Attacco della Russia all’Ucraina, 3 anni di una guerra “dolorosa e vergognosa”
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Era l’alba del 24 febbraio del 2022 quando l’esercito russo invase l’Ucraina, colpendo il Paese su diversi fronti. Nelle intenzioni del presidente della Russia Vladimir Putin doveva essere una guerra lampo. L’esercito russo si aspettava, quasi, di essere accolto a braccia aperte dalla popolazione ucraina che, invece, non ha mai smesso di difendersi dall’invasore.
Tre anni dopo il conflitto che ha sconvolto l’Europa, si ipotizza che i soldati morti siano complessivamente un milione: le vere cifre si sapranno, forse, quando la guerra finirà, ma i palazzi distrutti, le vittime civili, i bambini uccisi e deportati e i milioni di sfollati ucraini sono la prova di una sopraffazione ingiustificabile e innegabile. Questi 3 anni di guerra sono «una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità!», ha scritto papa Francesco nel messaggio per l’Angelus di domenica 23 febbraio dal suo letto nel Policlinico Gemelli di Roma.
Ma la realtà può essere trasformata, stravolta con notizie false e le “verità alternative” che ritornano, oggi, con gli Stati Uniti che non riconoscono la Russia come Paese aggressore, ritenendo che sia stata l’Ucraina a iniziare il conflitto. Trump ha definito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky «un dittatore senza elezioni», che avrebbe truffato l’ex presidente statunitense Joe Biden. A fronte dei 100 miliardi circa di aiuti dati dagli Usa all’Ucraina, ora Trump vorrebbe come risarcimento 500 miliardi in minerali (le cosiddette “terre rare”), petrolio e gas.
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Nei giorni scorsi, fonti della prestigiosa agenzia di stampa britannica Reuters avevano annunciato l’intenzione di Elon Musk (consigliere di Trump, uomo più ricco del mondo e proprietario di Starlink, che coordina migliaia di satelliti in orbita intorno alla Terra) di staccare le connessioni che garantiscono le comunicazioni militari all’Ucraina. La notizia è stata poi smentita da Musk, ma l’attuazione di una tale minaccia sarebbe il colpo di grazia per l’Ucraina.
In tale scenario di verità alternative e fake news diffuse da tutti gli schieramenti in questi 3 anni di guerra, sono ancora più preziose le dichiarazioni del presidente della Repubblica Mattarella, preso di mira per le sue parole di verità sulle responsabilità della Russia in questo sanguinoso conflitto. Alle accuse della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, come in una moderna guerra cybernetica sono seguiti centinaia di attacchi di hacker russi a strutture pubbliche e private italiane.
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A scatenare l’irritazione di Mosca era stato il discorso di Mattarella a Marsiglia, dove ha ricevuto l’onorificenza accademica di dottore honoris causa all’Università di Aix-Marseille. «La storia – aveva detto – non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere».
Mattarella aveva ricordato il protezionismo seguito alla crisi economica del 1929, il sopravvento in molti Paesi di regimi dispotici e illiberali, il clima di conflitto che si sostituì a quello di collaborazione. «A prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina – aveva commentato Mattarella – è di questa natura».
Il presidente aveva ricordato l’uscita dalla Società delle nazioni di numerosi Stati. Allora, come sta avvenendo oggi con l’Onu, si svilivano le organizzazioni internazionali che mirano alla prevenzione delle guerre. «Negli anni Trenta del secolo scorso, assistemmo a un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute. Le politiche di appeasement adottate dalle potenze europee nei confronti dei fautori di queste dinamiche furono testimonianza di un tentativo vano di contenere ambizioni distruttive di simile portata: emblematico rimane l’Accordo di Monaco del 1938, che concesse alla Germania nazista l’annessione dei Sudeti, territorio della Cecoslovacchia».
Quella strategia non funzionò: le mire della Germania nazista erano ben altre. «La fermezza – aveva aggiunto Matterella – avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi? Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza».
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Lasciare mano libera alla Russia sull’Ucraina, come qualcuno vorrebbe per una “rapida” conclusione della guerra, porterebbe davvero alla pace o a qualcosa di ben più grave, come accadde con la Seconda guerra mondiale? Dopo gli attacchi russi, il presidente della Repubblica italiana è tornato a parlare, incalzato dai giornalisti, in occasione della sua visita in Montenegro.
«Da tre anni a questa parte la posizione dell’Italia – ha detto Matterella – è nitida, limpida, chiarissima. Quella dell’invito al ristabilimento del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato, della sua indipendenza e dignità, piccolo o grande che esso sia. Questa ferma, vigorosa affermazione sui principi della Carta dell’ONU, del diritto internazionale, dell’eguaglianza e dignità di ogni Stato è stata alla base del sostegno che l’Italia, con l’Unione europea e con gli Stati Uniti, ha assicurato all’Ucraina, per resistere alla violenza delle armi».
Auspicando il ritorno della Russia al suo ruolo di rilievo mondiale, «nel rispetto dei principi del diritto internazionale e della dignità e sovranità di ogni Stato», Mattarella ha spiegato cosa accadde al momento dell’indipendenza dell’Ucraina dall’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS). «È utile ricordare – ha affermato – che quando l’Ucraina, con il consenso della Russia, divenne indipendente, all’inizio degli anni ’90, disponeva, nel suo territorio, di una grande quantità di armi nucleari: circa un terzo dell’arsenale nucleare di quella che era stata l’Unione Sovietica era in possesso dell’Ucraina nel suo territorio. Su sollecitazione degli Stati Uniti e della Russia, l’Ucraina ha consegnato alla Russia quelle migliaia di testate nucleari di cui disponeva e di cui era in possesso, che l’avrebbero messa al sicuro da ogni aggressione e invasione. A fronte di quello, nel trattato sottoscritto con Russia, Stati Uniti, Regno Unito, l’Ucraina registrava l’impegno di quei Paesi – la Russia anzitutto – a rispettarne e garantirne l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale. Questo è il mondo che noi vorremmo che si ripristinasse: quello in cui si rispettano gli impegni assunti, quello in cui si rispetta il diritto internazionale».
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Adesso, le trattative per la pace continuano, con il presidente ucraino Zelensky che si è detto disposto anche a fare un passo indietro e a dimettersi, se necessario, per una pace duratura e giusta. Un obiettivo difficile, visto che la Russia non è intenzionata a restituire le terre occupate (il 20% dell’Ucraina) e ha l’appoggio di Trump, sempre più spavaldo nell’annunciare decisioni che riguardano altri Paesi e altri popoli. Ma l’indignazione non deve spingere ad atti inconsulti. La via giusta, come ricorda Mattarella, è quella del dialogo, del diritto e della cooperazione, magari con un’Unione europea più attiva e protagonista nel ripristinare la pace nel nostro continente.
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