Attese, fragilità, aspirazioni, nella danza di Garrett Smith
Lo avevamo visto a febbraio al Teatro alla Scala di Milano nello spettacolo Reveal, balletto del 2015 creato per lo Houston Ballet, e rimontato su 10 danzatori scaligeri sulla musica di due concerti di Philip Glass. Dell’eclettico Garrett Smith, danzatore e coreografo statunitense dal grande appeal internazionale, non si contano le creazioni per i grandi teatri del mondo: dal Mariinsky di San Pietroburgo all’Opéra National de Bordeaux, da Les Grands Ballet Canadiens de Montréal al Tulsa Ballet, al Norwegian National Ballet, e molti altri.
Una felice commissione lo ha portato in Italia, lo scorso anno, al Teatro Bellini di Napoli, chiamato da Emma Cianchi (direttrice artistica del centro per le arti performative Art Garage), e Manuela Barbato, per una nuova coreografia a serata, creata per un ensemble di giovani danzatori appositamente selezionati dalle leve della compagnia di Cianchi. Lo spettacolo Whispers of him (il 30 novembre in scena al Teatro Comunale di Catanzaro per l’VIII edizione di Ramificazioni Festival), è un racconto in danza che focalizza lo sguardo sull’universo giovanile – con le sue attese, le fragilità, le felici aspirazioni, la dura realtà –, messo di fronte alla caducità e all’effimero dell’esistenza umana, soprattutto quando interviene improvvisamente qualcosa che rompe il corso degli eventi: un evento inimmaginabile che cambia irrimediabilmente il senso della vita. Così è di un gruppo di amici e dell’amicizia che li lega. E così è dell’amore fra una coppia, Francesco e Francesca, la cui storia si interrompe a causa di un incidente che paralizzerà lui alle gambe, e successivamente lo condurrà alla morte.
Attraverso la sua voce fuori campo – testi di Manuela Barbato – che accompagna, a tratti, la danza dell’ensemble, riviviamo la visione della sua mente attraversata da momenti di felicità, paure, rimpianti e speranze, e il desiderio ultimo di restare per sempre accanto alla donna amata. Un desiderio che, dopo la sua scomparsa, si farà concreto grazie all’aiuto degli amici, e diventerà presenza spirituale viva per la forza del suo incondizionato amore.
La scena – di Lucia Imperato – impagina i personaggi dentro un interno domestico, poi in un pub, tra balli e bevute, in strada con scorrerie di biciclette, quindi in una sala d’ospedale, e infine nel ritorno a casa. Il calzante sound design – techno e melodico – di Sergio Naddei, e le luci d’effetto di Gessica Germini che definiscono i diversi ambienti, tracciano la scorrevole narrazione “descrivendo” atmosfere intime e corali, tra movimenti dirompenti del gruppo, assoli e duetti e terzetti, che trasudano sentimenti ed energia. Il concept della coreografia nasce da un’esperienza vissuta dallo stesso Garrett, che qui, nell’elaborazione del lutto attraverso la danza, ha trovato la sua dimensione vivificatrice. L’energia del linguaggio contemporaneo e la raffinatezza del neoclassico di Garrett, uniti ad una cifra teatrale, hanno trovato nei corpi duttili, nell’espressività e nella preparazione tecnica dei bravi giovani interpreti, la combinazione calzante per questo intenso viaggio emotivo, supportato anche da immagini video della coppia sul grande schermo del palcoscenico: una lente d’ingrandimento in movimento dei loro sentimenti, a suggello di quell’amore più forte della morte.