Attenzione alle foto dei minori sui social media
Se avete il click facile sul tasto “Pubblica” di Facebook delle foto dei vostri figli, vi conviene pensare bene prima di cliccare. Una mamma romana, infatti, oltre a rimuovere le foto del figlio 16enne, se dovesse ripetere il gesto sarà chiamata a pagare 10.000 euro di risarcimento al figlio.
È stato lo stesso ragazzino che ha chiesto di essere tutelato contro la madre che continuava a postare sul web foto e commenti su di lui: «si inibisce dal momento della comunicazione del presente provvedimento a la diffusione in social network, comunque denominati, e nei mass media delle immagini, delle informazioni e di ogni dato relativo al figlio e si dispone che provveda entro il 1 febbraio 2018, alla rimozione di immagini, informazioni, dati relativi al figlio dalla stessa inseriti su social network».
Questo il testo del provvedimento del giudice. La decisione è stata presa sulla base dell’articolo 96 della legge sul diritto d’autore, che prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salve eccezioni. Oltretutto, i minori godono poi di una tutela rafforzata data dall’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989.
Le foto dei figli sui Social e le separazioni
Oltre a quella sulla sicurezza, la condivisione delle immagini dei propri figli sui Social assume un’implicazione dolorosa quando il pubblicare compulsivamente fotografie dei propri figli (il cosidetto sharenting) diventa una sorta di guerra a colpi di like tre due genitori separati o divorziati.
Sembra infatti prassi diffusa quella di inserire nelle condizioni di separazione e divorzio, il divieto per il coniuge della pubblicazione delle immagini dei figli su social network. Anche nel caso di Roma, il minore ha deciso di tutelare la propria immagine per non essere più al centro delle liti dei genitori, diventate di dominio pubblico attraverso i ripetuti post della madre.
Foto autorizzate da chi?
Mentre in Francia esiste già da tempo una regolamentazione che prevede multe salatissime fino a 45milla euro – e la reclusione – per chi pubblica foto non autorizzate dei bambini in luoghi privati, in Italia la legge non si è ancora espressa sull’argomento, creando non pochi problemi interpretativi. Il problema, però, ruota soprattutto intorno a questa parola magica: foto non autorizzate. Ma da chi?
I minori, come persone incapaci di intendere e di volere, vedono espressa la loro volontà dai genitori, i quali, negli atti più rilevanti della gestione dei figli, devono raggiungere il consenso unanime, pena la possibilità per l’altro di ricorrere al giudice. Secondo il Codice Civile (Artt. 147 e 357 cod. civ.), esiste però anche un dovere di tutela e di educazione dei genitori nei confronti dei figli che può includere anche la corretta gestione dell’immagine pubblica del minore.
Ad aggiungersi poi, al calderone normativo, c’è la sentenza numero 37596 del 2014 con cui la Cassazione ha definito i social media come luoghi aperti al pubblico, potenzialmente pregiudizievoli per i minori che potrebbero essere taggati o avvicinati da malintenzionati.
Questo vuol dire che se di comune accordo sull’azione, i genitori non hanno il divieto a pubblicare le foto dei propri figli sui Social. Ma se, come nel caso di Roma, il minore ritiene che i genitori violano i loro doveri, può richiedere l’intervento del giudice che, per evitare il rischio di una sovraesposizione dei minori sui social, può chiedere la cancellazione di tutte le foto pubblicate su Internet che lo riguardano (Cass. ord. n. 24077/17 del 13.10.2017.). La stessa richiesta di cancellazione dei contenuti può essere fatta in caso di contenzioso, secondo il Tribunale di Livorno, verso chi avesse attivato e gestisse un profilo Facebook a nome di proprio figlio.
Le problematiche riguardo al tema foto dei minori sui Social sono molte e articolate, così come le potenziali situazioni che si possono venire a creare in cui la dimensione digitale di un minore diventi motivo di contenzioso. Qualcosa attraverso queste sentenze incomincia a muoversi, ma appare evidente come la complessità dei rapporti sociali incominci a travalicare il quadro normativo presente in Italia riguardo la privacy. Se ci pensiamo, infatti, in base all’articolo 96 citato sopra, nessuno di noi potrebbe postare foto che ritraggono un’altra persona senza il suo esplicito consenso. Cosa che invece, anche per l’immediatezza dello strumento, regolarmente facciamo con molta naturalezza.
In assenza di una legge apposita come quella francese, ciò che appare nel quadro giuridico italiano è una intricata ragnatela normativa dove la regola base sembra essere, in fondo, quella del buon senso. Ma i tempi appaiono oltremodo maturi per auspicare a breve ad un quadro normativo più chiaro e completo, che permetta di regolare anche alcune controversie che solo fino a qualche anno fa risultavano impensabili.