Auguri, maestro Prêtre!

A 91 anni ha diretto con grazia ed eleganza alla Scala di MIlano le opere di Beethoven e Verdi, Ravel ed Offenbach, festeggiando i settant'anni di carriera
George Prêtre

Arrivare a 91 anni e dirigere ancora, festeggiando i settant’anni di carriera a Milano, non è da tutti. Toscanini lasciò ad 87 ed era forse finora il direttore d’orchestra più longevo. A dire che l’arte del podio può stroncare nel pieno dell’attività – è successo a Mitropoulos, Patanè, Sinopoli – oppure far superare gagliardamente gli ottant’anni.

 

Prêtre, nato solista di tromba, dirige sempre con grazia ed eleganza. Passione, certo, ma soprattutto ascolto: del compositore in primo luogo o meglio dialogando con il suo spirito. Perche Georges, figlio di un ciabattino del nord della Francia, è credente – anzi afferma di “aver avvertito la presenza di Dio molte volte”. Non se ne vergogna a dirlo, come pure di affermare di esser molto legato alla moglie Gina, sposata da 65 anni, tanto da dedicarle l’opera Pour Toi.

 

Ama il suo mestiere perché lo spinge “ad amare tutta l’arte”. Perciò quando esegue l’amato Bizet o Debussy e Ravel, ma anche Verdi e Beethoven e Puccini, Prêtre sa estrarre dall’orchestra una finezza di suono, una raffinatezza coloristica, un senso del tempo preciso, ma non duro che suscita nell’ascoltatore quasi la voglia di volare dentro al mondo immenso che è la musica, alla sua dimensione spirituale.

 

Lo scorso lunedì alla Scala ha diretto Beethoven e Verdi, Ravel ed Offenbach: erano i suoi primi cinquant’anni nel teatro. Qui egli sente ancora aleggiare lo spirito di una sua grande ed infelice amica, Maria Callas con cui lavorò ad una memorabile Tosca londinese, regista Franco Zeffirelli, di cui esiste una parte videoregistrata, per nostra fortuna.

Ora, prima di morire, vorrebbe – ha affermato – “scrivere una messa, da dedicare a tutti i compositori che ho amato”. Gli auguriamo di poterlo fare davvero.

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