Azzardo e casinò finanziario. L’alternativa di Banca Etica

Palermo ospiterà in novembre una delle tappe di questa iniziativa. Le ragioni dell’impegno di Banca Etica le troviamo nell’intervista a Steni Di Piazza, direttore della filiale siciliana, che afferma: «Intendiamo promuovere cultura di economia civile e ostacolare il ramificarsi della mafia»
Slot machine

Come riporta La Stampa di Torino, in prossimità del primo evento di Slot Mob, in programma a Biella per il 27 settembre, si è mossa anche la questura con azioni di controllo a tappeto sulle sale dell’azzardo legalizzato. In Sicilia uno dei punti di riferimento di quest’azione di “voto con il portafoglio”, teso a premiare gli esercenti che liberano i loro locali dalle slot machine, è Banca Etica con il suo responsabile Steni Di Piazza, promotore di una rete di economia civile che varca i confini della regione. Entriamo nel dettaglio con una domanda che molti si pongono.

Vista da lontano, davanti al potere della mafia, il giro dell'azzardo sembra una questione di poco peso. Perché, invece, vi state mobilitando con lo Slot Mob in programma dal 6 all’8 novembre?
«La mafia cerca di intercettare tutte quelle organizzazioni lecite e non lecite che facilmente creano forti giri di denaro. Il gioco d'azzardo è uno di questi. Con le slot gira parecchio denaro contante e alla mafia viene molto più semplice utilizzare questi strumenti come attività alternativa alla richiesta di pizzo e come riciclaggio di denaro».

Cosa accade in concreto?
«A Palermo, in quasi tutti i bar dei quartieri meno centrali (e più popolari) della città troviamo le slot. Nella zona nord di Palermo, quella in cui capo mandamento è stato il famoso boss Lo Piccolo, la magistratura ha accertato la presenza di un referente della mafia con l'incarico specifico di individuare gli esercenti (i bar, i tabacchini, i pub) e di controllare e "monitorare" l'andamento del "mercato". In molti bar di Palermo, ma penso anche del resto della Sicilia, il collocamento delle slot è imposto come misura alternativa alla richiesta di pizzo. Con Avolab, Addiopizzo, Libera Sicilia e altre associazioni siciliane che hanno aderito alla campagna "no slot", intendiamo promuovere cultura di economia civile e ostacolare il ramificarsi della mafia che usa del gioco d'azzardo per allargare il suo raggio di azione malavitoso».

Come fa Banca Etica ad operare sul mercato senza compromessi? Non accettare certi sostegni e sponsorizzazioni, per motivi di coscienza, non si rivela un ostacolo all’attività d’impresa?
«È una questione che Benedetto XVI ha reso molto chetamente nel punto 45 dell’enciclica Caritas in veritate: "Occorre adoperarsi – l'osservazione è qui essenziale – non solamente perché nascano settori o segmenti “etici” dell'economia o della finanza, ma perché l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura”».

Molto chiaro, in effetti, e quindi?
«Semplicemente un’impresa (e quindi anche una banca) che si definisce etica deve comportarsi in coerenza con princìpi etici, considerando come obiettivo prioritario il bene comune o della comunità cittadina, e quindi anche rinunciando, per un bene più grande, a quei compromessi o a quel profitto a tutti i costi che è la causa principale della crisi finanziaria ed economica che stiamo vivendo. Se questa rinuncia la guardiamo dal punto di vista della finanza speculativa non può che essere considerata un ostacolo all’attività d’impresa, ma, se la guardiamo dal punto di vista della finanza etica, tutto ciò rappresenta il riconoscimento di un giusto principio che fa parte della natura stessa dell’economia e della finanza. Non accettare compromessi, perché si guarda al giusto e al bene, diventa fonte di benessere per l’intera comunità e per l’economia stessa».

C’è un episodio che rende più chiaro il concetto?
«Per fare un esempio recente, quando il governo Berlusconi IV ha riaperto i termini per usufruire dello scudo fiscale a favore del rimpatrio o regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all'estero, Banca Etica è stata l'unica banca in Italia che, pubblicamente, si è rifiutata di accettare questo tipo di operazioni, perché i princìpi della finanza etica prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che si raccoglie. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe stata una violazione del nostro dna e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro».

Quali risvolti sociali ha l'azzardo dentro una comunità che non riesce a fronteggiare il potere delle lobby del gioco?
«Certo che esiste. La malattia del gioco d'azzardo è diffusissima in tutto il territorio nazionale e colpisce, trasversalmente, tutte le categorie. La chiamo malattia perché spesso come banca, in particolar modo come Banca etica, siamo in contatto con organizzazioni sociali che ci segnalano famiglie rovinate dal gioco d'azzardo. Famiglie in cui il padre o la madre, più spesso l'uomo, ma in diversi casi anche la donna, dilapidano interi stipendi al gioco, slot o poker online. Pensionati che fanno le code agli sportelli per prelevare le pensioni e giocarne la metà, quando va bene, nella prima settimana del mese. Un fenomeno in crescita a causa della crisi economica e sociale, ma anche per il moltiplicarsi delle case da gioco e per i bombardamenti "mediatici" della pubblicità».

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