AttraversaMenti e Ponti

XVI Giornata europea della cultura ebraica. A Firenze una serie di appuntamenti all’insegna del dialogo fra le religioni. Incontri tra culture nel solco di una tradizione oramai consolidata
ebrei

Inizi di settembre. Nella moschea di Firenze in via Borgo Allegri, si svolge un incontro inconsueto: "I ponti delle donne", in preparazione della XVI Giornata europea della cultura ebraica. Questo è il titolo dell'evento che vede riunite donne appartenenti a culture e religioni diverse, lo si nota subito dai loro multiformi vestiti, qualcuna ha improvvisato uno chador, ma tutte sono a piedi nudi. La cosa più sorprendente è che l'incontro è stato promosso dalla presidente della comunità ebraica, Sara Cividalli, che ha scelto la moschea come luogo di incontro, per lanciare un "ponte".  Una riunione guidata da donne di diversa provenienza che desiderano coinvolgere ed interrogarsi insieme ad altre donne e uomini in un momento storico difficilissimo con le sue drammatiche sfide, prima fra tutti l'esodo senza pari di milioni di profughi che scappano da situazioni di guerra, sfruttamento, dalle tante forme di una nuova schiavitù. Nel corso del dibattito è stata ricordata Chiara Lubich come modello di "donna-ponte". Questa è solo una delle tante manifestazioni che precedono la Giornata Europea della Cultura Ebraica.

Quest'anno è Firenze la città capofila nazionale di un calendario di appuntamenti che si articolerà in 72 città italiane. Il tema è "Ponti e attraversaMenti", a simboleggiare la necessità di creare un punto di incontro tra diverse culture in un periodo storico in cui il multiculturalismo sembra messo costantemente in discussione. Questa giornata rappresenta ormai da anni una grande occasione di crescita e di arricchimento culturale per tutta la Toscana, terra segnata anche nel volto architettonico e artistico del paesaggio dalla presenza ultramillenaria di una comunità come quella ebraica che qui viveva, gestiva commerci, pregava, lasciando un´impronta originale nelle usanze ed in tanti aspetti della vita quotidiana.

«Il rapporto tra la cultura ebraica e la Toscana è un rapporto indissolubile e profondo – commenta la vicepresidente e assessore regionale alla cultura Monica Barni – che fa parte delle fibre più profonde della civiltà e dell´identità storica stessa di questa regione. Per questa ragione siamo impegnati a tutelare nei tratti distintivi spirituali e materiali con cui si è espressa nella sua tradizione millenaria, nella sua capacità di trarre linfa vitale dal passato e dalla tradizione, ma al tempo stesso di aderire alla contemporaneità. Un modello di civiltà e di convivenza per una società che sarà sempre più multietnica e crocevia di culture e religioni e nella quale è essenziale che l´identità si coniughi con quello di integrazione senza sopraffarsi reciprocamente. L´integrazione non può significare perdita della propria identità, né la conservazione della propria tradizione culturale può significare chiusura al mondo o esclusione».

Tikkun : riparare il mondo, come spiega il rabbino capo di Firenze e Siena rav Joseph Levi,  è il titolo del simposio che vede come relatori Riccardo Calimani autore di "Storia degli ebrei italiani", Joseph H.H.Weiler direttore dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze, Assaf Gavron autore di La Collina, Giacoma Limentani autrice di Trilogia.

La Sinagoga è gremita da centinaia di persone che intervengono al dibattito con contributi costruttivi per lanciare nuovi ponti. Sono emerse esperienze già in atto anche in Toscana come il Festival "Armonia fra i popoli" giunto alla sua decima edizione, che ha visto negli anni il coinvolgimento di giovani ballerini ebrei musulmani cristiani, promosso dall'Associazione DanceLab di Montecatini che anche quest'anno ha realizzato il secondo stage di danza a Betlemme .  

Dal simposio emergono spunti coraggiosi, si percepisce che ci troviamo di fronte a una svolta che travalica la cultura ebraica finora conosciuta, si affrontano temi scottanti come il superamento della genetica per essere ebrei, la legislazione attuale nello stato di Israele che penalizza le donne (vedove bianche). Non mancano accenni alla Shoah, alla memoria di quanto non si può, nè si deve dimenticare.

Ma l'evento è caratterizzato dalla gioia con i suoi stand gastronomici, musica dal vivo, programmi per i bambini. Le luci del tramonto fanno apparire la facciata della Sinagoga un vero gioiello di architettura, variegato di luci su uno sfondo di cielo azzurro che ne risalta l'armonia e il sacro. Il giardino antistante gremito da giovani, adulti, bambini, si trasforma in una sala da ballo, il mix contagioso di canzoni arab-folk ed elettronica   del complesso A-Wa è irresistibile. Le tre giovani sorelle reinterpretano la musica delle proprie radici, quella degli ebrei Yemeniti con i loro abiti tradizionali esibendosi sulla gradinata della sinagoga. Rav Levi e sua moglie sono fra la folla nel giardino, felicissimi, tutto si è svolto superando le migliore aspettative, ma – dice rav Levi – tutto ciò è il frutto di anni di lavoro, di dialogo interreligioso intessuto nella città di Firenze – non è un caso che lo scorso anno è stato conferito in palazzo Vecchio al rabbino Joseph Levi , all'iman Ezzedin Elzir e al cardinale Giuseppe Betori,   il Fiorino d'oro come premio al dialogo – superando momenti difficili, di incomprensione, gettando e rigettando ponti rivolti a un futuro di unità e di pace che questa sera, nonostante quanto accade nel mondo, non sembra un'utopia, ma una meta raggiungibile.

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