Azzardo. Il divieto di pubblicità alla prova delle lobby
È difficile contrastare il groviglio di interessi che ha legalizzato e incentivato l’offerta del cosiddetto gioco d’azzardo in Italia. Nonostante codici di autodisciplina e dichiarazioni solenni, la pubblicità la fa da padrona su molti giornali e mezzi radiotelevisivi. Sul settimanale Espresso, ad esempio, accanto alla pagina solitamente di lucida analisi di Roberto Saviano, può comparire l’inserzione dell’azzardo lecito, con tanto di volti sorridenti e avvertenze del divieto di accesso ai minori.
Esiste una norma contenuta nell’articolo 14 della legge di delega fiscale che offre al governo l’opportunità di riordinare l’intero settore dell’azzardo a cominciare dal divieto di pubblicità. Ma si può proibire la “ghiandola pineale” (quella dove risiedeva l’anima secondo Cartesio) del sistema dell’azzardo consegnato alle multinazionali? Probabilmente questa prescrizione ovvia e banale, assimilabile al divieto di pubblicità per il tabacco, non passerà. Circolano versioni ammorbidite che renderanno il divieto evanescente e risibile anche perché i concessionari privati del settore hanno l’obbligo, definito nei capitolati d’appalto, di fare pubblicità ad un prodotto destinato a far entrare soldi freschi nelle casse pubbliche.
Come ha rivelato Marco Dotti, su Vita, Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’economia che ha la delega della materia, ha incontrato una delegazione di gestori delle slot ma non ha concesso udienza ai parlamentari del gruppo sull’azzardo. Baretta è una degnissima persona che proviene dal serio impegno sindacale della Cisl di un tempo ed è possibile che troverà modo di parlare con tutti prima che il testo definitivo della delega arrivi sul tavolo del governo.
Lo chiediamo al giovane deputato Lorenzo Basso, coordinatore del gruppo interparlamentare sull’azzardo, al quale non manca determinazione assieme alla mitezza dei modi.
Alla fine nel decreto fiscale sembra che non comparirà il divieto di pubblicità dell'azzardo. Avete avuto un incontro chiarificatore con il sottosegretario Baretta?
«Non ancora. Il sottosegretario ci ha comunicato che a breve proporrà un incontro all’Intergruppo. Probabilmente preferisce che prima vi sia la presentazione delle linee guida nella sede parlamentare che è la “bicameralina” composta dai capigruppo delle Commissioni finanze di Camera e Finanze, convocata per giovedì 12 febbraio. A noi non interessa avere primogeniture o visibilità per noi stessi ma solo discutere dei contenuti. Quindi l’unica richiesta da parte nostra è solo quella di poter affrontare insieme il merito della questione e trovare soluzioni forti per contrastare la diffusione dell’azzardo».
In una conferenza stampa movimentata promossa da Slot Mob con diversi parlamentari è emerso la mancanza di volontà politica del governo di affrontare in maniera organica la questione azzardo. È cambiato qualcosa?
«Lo vedremo dal testo dei decreti attuativi della delega fiscale. Vi sono tre punti su cui misureremo la volontà politica del governo. Per prima cosa,deve contenere un ridimensionamento dell’offerta di gioco diffusa sul territorio, realizzata in particolare con sale giochi e slot machine presenti in bar e locali pubblici. Vi devono essere limiti nazionali e il riconoscimento della legislazione nazionale e dei regolamenti comunali».
Bene, e dopo?
«Deve riconoscere e sostenere i movimenti noslot quali Slot Mob, come previsto da un comma della delega fiscale inserito con un mio emendamento alla Camera dei deputati e, infine, deve rafforzare in maniera netta i divieti di pubblicità. Noi avremmo voluto un divieto totale alla pubblicità. In Senato la delega fu modificata in senso negativo quindi sono consapevole che non possiamo aspettarci un divieto totale (che cercheremo di ottenere comunque attraverso una nuova legislazione parlamentare). Ma deve essere chiaro il divieto per tutte le fasce orarie dei programmi per minori, sempre per gli eventi sportivi e in prima serata».
Queste manovre dimostrano una regia molto chiara. Quale strategia si può seguire per poter arginare la pressione delle lobby del settore in parlamento?
«Serve una mobilitazione forte che scuota l’opinione pubblica e faccia capire chiaramente che esiste nella società una forte condanna sociale verso l’azzardo. Le lobby poi, come ci insegnano gli americani, agiscono sempre fomentando due fronti: quelli degli opposti estremismi di chi vuole che rimanga tutto uguale e di chi si oppone alle modifiche passo dopo passo volendo “tutto e subito” sapendo che così nulla cambierà».