare riti e tenere attività religiose all’interno dei compound delle rispettive chiese dove, soprattutto a Kuwait e ad Abu Dhabi le numerose messe del venerdì (considerato come “domenicale” dai cristiani in tutto il mondo islamico) sono frequentate da migliaia di fedeli.

Nel corso dell’ultimo secolo si era eretto un Vicariato Apostolico dell’Arabia (1899) che nel 1953 era diventato una Prefettura Apostolica del Kuwait e l’anno successivo nuovamente Vicariato Apostolico sempre del Kuwait. I decenni successivi sono stati quelli che hanno visto crescere progressivamente l’afflusso straniero in tutta la zona a causa delle molte opportunità di lavoro. Si è assistito all’arrivo di molti cristiani, particolarmente di cattolici da vari Paesi asiatici e medio-orientali. Per questo, nel 2011, Benedetto XVI decise di dar vita al Vicariato apostolico dell’Arabia Settentrionale, che comprende Kuwait, Bahrain, Qatar e (teoricamente) l’Arabia Saudita, e a quello dell’Arabia Meridionale con Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen.

Ad inaugurare il complesso dei nuovi edifici cattolici in Bahrein è stato, da parte civile, il re Hamad bin Isa al-Khalifa. E non si tratta di un gesto isolato di cortesia. Oltre ad avere rapporti diplomatici con la Santa Sede, il sovrano del Bahrein già 2013 aveva donato un terreno di 9 mila metri quadrati alla comunità cattolica perché potesse costruire una chiesa. Il 31 maggio 2014 era avvenuta la posa della prima pietra, e l’intero progetto era stato appoggiato e sostenuto dall’allora vicario apostolico Camillo Ballin, morto improvvisamente nel 2020.

La costruzione ha ricevuto aiuti non indifferenti da organizzazioni tedesche e, soprattutto, da cattolici emigrati nella zona per motivi di lavoro, capaci di mobilitare fondi anche nei rispettivi Paesi di origine. Il Card. Louis Antonio Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide), ha consacrato il nuovo tempio, insieme al vicario apostolico Paul Hinder e all’arcivescovo Eugene Nugent, nunzio apostolico in Bahrain e Kuwait.

Dal punto di vista dei rapporti islamo-cristiani è necessario segnalare il messaggio con cui re Ahmed bin Isa al-Khalifa, a fine novembre, ha ufficialmente invitato papa Francesco a visitare il Bahrein, esprimendo il suo «apprezzamento per il ruolo fondamentale e di primo piano svolto dal Papa nello stabilire e promuovere il dialogo interreligioso e la comprensione tra le varie culture e civiltà, nonché nel diffondere i valori della fratellanza umana e della convivenza tra tutti».

La consacrazione di questa nuova cattedrale riveste, dunque, un grande significato e conferma la roadmap bergogliana della ‘Chiesa in uscita’, del dialogo fra religioni e culture e invita tutti a considerare con attenzione come il Cristianesimo sia oggetto esso stesso, come fenomeno sociale e religioso, dei processi geopolitici ed economici attuali. Oggi è necessario sempre più avere una visione del Cristianesimo come realtà globale e mondiale senza cadere nelle trappole di restare chiusi in ambiti locali che rischiano di essere soffocanti e lontani dalle esigenze sia del mondo globalizzato che di quello del covid e post-covid.

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