Avanza l’opera di soccorso in Cile
In Cile avanza l’opera di soccorso nelle zone maggiormente colpite dal terremoto di mercoledì in serata. Intanto si riconosce ufficialmente la morte di 12 persone, mentre altre 5 risultano ancora disperse. Le scosse di assestamento sono diminuite e da ieri sera non sono più percepibili dalla popolazione.
Sebbene la zona dove si riportano maggiori danni non è densamente abitata, più o meno di centomila abitanti, sono vari i centri dove si registrano danni alle case ed alle infrastrutture e, soprattutto si registrano danni nel porto di Coquimbo. La terminale marittima di questa città di 150 mila abitanti è stata invasa dalle acque nel maremoto che ha fatto seguito scosse telluriche. Alcuni pescherecci sono stati sollevati dal mare che si elevato per alcuni metri ed adagiati sul molo, mentre decine di cabine di artigiani presenti nel piazzale sono state distrutte.
Il Cile commemora la sua indipendenza (ottenuta nel 1810). La cattedrale di Santiago è la sede del tradizionale “Te Deum” al quale partecipa il capo di Stato ed il governo, oltre alle autorità religiose. La presidente Michelle Bachelet ha annunciato che le celebrazioni saranno sobrie e limitate “perché ci sono molti cileni che oggi non possono festeggiare e vivono in serie difficoltà”. “Possiamo affrontare insieme le nostre sfide”, ha sottolineato la presidente, che ha fatto presente che l’opera di soccorso è in marcia e non è stato necessario un intervento straordinario per garantire la pubblica sicurezza. Varie forze politiche hanno messo in luce la necessità di superare in questo momento di emergenza le differenze che esistono sul piano ideologico.
Sono circa 650 le persone danneggiate, di cui 81 alloggiate in ricoveri di fortuna; manca riallacciare l’acqua potabile per 9.000 persone e sono 192 gli edifici con danni gravi.
Vari esperti hanno messo in risalto l’eccellente livello di preparazione del Paese di fronte alle catastrofi naturali come terremoti e maremoti. Basta pensare che il recente terremoto in Nepal, di minore intensità, ha provocato 11 mila morti ed enormi distruzioni. Il terremoto del 2010 ad Haiti, anche in questo caso di minore intensità, provocò 220 mila morti e la devastazione dell’isola.
Viene messa in luce la rete di monitoraggio sismologico, distribuita sul territorio, l’osservanza scrupolosa delle norme di costruzione antisismiche e la preparazione dei cittadini, che apprendono a scuola cosa devono fare durante le esercitazioni periodiche. Infatti, il 16 settembre sera sono state evacuate dalla costa un milione di persone, senza praticamente intoppi.
Popolo previdente, il governo dispone delle risorse necessaria attraverso fondi speciali destinati ai casi, purtroppo frequenti, di catastrofi naturali. Pertanto il Paese non dovrà far ricorso alla solidarietà internazionale.