Azzardo, cambiare tutto per non cambiare nulla?
Sulla questione azzardo stanno accadendo fatti preoccupanti nell’Italia che prova ad uscire dalla fase più dura della pandemia da Covid.
Partiamo da un fatto che riguarda direttamente la compagine governativa con l’attivismo della sottosegretaria alla presidenza del consiglio con delega allo Sport, Valentina Vezzali, a favore della rimozione del divieto di pubblicità nelle attività sportive imposto con il Decreto dignità del 2018.
È poi inquietante la nuova convenzione stipulata tra l’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) con il ministero dell’economia e Finanza laddove si punta sulla necessità di assicurare “l’invarianza di gettito” nei versamenti delle concessioni dell’azzardo nelle casse dello Stato. Una direttiva che comporta la diminuzione dell’offerta e l’aumento della tassazione della filiera dell’azzardo (ipotesi del tutto remota) oppure il mantenimento dei livelli patologici dell’offerte diffusa nell’azzardo sul territorio.
Una politica di tipo gattopardesco dove tutto cambia apparentemente per non cambiare effettivamente nulla.
Teoricamente si potrebbe aumentare il gettito per l’erario con una maggiore tassazione dei pay out, cioè sui ritorni in vincita ai giocatori, che su alcuni giochi sono altissimi. Ma di fatto si tratta di una strada non percorribile perché è proprio l’aspettativa di grandi introiti a costituire un elemento della “dinamicità del mercato” dell’azzardo in crescita.
Nella sostanza, quindi, per far quadrare i conti del bilancio pubblico si continuerà a spolpare i cosiddetti “giocatori” lasciando indenni da ogni responsabilità i responsabili di un vasto giro di denaro contante: nel 2021 il volume d’affari, dopo una contrazione registrata nel 2020 ha ripreso a cresce superando i 100 miliardi di euro.
In un Paese dove i soldi vanno recuperati sugli oltre 100 miliardi di euro di evasione fiscale all’anno, sui profitti delle mafie che prosperano infiltrandosi nei gangli vitali del Paese, si persevera nella facile strategia recessiva di pretendere di estrarre denaro dall’incremento dell’azzardo di massa incrementando disagi e povertà.
Su tali entrate non si prevede di destinare una quota al contrasto dei fenomeni delittuosi legati all’azzardo legale e “illegale”, come il riciclaggio e l’usura, e al finanziamento dei costi necessari per coprire la prevenzione e la cura dell’azzardopatia con riferimento agli enormi costi sociali che si abbattono sulla collettività.
Si pone quindi la questione politica del ruolo dell’ADM (Agenzia dogane e monopoli) che è, di fatto, il “braccio operativo” del ministero dell’Economia e Finanza e quindi esprime la visione del governo nel suo insieme per quanto riguarda la tutela delle persone , dei beni comuni e le pressioni delle ragioni del mercato.