Avolab e il consumo critico in Sicilia

Perchè il Laboratorio di economia civile Eremo Avola Antica promuove lo Slot Mob in Sicilia? Riconciliare economia e democrazia partendo dal Sud. Intervista a Steni Di Piazza
AVOLAB

A pochi giorni da Loppiano Lab, la manifestazione che si è svolta alle porte di Firenze dal 20 al 22 settembre, è in pieno svolgimento in Sicilia, dal 24 al 29 dello stesso mese, un percorso di formazione dedicato al tema “La cooperazione tra inclusione sociale e sviluppo sostenibile” organizzato dal Laboratorio di Economia civile, Avolab, in collaborazione con la Scuola di Economia civile. Segno di vitalità di un tessuto sociale che vede Avolab tra i promotori dell’iniziativa Slot Mob in programma a Palermo dall’8 al 10 novembre. Cosa è Avolab e come agisce concretamente nel campo sociale? Ce lo spiega Steni Di Piazza che abbiamo già sentito come referente di Banca etica in Sicilia.

Come è nato Avolab?
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Dalle macerie del vecchio modello economico e finanziario deve sorgere una nuova idea di mercato, che possa riconciliare economia e democrazia, profitto e gratuità, sviluppo e bene comune. Questa l’ambiziosa “mission” attorno a cui è nata Avolab, costituita a marzo del 2012, ma già, di fatto, attiva da fine gennaio con l’organizzazione di due giornate di lavoro che si sono svolte in un eremo ad Avola, in provincia di Siracusa, gestito da una cooperativa di donne che vive l'esperienza dell’economia civile. In quella occasione la sfida è stata accolta da oltre duecento partecipanti al Laboratorio che hanno chiesto formalmente di dare vita ad un’associazione che perseguisse gli scopi e i metodi dell’economia civile con iniziative concrete».

Come funziona?
«Il “Laboratorio di Economia civile Eremo Avola Antica”, Avolab, vuole rendere concreta l'attuazione di un nuovo modello di welfare sussidiario che si serve anche dei meccanismi di mercato come strumento per rafforzare e diffondere la responsabilità sociale e la cittadinanza attiva; intende proporre gli strumenti informativi essenziali per consentire a tutti i cittadini, così come ai soggetti che operano nell’economia tradizionale e nella pubblica amministrazione, di orientarsi nel complesso ed articolato scenario dell’economia civile».

Che tipo di competenze sono chieste per partecipare?
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Il percorso è aperto a tutti. Imprenditori, dirigenti di azienda, studenti e disoccupati, casalinghe e pensionati, amministratori locali, docenti e tanta gente comune che cerca di operare quotidianamente per costruire insieme nuovi modelli di economia che non si ispirano alla massimizzazione del profitto, ma hanno l’ambizione di volere lanciare, della Sicilia, un nuovo modello di economia che possa formare le nuove generazioni ad una cultura di impresa in cui il profitto è solo uno dei tanti elementi del suo progetto, un progetto che funziona, è innovativo e cresce nel tempo. Imprese i cui amministratori non “strumentalizzano” mai totalmente la loro impresa, perché le attribuiscono un valore intrinseco, essendo quella impresa un’espressione di un progetto di vita individuale e collettiva, che crea nuovi posti di lavoro e lo sviluppo economico del territorio di appartenenza».

Come incide la piaga dell'azzardo legalizzato nei territori del Sud?
«Il Meridione di Italia e la Sicilia sono stati da sempre considerati luoghi di grandi risparmiatori. Negli ultimi anni le banche hanno maggiormente aumentato la presenza di sportelli al Sud per "rastrellare" maggior denaro possibile per reinvestirlo in titoli più redditizi, che fossero derivati, bolle speculative, titoli di stato o altro. Ma qualcosa si è incrinato con la crisi».

Cosa è avvenuto in concreto?
«L’aggravarsi della crisi, le difficoltà dei giovani a inserirsi nel mondo del lavoro, le ripetute difficoltà del sistema finanziario, sono alcune cause che hanno inciso negativamente sulla capacità di risparmio, ma sta cambiando la cultura. La logica del “tutto subito”, che tanti danni sta provocando per esempio con la speculazione finanziaria, si sta scontrando con quella della programmazione e del medio-lungo termine. Proprio nei momenti di grande incertezza come quello attuale andrebbero incentivati comportamenti virtuosi come quello di accantonare i propri risparmi in modo da programmare in modo più consapevole e sereno il proprio futuro».

E ora?
«Assistiamo ad un fenomeno opposto. Nel 2012 gli italiani hanno speso per il gioco legale 87 miliardi di euro (contro i 76 miliardi del 2001 e 60 del 2010) e le stime per il 2013 sono paurosamente ancora in crescita. Mi chiedo: e se la metà di questi importi fossero stati depositati nelle banche (magari quella etica) quanti finanziamenti si sarebbero potuto fare alle imprese? Altro che “credit crunch”!».

Tutto passa per l’uso del denaro dunque?
«Il risparmio non deve essere visto come stimolazione del desiderio di accumulare di beni, ma come giusta gestione dei propri beni, nell’ambito di un contesto sociale in cui denaro, beni ed energie circolano in maniera armonica ed equilibrata e teniamo bene a mente che la cultura della legalità conduce a utilizzare la finanza per investire nell'economia reale piuttosto che, ad esempio, nell’azzardo del mercato dei derivati».

 

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