Azzardo: Questa legge non s’ha da fare
Il movimento Slot Mob ha lanciato un appello, tramite lettera aperta, ai componenti la Commissione Bilancio della Camera e Senato di non ostacolare l’iter del testo unificato di legge per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da azzardo patologico, con particolare riferimento al divieto di pubblicità del cosiddetto “gioco” d’azzardo.
Il testo unificato è al centro di una sorta di ping pong tra Ministero dell’Economia e quello della con il Salute. Sembra che manchi sempre qualcosa ma il vero ostacolo è rappresentato dalle conseguenze che le norme proposte possono avere sugli interessi delle grandi aziende di un settore che continua crescere ed espandersi.
Ne parliamo con la relatrice della normativa contesa, la deputato centrista dell’Udc, Paola Binetti.
Cosa dobbiamo attenderci dopo l’approvazione della legge di stabilità? Riprenderà il cammino del testo unificato di cui è relatrice?
«Intanto possiamo dire che abbiamo tre punti importanti da tener presente. La legge di stabilità ha finanziato (ma aspettiamo il testo definitivo, ndr) 50 milioni destinati, tramite le regioni, sostanzialmente alla prevenzione, cura e riabilitazione dei pazienti affetti da azzardo patologico. Allo stesso tempo l’osservatorio sulle conseguenze del gioco d’azzardo è passato dalle competenze del ministero dello sviluppo a quello della salute. Ma il Ministero dell’economia e Finanza ha fatto un passo in più».
Quale?
«Tramite i sottosegretari Casero e Baretta ( che manterrà, a quanto sembra, la delega ai giochi, ndr) è arrivato l’impegno, da parte del Ministero dell’economia e finanze (Mef), a definire, entro marzo del 2015, l’approvazione definitiva dell’articolo 14 della delega fiscale dove verranno prese in considerazione le norme proposte in termini di distanze delle slot machine dai luoghi sensibili, il numero degli apparecchi per locale, il divieto di pubblicità, etc. Davanti a queste novità il testo unificato di legge, secondo alcuni, sarebbe superato. Una parte dell’opinione prevalente tra i parlamentari ci ha detto: “cosa volete di più?”».
E voi come rispondete?
«Siamo grati per queste scelte e per il fatto che il sottosegretario Pier Paolo Baretta abbia affermato che è cambiato il punto di vista del Ministero nei confronti del gioco d’azzardo che non è visto più solo come un reddito da incassare ma quale costo per la salute dei cittadini. Sono segnali di una piccola rivoluzione culturale che sta avvenendo anche all’interno del Mef, ma ciò non garantisce che vengano adottate misure efficaci contro l’invasione della pubblicità dell’azzardo. Si pensi all’offerta nelle città dei locali aperti 24 ore su 24. Basti pensare a strade come la Tiburtina o via Baldo degli Ubaldi a Roma. Insomma possiamo avere risorse significative per la cura, ma se non regolamentiamo la disciplina in generale non fermiamo l’epidemia sociale. Curiamo il danno ma non evitiamo che possa accadere».
Quindi quali possibilità avremo di far avanzare la discussione e l’approvazione della legge approvata all’unanimità in commissione affari sociali?
«Faremo pressione per avere una risposta coerente dalla commissione Bilancio senza la quale non esiste costituzionalmente la possibilità di andare avanti ma ciò non potrà accadere senza una forte partecipazione della società civile responsabile».
Infine una domanda tecnica in materia di offerta dell’azzardo: in cosa consiste e quale giudizio si può dare sulla sanatoria per i Ctd, prevista dagli emendamenti del governo Renzi, approvati in Commissione bilancio al Senato?
«In buona sostanza il governo ha concesso una sorta di sanatoria a gestori e concessionari che lavorano secondo il modello Ctd: centro trasmissione dati a distanza, fuori dall'Italia, attraverso internet.
Si tratta di situazioni che coinvolgono i giocatori con una pubblicità martellante, che li raggiunge sul tablet, sul cellulare, quando accendono il computer, fanno una raccolta economica significativa, su cui le tasse vengono pagate "all'estero." Ma la sanatoria con il "lodevole intento" di recuperare risorse, finisce con il legittimare l'estensione del gioco in modi, luoghi e tempi che sono al di fuori dei percorsi legali, strutturati in modo corretto! Ancora una volta il fine non giustifica i mezzi, anche perché i mezzi corrompono il fine! »