Attento ascolto alle vittime degli abusi

Nel gennaio scorso, papa Francesco ha preso la decisione di inviare in Cile l’arcivescovo maltese Charles Scicluna. L’inviato speciale del papa e il suo collaboratore hanno raccolto le testimonianze di vittime della pedofilia.
AP Photo/Luis Hidalgo

Sollievo, speranza, fiducia nella Chiesa sono i sentimenti suscitati in questa agitata settimana di riunioni dalle vittime degli abusi sessuali perpetrati dal sacerdote Fernando Karadima le quali accusano il vescovo Juan de la Cruz Barros Madrid di esserne stato partecipe o almeno di aver occultato i dolorosi episodi.

Archbishop Charles Scicluna AP Photo/Luis Hidalgo
Archbishop Charles Scicluna AP Photo/Luis Hidalgo

Al suo ritorno dal viaggio in Cile e Perù, nel gennaio scorso, papa Francesco ha preso la decisione di inviare in Cile l’arcivescovo maltese Charles Scicluna, che precedentemente aveva tra l’altro condotto le indagini intorno al caso del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, che rivelarono una figura sinistra, che aveva perpetrato abusi sessuali nei confronti di vari membri della organizzazione da lui fondata.

Come avemmo modo di informare, durante il viaggio di Francesco in Cile, ebbe molto eco la presenza di Barros in varie celebrazioni pubbliche, trasformandosi quasi nel tema principale di quei giorni. Fino a quel momento, la tesi difesa dallo stesso papa Bergoglio, era che non erano state consegnate prove nei confronti di Barros, la cui presenza nella diocesi è rifiutata da un settore dei fedeli, trasformandosi in un motivo di divisioni e di polemiche. La questione oscilla tra il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria ed il diritto delle vittime a formulare le proprie accuse anche nei confronti di chi sarebbe stato connivente.

Questa settimana di riunioni col le vittime – pur se accidentata dal problema biliare che ha obbligato al ricovero urgente di monsignor Scicluna, sottoposto a un intervento chirurgico dal quale si sta riprendendo rapidamente –, ha messo in evidenza che forse non tutte le cose stavano come si credeva. Intanto, unanimemente, le vittime di abuso hanno affermato che per la prima volta si sono sentite ascoltate. Un fatto inquietante se si pensa che ci sono state indagini ed un processo canonico. Tutti coloro che sono stati ricevuti hanno messo in luce l’atteggiamento empatico di Scicluna e del suo assistente, Jordi Bertomeu, parlando di un «altro volto della Chiesa» dimostrato in questi contatti, generando speranza. Per José Murillo, una delle vittime, fino a questo momento la sensazione è che nei loro confronti erano state chiuse le porte «sistematicamente». Murillo ha dichiarato, come le altre vittime ricevute, che il contatto ha generato la sensazione di un «processo serio», per essere stati ascoltati in un «ambiente accogliente e di fiducia». Nella giornata di ieri, vari laici e sacerdoti della diocesi di Osorno hanno consegnato una voluminosa documentazione nella quale spiegano le ragioni della loro opposizione al vescovo. Tra le vittime c’è stato anche chi ha avuto espressioni molto dure, criticando l’atteggiamento della Chiesa locale.

L’agenda delle riunioni è stata completata e, ovviamente, viene mantenuto uno stretto riserbo in merito. Pertanto non è prudente trarre delle conclusioni. Ma di certo, è stata l’opportunità per conoscere in profondità, senza condizionamenti, non solo gli atti immorali commessi da Karadima nei confronti di minorenni (la condanna da lui subita parla, infatti di “efebofilia”), ma anche sul clima intorno a questa figura, al suo modo di gestire il potere spirituale e materiale che ha accumulò con la nomea di “uomo di Dio”, e che probabilmente non consentì agli inquirenti di conoscere a fondo la sua concezione ecclesiale e pastorale, trasmessa durante decenni a un certo numero di sacerdoti da lui formati, alcuni dei quali, come Barros, sono poi arrivati all’episcopato.

Nel comunicato col quale papa Ratzinger prese posizione nei confronti di Maciel, si legge di «una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso», di assenza di un vero carisma e riconobbe un meccanismo di difesa applicato con l’erronea intenzione di non ledere il bene fatto dai Legionari, che rese inattaccabile l’accusato.

Scicluna conobbe bene tale meccanismo perverso che si trasforma in un ostacolo per la giustizia ed in beffa per le vittime. Se ciò è avvenuto in passato, la Chiesa, coerentemente con la tolleranza zero promossa dal papa nei confronti di questi delitti aberranti, non può più correre il rischio di consentire che insieme a condotte immorali prenda forma una visione ecclesiale discutibile, orientata più nella gestione del potere che nel servizio al bene di una comunità. Che è forse oggi il principale male che il papa sta cercando di estirpare nella Chiesa.

 

 

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