Au Revoir, Francesca!

Dopo vent’anni di attività Francesca Schiavone, vincitrice del Roland Garros 2010, ha annunciato il ritiro dal tennis.

«Non so se vincerò, ma una cosa è certa: entrerò in campo lottando e dando il massimo. Non lascerò niente al caso». Siamo a Parigi, in un venerdì di inizio giugno del 2010. È la vigilia della finale femminile del Roland Garros, il torneo che, di fatto, rappresenta il vero e proprio “campionato mondiale” di tennis sulla terra rossa. A parlare in questo modo è una ragazza italiana di quasi 30 anni, professionista dal 1998. Una ragazza nata a Milano, figlia di un immigrato proveniente da un piccolo comune in provincia di Avellino (Manocalzati). Una tennista che con tanta abnegazione, lottando duramente per cercare di emergere in un circuito dominato da atlete molto più dotate di lei dal punto di vista muscolare, ha cercato di migliorarsi giorno dopo giorno, anno dopo anno, per arrivare a vivere almeno un giorno da leone. Anzi, da “leonessa”, proprio come il nomignolo che ha accompagnato la sua lunghissima carriera.

Il giorno dei giorni, per Francesca Schiavone, è arrivato proprio in quella finale del 2010 quando, per la prima volta nella storia del tennis femminile del nostro paese, una donna è riuscita a vincere un torneo del Grande Slam. Quel successo, ottenuto contro l’australiana Samantha Stosur, non è stato però l’unico giorno da “leone” per l’atleta azzurra. La Schiavone, infatti, ha ottenuto tante altre affermazioni di prestigio che l’hanno consacrata come una delle tenniste italiane più forti di tutti i tempi. Otto tornei vinti nel circuito maggiore, più di 600 incontri di singolare terminati con successo. Tra tutte queste vittorie, però, ci piace ricordare soprattutto i tre trionfi ottenuti in Federation Cup (la Coppa Davis al femminile). Vittorie esaltanti, in uno sport prettamente individuale, conquistate unitamente a compagne di nazionale quali Flavia Pennetta, Roberta Vinci o Sara Errani. Tenniste che, insieme a Francesca, nell’ultimo decennio hanno regalato enormi soddisfazioni ai tantissimi appassionati italiani di questo sport. Tenniste che, proprio sulla spinta dei risultati raggiunti dalla Schiavone, hanno trovato in lei l’ispirazione per dare vita ad una splendida era del tennis tricolore.

Il suo gioco, ricco di grinta e di tecnica, in questi anni ci ha fatto davvero emozionare. Soprattutto quel rovescio ad una mano, un vero e proprio “marchio di fabbrica”, colpo che l’ha resa così difficile da affrontare per le sue avversarie di turno. Un colpo che ormai è diventato una rarità (anche al maschile), basti pensare che dopo di lei nessuno, ne uomo ne donna, ha più vinto una prova del Grande Slam utilizzando, appunto, questa “soluzione” tecnica. Un colpo che l’ha portata molto in alto, unica tennista azzurra (finora) a riuscire ad entrare tra le prime cinque della classifica mondiale (per la precisione il suo best ranking è il quarto posto, posizione raggiunta nel gennaio del 2011). Un colpo che l’ha sostenuta in “mille battaglie”, in partite memorabili, come ad esempio quella disputata negli ottavi di finale degli Australian Open del 2011. Un incontro in cui la nostra leonessa ha battuto la russa Svetlana Kuznetsova, al termine di un match durato ben 4 ore e 44 minuti, in quella che ancora oggi è la partita più lunga di sempre nella storia del tennis femminile.

Ora Francesca ha deciso di dire basta. Un’uscita in sordina, senza troppi clamori. Niente passerella finale, niente lacrime pubbliche. Lontana dal campo e dall’abbraccio dei sostenitori, come invece era accaduto a Roma, pochi mesi fa, alle sue compagne di nazionale Pennetta e Vinci, anch’esse giunte, proprio in questo 2018, al momento di appendere definitivamente la racchetta al chiodo. Una semplice conferenza stampa, tenutasi durante gli US Open in corso di svolgimento a New York. Proprio lì dove, nel 2000, era entrata per la prima volta nel tabellone di un Major (in totale, in carriera, la Schiavone ha preso parte a ben 70 tornei del Grande Slam!). Vestita da tennista, come se avesse appena terminato un incontro. Poche parole, per dire a tutti che a 38 anni anche per lei è arrivato il momento di dire basta con il tennis giocato, anche per lei è arrivata l’ora di iniziare un nuovo capitolo della vita. «Quando avevo 18 anni avevo due sogni: vincere il Roland Garros ed entrare fra le prime 10 del mondo. Li ho realizzati entrambi e quindi posso ritenermi fortunata», ha spiegato ai giornalisti presenti trattenendo a stento le lacrime.

Noi appassionati non avremo più modo di vedere le sue discese a rete, le volée, le smorzate e più in generale tutta quella varietà di colpi che, con lei in campo, rendevano ogni match un vero spettacolo. In compenso, visto che ha manifestato la volontà di diventare un’allenatrice, potremo vederla a bordo campo. Magari ad insegnare tennis, e forse anche ad usare il “suo” bellissimo rovescio a una mano, a qualche giovane talento italiano. Au Revoir, Francesca!

 

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