Azzardo. Occorre un tavolo alternativo a quello delle lobby

Il nuovo limite alla pubblicità è un passo avanti simbolico ma la battaglia per la sua abolizione deve ancora giocarsi. Davanti a interessi consolidati e trasversali è necessario un percorso unitario tra parlamentari e società civile. Intervista al senatore M5S Giovanni Endrizzi
Endrizzi e Basso

Il senatore Giovanni Endrizzi, gruppo M5S, non rientra nell’immaginario riduttivo del militante pentastellato, giacobino perennemente polemico. Diciamo solo che è ostinatamente pacato sulla questione del contrasto degli interessi che girano intorno al mondo dell’azzardo. In tal senso non ha avuto preclusioni nel concordare di presentare in Senato un progetto di legge sul divieto di pubblicità identico a quello presentato alla Camera da Lorenzo Basso, deputato Pd coordinatore dell’intergruppo parlamentare sull’azzardo.  

La materia è stata però fatta propria dal governo nella legge di stabilità che ha introdotto, come abbiamo già riportato, alcuni limiti alla propaganda commerciale al consumo di azzardo ma non l’ha bandita in maniera assoluta. Risentiamo perciò Endrizzi che avevamo interpellato al momento della proposta della legge in Senato.

Il nuovo limite alla pubblicità dell’azzardo si può considerare un passo avanti?

«È un passo avanti sul piano politico, perché viene riconosciuta la necessità di calmierare un'industria portatrice di sofferenze e povertà economica ma soprattutto valoriale. Una vittoria per la società civile e per chi ne ha portato il grido di dolore in Parlamento. Sul piano fattuale è poca cosa: in una misura che vorrebbe tutelare i giovani non si sfiorano nemmeno le pubblicità on line che bombardano i nostri figli con banner e popup su computer e telefonini, mentre i siti on line sono al terzo posto nelle preferenze dei minorenni in tema di azzardo.

Il divieto vale solamente per le “trasmissioni” radio e TV “generaliste”, che peraltro è un concetto senza chiaro valore giuridico, con il rischio che non vengano toccate le partite di calcio o canali come Mediaset Premium e Sky sport dove, non a caso, si concentrano gli spot delle sommesse sportive».

 

Resta ancora aperto il canale delle sponsorizzazioni….

«Già. Non si toccano le sponsorizzazioni e, in tal modo, le multinazionali dell'azzardo potranno continuare a mettersi in bella evidenza alle mostre d'arte e teoricamente accostare il proprio marchio a una comunità terapeutica per vittime dell'azzardo!

I nostri figli a Natale potranno ricevere la maglietta con il nome del campione più amato unito al logo della multinazionale dell'azzardo…anche perché tra i principi della raccomandazione della Commissione europea, a cui si appella il governo, manca stranamente proprio il divieto di utilizzare come testimonial personaggi famosi. Come i calciatori appunto. E manca un altro principio, forse il principale: la Corte di Giustizia europea ha,indatti, sancito che “la pubblicità effettuata da un titolare di un monopolio pubblico deve essere contenuta e limitata a quanto necessario per canalizzare i consumatori nelle reti di azzardo lecite e non per aumentare naturale propensione al gioco”».

 

Ma era ragionevolmente prevedibile imporre un divieto assoluto di pubblicità se il governo ha detto che l'interesse della salute deve coniugarsi con quello delle società concessionarie e dell'erario?

«Certo che no, ma abbiamo messo alla prova il governo; ora è chiaro che i governi sono legati da accordi e sostegni ricevuti dalle lobby. Negli ultimi 20 anni hanno reso il nostro sistema fiscale “tossicodipendente” dalle entrate da azzardo. Ne ho orrore: come se un padre drogasse il figlio per costringerlo poi a farsi ubbidire».

 

Dove bisogna agire per cambiare l’approccio al problema?

«Questa classe politica ha indotto un bisogno artificiale; la pubblicità ha piegato il nostro sistema di valori e oggi una larga fetta della popolazione ha voglia di azzardare. Dobbiamo dunque contenere l'offerta. Va istituita una unità speciale per la repressione dei crimini connessi all'azzardo, tanto sul mercato legale (corruzione politica, riciclaggio di denaro, infiltrazioni mafiose, usura) quanto sul mercato illegale (sale clandestine, abusivismo, scommesse vietate come i combattimenti tra cani)

Ma, proprio per evitare il travaso dal legale all'illegale bisogna ridurre la domanda, contenere la propensione al gioco e il modo più fisiologico è abolire la pubblicità: smettere di promuovere questo disastro».

 

Che fine faranno le proposte di legge presentate nei due rami del Parlamento?

«Il Governo ha fallito nella delega fiscale e mancato l'occasione con questa legge di stabilità; ora ripartiremo dai disegni di legge depositati alla Camera e al Senato; conclusa la stabilità si sbloccheranno: il Parlamento deve riprendere la sua iniziativa».

 

Quale alleanza strategica è auspicabile ed efficace tra movimenti civili e chi opera nelle istituzioni?

«La delega fiscale e questa legge di stabilità dimostrano il fallimento della concertazione governo-lobby. Va lanciato al più presto un tavolo alternativo e alla luce del sole tra parlamento e società civile. Le leggi ora si debbono fare tra i soggetti che più incarnano l'articolo 1 della Costituzione».

 

Quali sono i maggiori ostacoli per un percorso unitario?

«Non vedo ostacoli, proprio perché siamo portavoce di una volontà popolare compatta e che poggia sulla difesa dei più deboli e la promozione di un autentico sistema di valori».

 

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