Azzardo, abbiamo perso?

Cantano vittoria le grandi società dell’azzardo, cresciute in tempo di crisi e pandemie. Lo spazio possibile per rimettere al centro la democrazia economica. L'articolo è stato pubblicato sulla rivista Città Nuova di ottobre.
Azzardo di massa ANSA/LUCA ZENNARO

La notizia occupa un piccolo riquadro nelle pagine finanziarie. Nel novembre 2023 Lottomatica ha acquistato il 100% del capitale azionario di SKS365 Malta Holdings Limited per 639 milioni di euro. Il riferimento a Malta, unico Paese a far parte della Ue e del Commonwealth, rimanda al fatto che numerose società dell’azzardo online hanno sede nello storico arcipelago dove, nota Filippo Torrigiani, consulente della commissione parlamentare antimafia, dal giugno 2023 c’è una legge che impedisce di eseguire le sentenze di altri Paesi contro le aziende della filiera del “gioco”. Lo sanno bene molte delle procure italiane, a partire da quelle di Napoli e Reggio Calabria che indagano sul riciclaggio del denaro dei clan mafiosi.

L’operazione finanziaria di Lottomatica è del tutto legale e viene presentata come un caso di successo realizzato grazie a Mediobanca, presidiata da grandi famiglie imprenditoriali e presente anche nel mercato dei prestiti personali con la società Compass. SKS365 è «un importante player omnicanale nei segmenti delle scommesse online e sportive in Italia, con 360 mila utenti online attivi, un marchio molto noto “Planetwin365” e una rete di circa 1.000 punti scommesse».

Lottomatica è la più grande società di gambling al mondo, che ha fatto fortuna non tirando a sorte ma grazie alle leggi italiane che a partire dal 1994 hanno incentivato l’offerta e la tipologia dei prodotti dell’azzardo, affidandone la gestione a società private.

Per secoli lo Stato ha gestito direttamente le attività con posta di denaro in “giuoco” secondo una certa ritualità con estrazioni di numeri in alcuni giorni (il lotto) o la verifica di scommesse legate ad eventi precisi (ad esempio il totocalcio). Dalla loggia che sovrasta Montecitorio, l’amministrazione pontificia annunciava i numeri di una lotteria che serviva a raccogliere soldi per assicurare la dote alle giovani orfane. Ovviamente le bische clandestine sono sempre esistite in forza di una dinamica insita nell’essere umano che si muove oltre ogni logica e si nutre del pensiero magico. La probabilità di una grande vincita è remotissima, ma basta un solo caso straordinario a scatenare la fantasia e condurre alla dipendenza patologica. Nessuno è indenne.

L’istituzione dei Casinò limitava la pratica ad alcune città, come quella di Sanremo che ha ospitato le prime edizioni del festival della canzone italiana, con l’idea, dura a morire, che attirare soggetti danarosi comporta effetti positivi sul territorio. È la stessa logica che ha spinto la Slovenia post comunista ad aprire centrali dell’azzardo a ridosso del confine organizzando pure il trasporto gratis per i pensionati italiani. Una merce pregiata per questo mercato che ha bisogno di entrate costanti. Lo Stato può gestire l’azzardo con misure disincentivanti, ma in Italia si è fatto il contrario con l’effetto di avere il fenomeno del casinò diffuso con vere e proprie slot city. Roma ospita la più grande sala Bingo d’Europa.

Facciamoci una domanda: i 150 miliardi di euro che nel 2024 circoleranno nel mercato dell’azzardo non sono l’evidente effetto dell’offerta ossessiva esistente in Italia? «No!», rispondono i consulenti e la stampa delle società del settore che rivendicano, al contrario, di aver assicurato un canale legale agli stessi clienti che altrimenti si sarebbero rivolti ai circuiti della malavita. Una tesi fragile. La Direzione nazionale antimafia conferma, nei suoi rapporti periodici, l’infiltrazione dei clan nella filiera nel settore “legale”.

Il denaro raccolto ovviamente non resta tutto ai gestori. In larga parte viene redistribuito agli stessi “giocatori” con micro vincite che fanno da incentivo ad ulteriore acquisto (“ci sei andato vicino! Ritenta!”) ma il banco vince sempre trattenendo un 20% che viene spartito tra l’erario (lo Stato) e le società concessionarie. Studi scientifici confermano che gran parte delle somme arrivano da utenti fragili, che il Servizio sanitario difficilmente riesce a prendere in carico.

La cronaca è ricca di casi pietosi di gente che si rovina per il “gioco”, episodi cruenti nascono dalla ricerca disperata di soldi, ma la vera dipendenza patologica emersa in questi anni di sperimentazione dell’azzardo di massa è quella dello Stato dalle entrate di un settore intoccabile. Esistono altri modi per fare cassa come dimostra la proposta di Oxfam, sostenuta da molti economisti, di istituire un’imposta europea sui grandi patrimoni. Ma la via più facile sembra quella di prendere i soldi dai più poveri.

Per andare al cuore del problema occorrerebbe “togliere il giocattolo”, cioè le concessioni pubbliche, dalle mani delle grandi società transnazionali. È quanto proposto da Slot Mob, un movimento di democrazia economica che ha promosso, prima del Covid, il consumo di gruppo presso i locali liberi dall’azzardo come istanza di cambiamento delle regole da operare a livello politico.

Il divieto di pubblicità dell’azzardo inserito nel Decreto Dignità del 2018 ha ostacolato il potere di condizionamento sulla stampa e i legami con i proprietari delle società sportive. Lo sponsor sulla maglia di una grande squadra di serie A dimostra la tendenza ad aggirare il divieto. Molti sono i nostalgici dello stretto rapporto tra Coni e Lottomatica.

In Piemonte, tra le proteste di molte associazioni e amministratori locali, sono stati rimossi i limiti all’offerta indiscriminata d’azzardo posti da una legge regionale del 2016 che aveva prodotto una diminuzione dei consumi. Nel Lazio è stata riformata una legge sull’azzardo cedendo alle pressioni delle aziende di Confindustria Gioco, ignorando l’opposizione della Caritas che conosce bene gli effetti distruttivi sulla vita delle persone di gratta e vinci, sale slot e scommesse, ecc.

Realtà attive sono la Consulta nazionale Antiusura, la Campagna mettiamoci in gioco, Avviso pubblico e tante associazioni diffuse sui territori. Il quotidiano Avvenire non demorde come dimostrano gli articoli di Toni Mira sul mutare del fenomeno.

La pandemia ha incrementato l’offerta dell’azzardo sul web. Il governo intende regolamentarlo ma le premesse sono preoccupanti, come fa notare il sociologo Maurizio Fiasco, autorità in materia premiato da Mattarella, perché verrà sostituito, come organo consultivo, “l’Osservatorio sulla dipendenza da azzardo” collegato al Ministero della Salute con la presenza dei concessionari nella “Consulta permanente dei giochi pubblici ammessi in Italia” che riferisce al Ministero dell’Economia. «È come se – osserva Fiasco – per misurare le conseguenze del tabagismo sulle malattie respiratorie, ci si avvalesse del punto di vista dei produttori di sigarette».

Lottomatica è considerata un’eccellenza italiana. Il suo amministratore delegato, Guglielmo Angelozzi, ad esempio, è stato tra i protagonisti ad aprile 2024, assieme al ministro delle imprese e made in Italy, Adolfo Urso, di un forum sulla politica industriale europea organizzato dalla Bruno Vespa e Comin & Partners. Lottomatica esibisce gli studi del Censis per dire che «meno gioco legale vuol dire più gioco illegale», e che occorre, semmai, concentrarsi sulla cura delle ludopatie. Riesce ad usare 2 termini (ludo e gioco) che non c’entrano nulla con l’azzardo.

Ma Lottomatica, per avere un’idea degli attori in campo, è oggi una holding che controlla una selva di altre società ed è controllata a sua volta da Apollo Management L.P., società statunitense di private equity che ha sede a New York.

Una traccia per un’inchiesta condivisa, utile a cercare di capire meglio la realtà e la possibilità di una politica libera dai condizionamenti dei poteri economici.

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