Avanti, vincitori e vinti!

Il Vecchio continente dà qualche segno di saggezza. Ma guai a rinfocolare rivalità inutili
Mario Monti e Van Rompuy

Abbiamo (quasi) unanimemente apprezzato in Italia i nostri due Mario, anzi tre. Che non vanno certo esenti da sbagli, errori e meritate critiche, ma che in questo fine settimana ci hanno deliziato.
 
Innanzitutto Balotelli, coi suoi muscoli, i suoi gol da cavallo di razza, la sua statuaria protesta dai mille significati, il suo abbraccio alla madre adottiva: in pochi minuti ha conquistato gli italiani, anche i più restii (viste le sue ripetute follie d’adolescente), con gesti che possono essere considerati simboli della quintessenza della natura italiana: la creatività che sostiene ed esalta la forza e l’intelligenza; la tolleranza e l’amicizia che travalica razze, etnie e censo; la forte componente familiare della nostra struttura sociale.
 
Egualmente abbiamo (quasi) unanimemente apprezzato in Italia Mario Monti che, sostenuto in modo intelligente, e forse troppo poco sottolineato, dall’altro Mario, Draghi, presidente della Bce, ha saputo imporsi nel vertice tanto temuto di Bruxelles. Lo ha fatto anche lui con la creatività (sua è l’idea della possibilità che il Fondo salva Stati fosse utilizzato per calmierare gli spread, cioè il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato di un Paese e quelli tedeschi), con la forza (il “veto” posto al presidente Van Rompuy: o si approvano assieme i provvedimenti per lo sviluppo e quelli per gli spread, o non se ne fa nulla), con la tolleranza e l’amicizia (vedi i rapporti personali che ha saputo stringere da anni in Europa, anche grazie al suo perfetto inglese, con tutti i maggiori leader, a cominciare dalla Merkel, senza mai porsi come maestro o saputone e tantomeno come vincitore di partite, ma come un partner amico), con la famiglia (Monti ha una tranquillità familiare che riesce a trasmettere attorno a sé, nonostante più di una volta abbia avuto la buona scusa per mollare tutto, vista l’insipienza di tanta parte della politica politicante italiana).
 
Ora tocca a noi italiani: dobbiamo anche noi essere creativi, forti, intelligenti, tolleranti, amici, fratelli e madri. La partita che ci aspetta non è certo finita, ma possiamo guardare con più coraggio al futuro, sia alla finale di domani con la Spagna, sia alla grande competizione della finanza globalizzata. I due (o tre) Mario ci hanno indicato la strada. Sperando di non fare le gaffe dei vincitori che si credono per ciò stesso i migliori: guai a considerare ora i tedeschi (e i finlandesi, e gli olandesi e i danesi, i nordici insomma) come gli sconfitti (senza di loro dove andremmo?), come il popolo da deridere (veramente ignobili e volgari i titoli di certi nostri quotidiani che hanno preso in giro il fisico della Merkel).
 
Oggi l’Europa ha fatto un passo avanti, ma non basta: bisogna arrivare, come pretende la Merkel a ragione, ad una maggiore unità politica ed economica, con l’inevitabile cessione di parte delle nostre prerogative nazionali, quelle giuste. Avanti!
 
 
 
 

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