Ateo per rispetto di Dio

Da una conversazione tra due amici di convinzioni diverse
Giovani

Andando in treno al funerale di mia madre, ho avuto un colloquio con Juri Pismak, professore di fisica teoretica (quantistica) all’università di San Pietroburgo in Russia. Si definisce “ateo scientifico”, ma non nel senso di concepire l’ateismo come scienza (ateismo scientifico). Semplicemente, nella sua concezione della realtà e nella sua ricerca della verità non vede quale possa essere il posto di Dio. Dice di essere stato tutta la vita in cerca della verità, è l’unica cosa che gli interessa.

Discutendo alcuni capitoli della mia tesi di laurea in teologia, riferendosi ai brights – gli atei, agnostici e liberi pensatori che si autodefiniscono “luminosi” e “brillanti” –, ha detto tra l’altro: «La scienza non sarà mai in grado di spiegare tutto, anche se aumenta sempre in larghezza e profondità. Un caposaldo della scienza è il riduzionismo, che riduce la realtà a concetti il più possibile semplici ed elementari. Ora, opponendosi il concetto di Dio a questa tendenza, non potrebbe essere “incluso” dalla scienza senza rovinarla. Non è possibile, infatti, ridurre Dio e neanche provarlo».

 

Come altri atei, Juri ammette la mistica: «Ci sono diversi tipi di coscienza (bewusstsein), per esempio quella pragmatica e quella mistica. Nella religione vedo una tendenza verso questi due tipi. Tendenza che è pericolosa per la dottrina, ma importante per l’efficacia». E spiegando la mistica aggiunge: «L’uomo ha bisogno dello sguardo sul “tutto”. Gli è innato».

Per sé stesso tira la conclusione: «Sono ateo per amore/rispetto di Dio». Torna infatti continuamente alla questione Dio: «Bisogna che chiariamo la relazione tra Dio e l’esistenza. Esistenza è un concetto base del pensare. Non siamo in grado di immaginarci nulla senza l’esistenza. Che cosa riusciamo a sapere dell’esistenza?».

 

Prova disgusto di fronte alle accuse dei brights contro la Chiesa (specialmente quella cattolica): «Come si spiega la vita così lunga e stabile di un’istituzione religiosa come la Chiesa cattolica, che esiste da due mila anni? Dove saranno le radici? Nella psicologia, nel sociale, nella cultura…?».

Riferendosi al funerale di mia madre al quale aveva appena assistito, concludeva: «Aleggiava uno spirito di speranza sopra tutto. Forse deriva dal fatto che per voi la tomba non è l’ultima fermata».

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