Avevano spento anche la luna
Ruta Sepetys - Garzanti
Un libro che si legge d’un fiato seguendo Lina, quindici anni, dalla Lituania al Polo Nord, prigioniera dei russi con la madre e il fratellino, vittima innocente di una deportazione silenziosa ma spietata che durerà dodici anni. È il 1940: l’Unione sovietica occupa Lituania, Lettonia ed Estonia. Compaiono le liste degli “antisovietici”: intellettuali, artisti, soldati, imprenditori ritenuti pericolosi da deportare in Siberia. Anche Lina, figlia del rettore dell’università di Kaunas, viene deportata. Comincia un viaggio terribile, fatto di miserie e orrori, amore e solidarietà, nella lotta continua per conservare la propria dignità.
Americana, ma figlia di rifugiati lituani, la Sepetys si ispira a una storia vera per raccontare, nel suo primo romanzo, uno dei più terribili genocidi della storia: le deportazioni nei gulag staliniani, dove morirono venti milioni di persone. Eppure, in questo libro pieno di dolore, la protagonista è la speranza. «Alcune guerre – scrive l’autrice – si vincono con i bombardamenti. Per le popolazioni del Baltico questa guerra è stata vinta credendoci. Nel 1991, dopo cinquant’anni di brutale occupazione, hanno riconquistato l’indipendenza, in maniera pacifica e con dignità. Hanno scelto la speranza e non l’odio. Tre minuscole nazioni ci hanno insegnato che l’amore è l’esercito più potente. Che sia amore per un amico, amore per la patria, amore per Dio o anche amore per il nemico, in ogni caso l’amore ci rivela la natura davvero miracolosa dello spirito umano».