Assisi e il grido dello Yemen
Martedì 26 marzo 2019 è giunta la notizia di un ennesimo bombardamento, che ha provocato 7 vittime di cui 4 bambini, su un ospedale yemenita, sostenuto da Save the Children, da parte della coalizione saudita proprio mentre a Roma si riuniva la commissione esteri della Camera per discutere l’ennesima mozione che chiede di interrompere la fornitura di armi all’Arabia Saudita.
Come fanno notare le associazioni riunite nella “coalizione Yemen”, si tratta di un dibattito che avviene «proprio in occasione del quarto anniversario dell’escalation che ha dato inizio alle ostilità nel Paese arabo; scontri che in questi ultimi anni hanno comportato impatti devastanti sulla popolazione civile yemenita: decine di migliaia di vittime (tra cui tantissimi bambini), continue violazioni di diritti umani, crimini di guerra accertati da esperti internazionali, bombardamenti di ospedali e strutture sanitarie al collasso, difficoltà di accesso ad acqua potabile e rischio carestia per la maggior parte della popolazione, senza contare le epidemie che di quando in quando si manifestano».
Di fatto, come è noto, si alternano i governi di diverso colore e si rinnova il Parlamento ma si continua a giocare a rimpiattino sulla decisione di fermare ogni collaborazione al massacro in corso. Eppure, proprio alla vigilia delle elezioni europee, è opportuno tener presente che si tratta solo di agire in linea con le risoluzioni del Parlamento europeo del 4 ottobre e 25 ottobre 2018, nonché nel rispetto della normativa nazionale (legge 185/90) e del Trattato internazionale sul commercio di armamenti e della Posizione Comune dell’Unione europea sull’export di armamenti.
Quale profonda crisi morale politica attanaglia il nostro Paese che non riesce a decretare l’embargo immediato sulle armi e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi a tutte le parti nel conflitto dello Yemen?
È nota la recente polemica sulla partecipazione dei capitali sauditi all’amministrazione del Teatro La Scala di Milano che ha comportato la restituzione dei soldi già versati da Riyad.
Come mai non si riesce a convincere la Germania a fare pressione sulla Rheinmetall Defence per interrompere la produzione di bombe nello stabilimento sardo della Rwm Italia? Perché si permette di esporre i lavoratori di un territorio in crisi al ricatto occupazionale tra lavoro e coscienza?
La commissione esteri della Camera ha nomi pesanti, raduna coloro che hanno ricoperto ruoli di governo negli ultimi anni, e non può affermare di non conoscere i fatti.
Senza accettare la logica dell’impotenza e della depressione è partita dal comune di Assisi l’iniziativa di una mobilitazione dal basso tra le città italiane per proporre nel dibattito dei consigli comunali, oltre le divisioni di parte, una riflessione sul fondamento della nostra Repubblica che ripudia la guerra.
Il primo atto pubblico è avvenuto con una lettera inviata al presidente Mattarella il 27 gennaio 2018 congiuntamente dal sindaco e dal vescovo della città di san Francesco, assieme alla Pro Civitate Christiana, Movimento dei Focolari e Libera.
In pieno agosto, davanti all’orrore per le immagini delle 40 vittime yemenite del bombardamento di uno scuola bus, la sindaca Stefania Proietti ha invitato, con una lettera ad Avvenire, i colleghi delle città italiane a condividere progetti di riconversione industriale di pace già conclusi con successo e i progetti ancora in cantiere. Con riferimento implicito alla lezione realistica di Giorgio La Pira emerge la necessita di «una politica economica capace di disarmare la nostra economia».
La mozione “stop armi per la guerra in Yemen” approvata con voto unanime, il 19 novembre 2018, dal consiglio comunale di Assisi diventa così un esempio che si diffonde in maniera molecolare. Dispone di poca stampa e viaggia su alcuni canali social, ma a marzo 2019 è già approvata dai consigli comunali di città grandi e piccole (Cagliari, Verona, Bologna, Porto Mantovano, Roma, Firenze, Barletta, Montecatini Terme, Castel San Pietro, Alghero e Ivrea).
Un basso peso politico? Intanto rappresentanti di questi comuni, centri studi, associazioni e movimenti si raduneranno il 28 marzo nel palazzo comunale di Assisi per rilanciare l’urgenza di una svolta del nostro Paese aprendo il confronto con l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia.
«Il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio» ha detto papa Francesco nell’Angelus del 3 febbraio 2019 con riferimento al disastro in corso in Yemen. Ed è a questo grido che cerca di dare risposta l’azione collegata alla “mozione Assisi”.
L’incontro del 28 è collegato con il Festival Armonia dei popoli promosso da 14 anni a Montecatini, concretamente rivolto alla promozione del dialogo tra israeliani e palestinesi, e alla presentazione del libro di Massimo Toschi e Michele Zanzucchi “Siria. Una guerra contro i civili”.