Autonomia differenziata e Jobs act, ripartire dai contenuti

Oltre le strategie di nuove alleanze politiche, l’iter avviato dei nuovi referendum può ridare vitalità al dibattito pubblico e fare chiarezza all’interno dei partiti. Il tabù della legge elettorale al centro di un’iniziativa partita dal basso. Il punto fermo di Mattarella che riafferma la libertà di informazione contro gli atti eversivi e violenti
Delegazione della CGIL in Corte di Cassazione ANSA/MASSIMO PERCOSSI

L’estate 2024, tranne eccezioni possibili in questi tempi straordinari, dovrebbe risvegliarsi politicamente a livello mediatico con la kermesse del Meeting di Rimini di fine agosto con la presenza abituale di esponenti dei partiti. La cerimonia estiva dei giornalisti parlamentari della consegna del ventaglio rappresenta sempre l’occasione per fare il punto con i presidenti delle Camere e con il Quirinale.

Dal colle più alto, come al solito, è arrivato un intervento chiaro sulla libertà d’informazione, sollecitato dall’aggressione subita da un giornalista de La Stampa di Torino da parte di alcuni militati d un circolo  dell’organizzazione di estrema destra, Casa Pound.

Mattarella ha parlato di veri e propri atti eversivi contro la libertà di informazione, segnando la differenza con quanto affermato dal presidente del Senato La Russa che, pur condannando l’atto violento, ha eccepito sulle modalità operative del giornalista, creando un certo sconcerto.

Il presidente della Repubblica ha ricordato l’importanza della legge Gonella che ha istituito l’Ordine dei Giornalisti: «È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede».

Il democristiano Guido Gonella, è bene ricordare, fu una delle firme, assieme a Igino Giordani, che sull’Osservatore Romano, unico giornale rimasto libero durante la dittatura, riuscirono a dare voce alle critiche contro il fascismo.

Ma il panorama politico italiano mostra alcune novità destinate ad emergere sempre più nel tempo. Da una parte l’insolita capacità di resilienza dimostrata da Forza Italia, con il manifesto interesse espresso dagli eredi Berlusconi di investire nella formazione politica da collocare sempre più verso il centro, attraendo consensi tali da arrivare al 20% alle prossime elezioni.

Il partito guidato attualmente da Tajani è saldamente collocato all’interno dei popolari europei, e quindi nella maggioranza Ursula bis che governa la Ue, al contrario di Lega e Fratelli D’Italia.

La strategia dei conservatori e riformisti europei, dove è presente e leader Giorgia Meloni, è, ad ogni modo, quella di incidere sulle decisioni importanti in materia di transizione ecologica e migrazioni offrendo il sostegno necessario in caso molto probabile di frizione con i Verdi europei.

Sul fronte del centrosinistra, invece, la novità è quella dei segnali di riavvicinamento del partito di Italia Viva, nato da una scissione dal Pd decisa dall’ex segretario dem Matteo Renzi. Si confermerebbe così la rottura con Azione di Calenda  già sancita con le elezioni europee dove le due formazioni liberal liberiste, divise tra loro, non hanno superato lo sbarramento del 4%.

Le alleanze sono determinate pragmaticamente dalle strategie decisive in base al sistema elettorale vigente. Non sembra, infatti, che sia in discussione il Rosatellum, il sistema che prende nome tra l’altro da un deputato ex Pd passato poi da Italia Viva ad Azione, e così il gioco degli accordi resta decisivo per conquistare un numero di parlamentari superiore all’effettiva percentuale di consenso depositato nelle urne.

A dire il vero, ne parlano in pochi, ma è partita una raccolta di firme per l’abrogazione parziale della legge Rosato grazie all’iniziativa  del Co.Re.Ra, cioè Comitato referendario per la rappresentanza, che si è costituito lo scorso aprile riprendendo le tesi dell’avvocato Felice Besostri, scomparso da poco.

Ma un ostacolo insormontabile sull’alleanza di un campo largo, dai Cinque Stelle, approdati in Europa nel gruppo de La Sinistra, ad Italia Viva, è di sicuro rappresentato dal referendum proposto dalla Cgil per l’abolizione del Jobs act, cioè la riforma emblematica voluta da Matteo Renzi nel periodo in cui è stato segretario dem e presidente del Consiglio.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è arrivato con un camion davanti alla Cassazione per depositare 4 milioni di firme a sostegno di 4 quesiti destinati a smontare il sistema di regolamentazione del lavoro apprezzato da Confindustria.

Puntare ad un dibattito sui contenuti potrebbe rappresentare la strada per recuperare parte dell’astensionismo crescente alle urne. Come prevedibile, la Cisl a guida di Luigi Sbarra non condivide affatto il referendum contro il Jobs act così come ha espresso contrarietà a quello contro l’Autonomia differenziata.

Il ricorso ai referendum sembra indicare il bisogno di partecipazione diretta da parte dei cittadini alle scelte decisive della vita pubblica. Si comprende così anche la proposta delle Acli, assieme ad Argomenti 2000, di due iniziative di legge popolare per promuovere la democrazia interna ai partiti e dare potere effettivo a forme di democrazia diretta.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Abbiamo a cuore la democrazia

Quell’articolo che ci ha cambiato la vita

La filosofia dello sguardo

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons