Azzardo, un segnale da Torino per la politica nazionale

Azzardo, politica e società. Tante associazioni mobilitate in Piemonte per difendere una legge regionale che va contro gli interessi delle grandi società del settore. Dialogo con le istituzioni e proposte di soluzioni alternative
Azzardo
Azzardo v Società, Sindaci in campo a Torino. Foto Marco Titli

Azzardo e politica. Decine di associazioni stanno agendo da molti mesi in Piemonte per difendere l’ottima legge regionale del 2016 che ha dettato norme per allontanare dai centri abitati slot machines e sale gioco (concedendo a queste ultime una proroga di 5 anni per riposizionarsi o riconvertirsi). Tale legge ora è a rischio di abrogazione da parte delle forze politiche di maggioranza in Regione, che dicono di voler tutelare i posti di lavoro e gli investimenti delle aziende del settore.

Considerando quale dramma sarebbe veder tornare le slot machines nei centri abitati in un momento di fragilità economiche e psicologiche fortemente accresciute dalla pandemia, con alcuni amici di diverse associazioni con cui collaboriamo abbiamo sentito la responsabilità di fare tutta la nostra parte per impedirlo, memori anche del lavoro fatto in passato per contribuire a far nascere la legge oggi in vigore. Una legge, tra l’altro, votata all’unanimità dal Consiglio Regionale, e che ci ha posti all’avanguardia in Italia per la riduzione della dipendenza dall’azzardo.

Da diversi mesi perciò ci siamo ri-mobilitati, con diverse iniziative: Appelli (diffusi sui media e inviati a tutti gli amministratori regionali), manifestazioni pubbliche, petizione on-line, proposte di mozione a tutti i sindaci piemontesi… ma l’azione che abbiamo considerato più importante, fin dall’inizio, è stato cercare di mettere insieme tante associazioni della società civile, e del mondo cattolico, impegnate per una società migliore e in particolare nel “prendersi cura” delle persone più fragili.

È stata sorprendente la rispondenza che abbiamo trovato. Partendo inizialmente come Acli, Libera, Movimento  dei Focolari, Azione Cattolica, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, per poi allargarsi sempre di più fino a costituire una rete composta da una trentina di associazioni, tutte fortemente motivate e in sinergia.

Ora che la vicenda è arrivata al momento decisivo (scadono a maggio i 5 anni di proroga delle concessioni e la Regione intende decidere), abbiamo rafforzato la mobilitazione, con un nuovo Appello sui media e l’organizzazione di un nuovo presidio in piazza Castello a Torino, luogo al centro della città, di fronte al Palazzo Reale e alla sede della Giunta regionale. Iniziativa promossa nella mattinata di mercoledì 14 aprile, mentre nel Consiglio regionale si apriva la discussione sul legge 9/2016. Sono intervenute molte rappresentanze delle diverse realtà impegnate sul tema, con bandiere, cartelli, striscioni, e con contributi in voce di alto profilo. Numerosa anche la partecipazione dei sindaci con tanto di fascia tricolore.

Per iniziativa del movimento Slot Mob si sono collegate in diretta con la piazza torinese diverse realtà impegnate contro l’azzardo in altre città italiane; Roma, Parma, Mantova, Brescia, Varese e Pisa.

Essendo il Consiglio in modalità a distanza, diversi consiglieri delle opposizioni hanno deciso di prendere posizione sulla stessa piazza, da cui hanno seguito e votato online.

Al termine della manifestazione una decina di rappresentanti delle associazioni sono stati ricevuti per un’ora dall’assessore al Commercio Tronzano, sostenitore dell’abrogazione della legge del 2016.

È stato un momento denso, di dialogo franco e diretto, con atteggiamento di ascolto da parte di tutti. L’assessore ha preso molti appunti, ma si è anche mostrato fermo nell’intenzione di intervenire nel senso intrapreso sulla legge in vigore. C’è stata forte dissonanza sulla considerazione dei numeri del problema, in particolare di quelli riguardanti le ricadute occupazionali, e sulla valenza delle fonti di provenienza di tali dati.

Le associazioni hanno sottolineato il fatto di credere nel dialogo tra le diverse posizioni, ma anche la necessità di considerare le ricadute devastanti sui più fragili di un ritorno indietro con l’offerta diffusa dell’azzardo proprio in questo momento drammatico.

L’assessore ha preannunciato un nuovo orientamento e cioè quello di non rimettere le slot nei bar (come avrebbe richiesto lo stesso presidente della Giunta regionale) e di mantenere le riduzioni degli orari di apertura dei luoghi del “gioco”. Tornerebbero però le slot nei tabacchini («perché lì le regole le dà il Monopolio»). Anche le distanze delle sale gioco dai luoghi sensibili verrebbero molto ridotte, ed escluse dai luoghi sensibili banche e bancomat.

Nella sostanza si tratterebbe comunque di un’abrogazione quasi totale della L. 9/2016. A chi chiedeva di avere la possibilità di potersi ancora confrontare in maniera più adeguata, l’esponente della Giunta ha fatto presente la ristrettezza dei tempi per decidere.

In sede di confronto è stato anche proposto di prendere ulteriore tempo per consentire la ricerca di soluzioni più virtuose al problema occupazionale, andando anche ad attingere alle consistenti risorse oggi disponibili per il sostegno alle aziende in difficoltà e per la loro riconversione produttiva.

Ipotesi che naturalmente richiede una forte volontà politica. In effetti già all’indomani dell’incontro, gli esponenti di Forza Italia, partito di appartenenza dell’assessore, hanno dichiarato pubblicamente per la prima volta ai media la loro contrarietà ad intervenire sulla legge in vigore in questo difficile periodo.

Si può dire che la mobilitazione della società civile, ripresa ampiamente dagli organi di informazione, ha innescato riflessioni e forti distinguo nella maggioranza, anche se i risultati concreti si vedranno dai fatti.

Il riferimento del rappresentante della giunta regionale alla questione del monopolio e alle concessioni dello Stato ha fatto emergere la necessità di puntare a correggere alla fonte il problema con la revisione e l’abolizione delle concessioni statali alle società private, di dimensioni transnazionali, che investono in un settore che permette loro di estrarre profitti a discapito della diffusione di un’offerta capillare dell’azzardo che produce l’indotto dell’usura e delle mafie. L’azzardo, come ha ricordato Luigi Ciotti, fondatore di Libera e gruppo Abele intervenendo su La Stampa, «è tutt’altro che un gioco ma virus aggressivo e contagioso da cui è difficile guarire».

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