Ave Cesare! dei fratelli Coen

In attesa della piena pasquale, spicca tra i nuovi film nelle sale il graffiante ritratto sulla Hollywood anni Cinquanta con George Clooney e Scarlett Johansson. E poi "Weekend" di Andrew Haigh, "Forever young" di Fausto Brizzi e "Un nuovo giorno" di Stefano Calvagna
Ethan Coen e George Clooney al Festival Internazionale del Cinema di Berlino

Ave Cesare!
Divertente, ironicamente spiazzante e leggero, il film dei fratelli Coen non sarà un capolavoro, ma è pur sempre un’opera godibile. Il ritratto sulla Hollywood anni Cinquanta è graffiante: George Clooney è la star indisciplinata che deve interpretare  un polpettone biblico (farà il centurione che vede spirare Cristo), ma sparisce, rapito da un gruppo di criptocomunisti ispirati da Marcuse (perfetto Clooney nella parte del bell’idiota); Channing Tatum è invece la star ballerina alla Gene Kelly; Scarlett Johansson è la diva scapestrata, rimasta incinta da parte di ignoto o di ignoti; e poi c’è la star dei film di cowboy che non sa recitare – un siparietto indimenticabile –, le gemelle rivali giornaliste a caccia di gossip (Tilda Swinton)… e così via. Il povero Eddie Mannix, factotum, deve tenere sotto controllo questo circo umano che però incanta gli spettatori e li fa sognare. Ma si tratta solamente di un film sui film di una certa epoca, di un divertissement sul passato e nulla più? Il sospetto viene. Ed è quello che gli scaltri Coen guardino invece al presente. Vedere per credere.

 

Weekend
Molto pubblicizzato, il film di Andrew Haigh è la storia di due giovani gay che si ritrovano una notte insieme e il giorno seguente iniziano a conoscersi. Sono diversi nel modo di vedere e di pensare la loro vita, la sessualità, il futuro: le domande sono molte, le risposte differenti, perché i caratteri lo sono. Siamo nel mondo reale, dove uno sogna un rapporto più costante, l’altro sta per partire per Portland. Ci andrà per davvero? Abbastanza sottilmente ideologico, il film non evita alcuni cliché, e benché la regia di Haigh tenti di vivacizzare realisticamente la narrazione, non si prende il volo, anche perché le parole sono troppe e lo scavo psicologico più voluto che riuscito, restando in superficie.

 

Un nuovo giorno
Siamo indubitabilmente sulla scia di The Danish Girl. C’è Giulio, che fin da piccolo si sente Giulia, e così si fa chiamare a scuola, suscitando l’ilarità cattiva dei compagni, l’ira della maestra, la sofferenza in casa e gli approcci ambigui di un prete. Poi, il ragazzo-ragazza diventa giovane, fa il modello, incontra l’amore e a Bangkok riesce finalmente a diventare donna con tutte le conseguenze nel bene e nel male. Tratto da un storia vera, il film diretto da Stefano Calvagna affronta un argomento ormai insistente, anche con diversi attori a impersonare il protagonista di un racconto certo sincero, ma che non riesce ad evitare la superficialità descrittiva ed emotiva.

 

Forever young
Fausto Brizzi si diverte a prendere in giro i cinquantenni e passa che vogliono restare sempre giovani, nonostante i capelli bianchi, la pancetta, eccetera. L’avvocato Franco è un settantenne adrenalinico, Angela un'estetista che ha una storia d’amore con un ventenne, Diego è un dj radiofonico che non accetta l’età e Giorgio un cinquantenne che ha ben due storie amorose insieme. Tra scherzi, equivoci e rapporti con i giovani che sono ora ingenui, ora insicuri, ora scatenati il film ama i bozzetti di vita, il ritmo rapido e non evita una malinconia di fondo oltre il sorriso di facciata. Brizzi non gira un capolavoro, ma una parabola amarognola sull’attuale mania dell’eterna giovinezza, dove in fondo ciascuno si smarrisce, finché non si accetta (le donne meglio degli uomini). Bravi gli attori, in particolare Sabrina Ferilli, autentica star nostrana, Bentivoglio al solito un poco manierato.

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