Autonomia differenziata, i rischi per bambini e ragazzi

Per la garante Carla Garlatti bisogna smettere di far finta che i ragazzi non esistano: si rischia l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione. I rischi dell'autonomia differenziata per i minori. I limiti dell'educazione alle relazioni proposta da Valditara e del decreto Caivano. La denuncia delle reazioni spropositate delle forze dell'ordine.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Carla Garlatti, Presidente dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in occasione della Relazione annuale (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

«Nascere in una regione invece che in un’altra porta a differenze notevoli». E tuttavia, i bambini, i ragazzi «dovrebbero poter partire dalle stesse basi»: si dovrebbe, cioè, realizzare l’uguaglianza sostanziale stabilita dall’articolo 3 della Costituzione, quando stabilisce che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […] che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…». La garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, Carla Garlatti, nella sua relazione annuale non ha nascosto la sua preoccupazione per la riforma dell’autonomia differenziata. Ad ascoltarla, tra gli altri, nella sala della Regina a Montecitorio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

Nel 2023, un milione e 300mila minorenni erano in condizioni di povertà assoluta. Incrociando i dati Istat e la relazione della Caritas, questo significa che il 2,5% degli infrasedicenni e un bambino su 7 nella fascia d’età da zero a tre anni non possono usufruire di un pasto proteico al giorno perché le loro famiglie non se lo possono permettere: «sono dei dati – ha commentato la garante – assolutamente agghiaccianti».

La garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, foto AGIA.

L’attenzione è sui livelli essenziali delle prestazioni. I famosi Lep che, dopo l’approvazione della riforma dell’autonomia differenziata, il governo dovrà definire a livello nazionale. Un’opportunità per rispondere alle disparità presenti nel Paese, ma anche un grande rischio. «La riforma per l’autonomia differenziata – ha affermato Garlatti – può consentire la definizione una volta per tutte dei Lep che riguardano l’infanzia e l’adolescenza, ma è fondamentale che la riforma non si trasformi in uno strumento che renda ancora più profondo il solco tra le Regioni». Questo vale, ad esempio, anche il futuro dei nostri figli. «Il nostro è un Paese che ha molte differenze tra le regioni e io l’ho potuto constatare anche a proposito dell’offerta formativa professionale per i ragazzi. Girando fisicamente l’Italia da Torino a Palermo ho potuto constatare come l’offerta si è spaventosamente diversa» da Nord, dove c’è un’offerta di corsi professionali tutto sommato adeguata, al Sud.

La relazione di Garlatti ha evidenziato la marginalizzazione dei minori in Italia. Il suo appello a tenere bambini e ragazzi lontani dallo scontro politico non significa, ha sottolineato, «che dobbiamo comportarci come se i minorenni non esistessero». I diritti dei minorenni – che non appartengono a nessuna parte politica – non devono essere per questo ignorati, tutt’altro. «Proprio perché appartengono a tutti devono essere posti al centro dell’azione strategica del nostro Paese».

C’è una narrazione pubblica molto negativa rispetto ai minori. Tuttavia, rispetto ai reati che commettono – in calo nel 2023 del 4,15% rispetto al 2022 – «non ci si può fermare ad un giudizio di condanna». Bisogna capire i motivi del loro comportamento e dare delle risposte adeguate al malessere che vivono, testimoniato da autolesionismo, disturbi alimentari severi, tentativi di suicidi evidenziati anche dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero dell’Istruzione.

Ansia bambini Bambina triste e preoccupata, foto Pixabay

I «ragazzi – afferma la garante – vogliono essere ascoltati. Stanno mandando un segnale chiaro al quale dobbiamo rispondere». Il loro processo educativo non è concluso: sono ancora recuperabili e noi – ha sottolineato Garlatti – «dobbiamo fare di tutto per recuperarli». L’aspetto punitivo da solo non è sufficiente. «Se noi prendiamo come punto di riferimento il 31 maggio 2023, al 31 maggio 2024 constatiamo che la presenza dei minorenni degli istituti penali minorili è aumentata del 61,43%, il che sta a significare che il cosiddetto decreto Caivano non ha avuto il benché minimo effetto deterrente, anzi: l’aumento delle pene ha comporta l’aumento delle presenze dei minorenni degli istituti penali minorili», con un sovraffollamento delle strutture e un sovraccarico di lavoro sugli educatori, già pochi, che hanno il compito di far comprendere al ragazzo la gravità di quanto fatto.

Per la garante la punizione da sola non è sufficiente e questo vale anche per la scuola: bocciature e sospensioni «non sono sufficienti a far capire al ragazzo che ha sbagliato. È assolutamente necessario affiancare a questo tipo di sanzione “tradizionale” un percorso rieducativo alternativo», come il progetto delle scuole riparative promosso dall’Autorità garante, in cui ad esempio nei casi di bullismo e cyberbullismo si mettono l’autore e la vittima uno di fronte all’altro per sviluppare l’empatia e ridurre le recidive. La questione riguarda anche la violenza di genere: le ragazze hanno paura quando escono di casa e lo provano i tanti casi di violenze e abusi ai danni di bambine e ragazzine che si stanno verificando. Da questo punto di vista, il piano per l’educazione alle relazioni promosso dal ministro dell’Istruzione Valditara, con «solo 30 ore fatte fuori dall’orario scolastico su base volontaria, non credo che saranno sufficienti. Anzi, non penso proprio avranno gran successo. Si tratta di una materia che andrebbe introdotta nelle scuole fin da piccoli. Perché è fin da piccoli che si deve imparare il rispetto e l’educazione per l’altro».

Garlatti ha denunciato la situazione in cui vivono i minori stranieri non accompagnati: ragazzi spesso lasciati per mesi senza far nulla o accolti in strutture per adulti, ragazze abbandonate e sparite. C’è il problema del diritto allo studio dei ragazzi con disabilità, con il 60% degli studenti che lamento l’impreparazione o l’assenza dell’insegnante di sostegno.

I ragazzi, ha aggiunto la garante, «hanno il diritto di essere ascoltati, ma hanno anche il diritto di manifestare le loro idee senza dover temere sospensioni a scuola o reazioni a dir poco spropositate delle forze dell’ordine». Il riferimento chiarissimo è alle manganellate inferte dalla polizia agli studenti che manifestavano pacificamente, come a Pisa e a Firenze.

Un commento in tal senso è venuto anche dal rappresentante dei ragazzi e delle ragazze della Consulta dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che ha letto una lettera per Mattarella: «La libera espressione delle idee di noi giovani – ha sottolineato – deve essere sempre tutelata e mai repressa dallo Stato. Come ha sottolineato anche Lei, nella sua nota successiva i fatti di Pisa del 23 febbraio, “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza, tutelando al contempo la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”».

I ragazzi hanno diritto di informarsi e di farlo in sicurezza: ecco perché bisognerebbe garantire loro una navigazione sicura e tutelarli dalle fake news e «dalle allucinazioni dell’intelligenza artificiale» che condiziona il loro spirito critico.

Educare non significa imporre i propri modelli oppure omologare. Vuol dire invece far emergere in ogni minore la sua singolarità, originalità e unicità. A tal fine, gli adulti dovrebbero essere responsabili verso se stessi e verso i ragazzi. Tuttavia, «non possiamo pensare che un minore rispetti il professore se il genitore è il primo poi a contestare il voto che gli è stato dato».

Il pensiero va anche all’aggressione subita dal deputato Leonardo Donno (M5S) alla Camera mentre mostrava la bandiera dell’Italia al ministro per le Autonomie Calderoli: su di lui si sono precipitati i parlamentari della Lega e il pentastellato è stato portato via ferito in carrozzina. Come si può essere credibili, dopo tali fatti avvenuti in una sede istituzionale, nel chiedere ai ragazzi di non ricorrere alla violenza nei rapporti sociali?

Aggressione ai danni del deputato del Movimento cinque stelle, Leonardo Donno, che stava cercando di dare una bandiera tricolore al ministro Calderoli: è stato colpito ed è caduto a terra. Subito dopo è stato portato via dall’aula in carrozzina. Foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Tornando alla relazione dell’Autorità garante, Garlatti ha sottolineato l’importanza di imparare ad accettare le frustrazioni della sconfitta, che nella vita inevitabilmente capiteranno a tutti. Questo anche nello sport, dove gli adulti dovrebbero insegnare i valori di un confronto leale e non a vedere nell’avversario un nemico da abbattere.

Tra i temi toccati, anche la questione dei figli dei detenuti e dei collaboratori di giustizia. «Non posso non spendere una parola – ha affermato Garlatti – sul fatto che ci sono 23 bambini in carcere. I bambini non devono stare in carcere: ce ne fosse anche uno solo, sarebbe uno di troppo». Ecco perché a proposito del disegno di legge attualmente in esame in Parlamento, «che va esattamente nella direzione opposta, io non posso che esprimere disappunto – per usare un eufemismo».

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Relazione annuale dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Nella foto l’intervento del rappresentante della Consulta dell’autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica).

Per la garante, l’Italia è come divisa in due parti: da una parte c’è chi ha meno di 18 anni, dall’altra il resto della popolazione. Bisogna abbattere il diaframma che le separa: «non si può continuare a fare come se i minorenni non esistessero».

Le decisioni che vengono adottate oggi non devono compromettere né ledere le possibilità delle generazioni future. I destinatari devono essere i minori, sin da ora, «perché in questo momento i ragazzi non compaiono nemmeno sullo sfondo: è come se non ci fossero. Se non li prendiamo sul serio e non ascoltiamo le loro richieste rischiamo l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione. E penso che siamo tutti d’accordo nel non volere nessuna di queste due cose».

Guarda qui il video con l’intervento della garante

Scarica qui la relazione al Parlamento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

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