Attorno a Vermeer
C’è un bel volume di Marco Goldin, “Attorno a Vermeer” (cat. Linea d’ombra) che raccoglie i commenti di una collezione di autori contemporanei sulla rassegna eccezionale a Bologna, a Palazzo Fava – aperta fino al 25 maggio – dedicata alla celebre "Ragazza con l’orecchino di perla" di Vermeer e ad alcuni artisti olandesi del Seicento.
Idea interessante, anche se non nuova, quella di attorniare una tela piccola ma diventata ormai un feticcio della modernità di massa, come la "Gioconda" o "La vocazione di Matteo" del Caravaggio. Essa infatti, quest’idea, permette di portare avanti un dialogo tra espressioni d’arte divise dal tempo ma non dall’anima umana, che rimane fondamentalmente la stessa lungo i secoli, pur con arricchimenti o sconvolgimenti.
Ecco dunque Piero Guccione che reinterpreta la "Veduta di Delft": la chiarezza di Vermeer in Guccione si fa invece veduta nebulosa, ombreggiata e soprattutto dominata da una luminosità intensa, come in Vermeer, solo che in Piero la luce è acquosa, indistinta: sa di mistero ed è affascinante anche per questo. Vermeer ama anch’egli il mistero – chi sono infatti le donne che ritrae? –, ma lo dice chiaramente, Guccione lo accenna per macchie colorate, e in questo manifesta una sensibilità squisitamente attuale.
Corrado Bonicatti vede l’"Isola di Delft" in un altro modo: la città olandese dove vive l’umanità di Vermeer si fa isola chiusa, apparizione geometrica sparsa dentro un mare azzurrino. È una visione aurorale, con il sole non ancora asceso ma che si va spargendo. Delicatissima è questa immagine, sembra che Bonicatti colga le sottigliezze veloci della psicologia di Vermeer.
Originale è l’interpretazione della "Ragazza con l’orecchino di perla" di Giuseppe Colombo: il quadro è dentro la tela, sovrasta un vassoio di melograni. C’è una corrispondenza fra la natura morta e lo sguardo della ragazza, che, distante, appare quasi inquieto, ansioso, in contrasto con la rotondità della frutta.
Quando dal figurativo si passa all’astratto, ci si incontra con le "Variazioni della luce – Orizzonte" di Silvio Lacasella, una tela affascinante perché il pittore sintetizza le variazioni luministiche nelle opere di Vermeer mediante pennellate turgide, materiali, cremose, ove il colore dal pallido passa all’oro, al rosso vermiglio, al viola e allo oscuro. La tavolozza di Vermeer è appunto riassunta in una piccola tela come arcobaleno lucente, un'idea assai poetica. Come è poetico Francesco Stefanini ne "Il profilo della merlettaia", dove la tela di Vermeer diventa fantasma soffice, smaterializzato. C’è una bellezza in quest’opera così calma e spirituale che carica di senso ancor più intenso l’originale di Vermeer, anzi ne coglie una dimensione onirica e metafisica che non appare a prima vista nella tela del pittore olandese.
Le variazioni sul tema “Vermeer” di questi ed altri autori diventano così voci di un meraviglioso concerto sinfonico di luci, colori e di anime. A dire la potenza espressiva di Vermeer e la qualità fantastica degli interpreti del nostro tempo. Da non perdere.