Azzardo. Per un Parlamento libero di discutere

Due giorni di manifestazioni Slot Mob a Palermo, mentre la discussione sul fenomeno della diffusione incentivata del gioco d’azzardo entra tra le urgenze della Camera. In attesa di una svolta possibile
Slot Mob. Non stiamo giocando

A Palermo il cantiere di Slot Mob fa le cose in grande con due giornate intere, l’8 e il 9 novembre, di eventi programmati ai cantieri culturali della Zisa.

Tutto avviene solo tramite la partecipazione della gente comune, che si diffonde naturalmente, in maniera molecolare. Una risposta a un moto di coscienza personale, che diventa coscienza collettiva con l’acquisto in massa per premiare chi, come alcuni baristi, non attende i tempi della politica per cercare di cambiare quella porzione di società dove si svolge la sua esistenza quotidiana, dalle prime luci dell’alba a notte inoltrata.

E in Parlamento cosa avviene? Paradossalmente sono i programmi satirici delle televisioni commerciali a mostrare l’imbarazzo di deputati e senatori che si mostrano impotenti, o peggio complici dei grandi interessi economici che hanno incentivato la diffusione del gioco d’azzardo legalizzato. Con quale risultato? Nei bar cosa si dice? Che sono tutti uguali e che non cambierà nulla? Alla fine anche la denuncia finisce per rafforzare la sensazione di inutilità di ogni impegno civile assieme al disprezzo per la classe politica. Una versione aggiornata dell’azione dimostrativa del visionario pilota dannunziano Guido Keller che, nel 1920, lanciò dal suo aeroplano un vaso da notte su piazza Montecitorio per palesare il giudizio su un governo e un Parlamento che si regge «sulla menzogna e la paura». Passarono due anni e l’Italia cominciò il suo viaggio oscuro nella dittatura.

Proviamo oggi, nel 2013, a raccontare un'altra storia che avviene nel complesso mondo delle procedure parlamentari. I riflettori sono puntati continuamente sul voto imminente del 27 novembre relativo alla decadenza dalla carica elettiva di Silvio Berlusconi, ma il giorno prima, all’ordine del giorno della Camera, compare una richiesta d’urgenza per la discussione complessiva dei progetti di legge intesi a porre regole certe di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo legalizzato. Non è un'iniziativa di parte che serve a qualche partito per metterci il cappello sopra e poter dire di averci provato anche se poi il destino delle buone intenzioni si rivela “cinico e baro”.

La mozione d’urgenza approvata nella riunione dei capigruppo della Camera porta la firma di esponenti di tutte le forze politiche rappresentate. Probabilmente i firmatari hanno diverse idee su come gestire il fenomeno di un giro di giocate che ha raggiunto nel 2012 una raccolta di 88 miliardi di euro. Come dice Steni Di Piazza, direttore di Banca etica a Palermo e animatore delle giornate sicule di Slot Mob, «ve l’immaginate questi soldi raccolti e investiti per creare lavoro e mettere in sicurezza il territorio?». E ci possiamo chiedere: quanti di questi flussi di denaro sono contigui a giri opachi? Basta leggere i dati del dossier Azzardopoli di Libera per farsene un’idea.

Nel frattempo, anche il super sconto deliberato dal governo a favore dei 10 concessionari del gioco d’azzardo sanzionati dalla Guardia di Finanza per danni erariali consumati dal 2004 al 2007 non ha avuto grande successo. L’urgenza di far entrare in cassa denaro fresco (500 milioni di euro al posto dei due miliardi e mezzo accertati dalla Corte dei Conti) per coprire i buchi di bilancio di un Paese in crisi ha trovato solo la metà delle società interessate che hanno fatto richiesta di aderire alla procedura di estinzione della sanzione. Un segnale della forza degli uffici legali delle multinazionali del gioco, che hanno rassicurato i loro clienti sulla capacità di portarle alla vittoria nei ricorsi che stanno elaborando.

Un segnale inquietante che mostra il respiro corto di chi magnifica gli otto miliardi di entrate provenienti dal gioco “legale” e non considera il peso insostenibile della diffusione percentuale dei malati dell’azzardo patologico che trascinano verso il basso non solo gli individui, ma famiglie intere.

Ce la farà la Camera a rispettare la procedura d’urgenza senza rimandare la discussione? L’ impegno assunto non è prescrittivo e obbligatorio, ma è giustamente rivolto alla coscienza di ognuno. Come avviene per chi siede davanti al bancone del bar. Come afferma il portavoce della campagna “Mettiamoci in gioco”, don Armando Zappolini, «ora è necessario che la società civile organizzata non molli la presa e segua un dibattito che sarà certamente duro, visti gli interessi in gioco».

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