Attendismo, ma non antipolitica

Il terzo insediamento di Putin si è svolto in un clima di relativa tranquillità: il dissenso non è sfociato nella condanna del sistema, come spiegano le nostre fonti moscovite
Putin

Come da lancio delle 12.09 del sito Utro.ru, «È tutto: Putin è presidente». Dopo le proteste di ieri – difficile dire quanti fossero realmente i partecipanti, si ipotizza dai 30 ai 50 mila –, nelle quali si sono registrati 27 feriti e oltre 400 fermi, il terzo insediamento di Putin sullo scranno più alto del Cremlino si è svolto in un clima di relativa tranquillità: pochi i gruppi di oppositori scesi in strada – i media russi parlano di «qualche decina», qualcuno azzarda un centinaio –, tenuti comunque a debita distanza dalle forze dell'ordine. Tanto è vero che la Komsomol'skaja Pravda può lanciarsi in lodi sperticate al «più grande avvenimento politico della giornata a livello mondiale, con il cambio al ponte di comando di uno degli Stati più potenti».
 
Anche sui social network, tradizionale mezzo di aggregazione ed espressione del dissenso, oggi c'è stata poca attività: «Segno che la protesta è stata circoscritta – commentano i nostri corrispondenti da Mosca – oppure, come è accaduto altre volte, che c'è stato un giro di vite sul web» (mentre, secondo la Komsomol'skaja Pravda, “Putin” sarebbe l'hashtag del giorno su Twitter). Tanto più che, come riferiscono i giornali, Medvedev ha annunciato non meglio specificate «nuove misure» riguardo alle manifestazioni non autorizzate: «Chiaramente – riferisce Utro.ru – ci si aspetta un aumento delle pene previste», con il ritorno di un presidente che sin dal 2000 ha varato leggi così restrittive in merito al diritto di sciopero che «di fatto non ne se fanno più – riferisce il nostro corrispondente –, perché è diventato impossibile farlo senza essere penalmente perseguibili». Ad ogni modo, «ieri è finita come finisce sempre: qualche tafferuglio, una gran quantità di arrestati per mostrare il pugno di ferro, salvo  rilasciarli magari dopo poche ore». Cosa che è puntualmente accaduta nel caso dell'ex vicepremier, Boris Nemzov, che secondo i post lanciati su Twitter sarebbe stato tra i – pochi pare – a scendere in strada questa mattina.
 
L'insediamento di Putin, di per sé, non porta cambiamenti significativi in quel di Mosca: «La gente non si aspetta nulla, se non che tutto rimanga come prima – chiosa il nostro corrispondente –: e infatti ultimamente, anche da parte delle opposizioni, c'è stato un certo attendismo. Bisognerà aspettare almeno l'autunno, per avere un quadro più chiaro della situazione». Tenendo presente che, per quanto i dubbi sulla regolarità delle elezioni siano ritenuti fondati, «la maggioranza della popolazione comunque sostiene Putin».
 
Nonostante questo, tuttavia, «il popolo si è mosso, specialmente i giovani: hanno capito che se non fanno qualcosa loro, nessuno lo farà. Può essere l'inizio di un movimento generale». Tanto è vero che, per quanto non abbiano avuto grande successo alle urne, «in diverse città hanno presentato delle liste civiche alle scorse elezioni: non si riconoscono in un partito, ma hanno un gran desiderio di partecipazione». Una sorta di grillini, o di paladini dell'antipolitica? «Non proprio – precisa il nostro –: il loro interesse per la politica è genuino, non sono arrivati a ritenere l'intero sistema così corrotto da non volerci avere nulla a che fare».

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