Assisi, Chiara, Iglesias e il disarmo: appello per la pace

Dopo l’ennesima strage in Yemen di 50 persone, di cui 29 bambini, il sindaco di Assisi rinnova l’invito a Mattarella a fermare le bombe verso l’Arabia Saudita e auspica che diventi il tema centrale della prossima Marcia Perugia-Assisi.

Assisi ed Iglesias sono due città lontane ma con almeno due cose in comune: l’impegno per la pace e la devozione a santa Chiara di Assisi. Nel giorno a lei dedicato, l’11 agosto scorso, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti scrive una dichiarazione in cui torna a denunciare i carichi di bombe che partono dal nostro Paese, prodotti nel territorio di Iglesias e Domusonovas, e che finiscono in Arabia Saudita, impegnata nel conflitto contro lo Yemen. «Se sei di Assisi non puoi fare a meno di confrontarti Francesco e Chiara» che lasciarono le proprie ricchezze per curare i poveri e i lebbrosi, confinati nelle periferie della città. Per farlo «misero a rischio la propria vita e seppero ribellarsi alle convenzioni del loro mondo», come l’obbedienza alla propria famiglia o il sogno di diventare un cavaliere, ossia la propria carriera, non curandosi delle ingiustizie del mondo. «Per questo furono derisi, additati come pazzi» ma, invece, sono diventati un esempio per molte persone in tutto il mondo che capì presto la loro «sanità di mente e santità».

«Nel medioevo erano i lebbrosi abbandonati a se stessi nel lebbrosario ai piedi di Assisi, oggi magari, sono i bambini migranti che muoiono affogati nel Mediterraneo o sotto una bomba in Siria o in Yemen» continua nella sua lettera, esortando a prendere esempio dal coraggio evangelico di Chiara, che non arretrò neppure davanti le truppe imperiali saracene, e rompere le convenzioni di tante manifestazioni e situazioni che non entrano nel merito delle questioni della guerra, rendendole velleitarie e impotenti, etichettando come “ribelle” chi non rispetta i protocolli per motivi di coscienza.

 

La sua dichiarazione continua con un chiaro e forte appello agli organizzatori della Marcia Perugia-Assisi, chiedendo che l’arresto dell’esportazione delle bombe verso l’Arabia Saudita diventi il tema centrale della Marcia stessa: non possiamo parlare di pace senza mettere in discussione il nostro apparato militar-industriale perchè «sarebbe un grave segno di ipocrisia». Inoltre invita i sindaci d’Italia a partecipare ad una tavola rotonda nei giorni precedenti la Marcia per condividere i progetti di riconversione industriale conclusi con successo e i progetti ancora in cantiere: «Come Chiara allora ha mostrato al mondo che c’era una alternativa di vita chiaramente opposta alle convenzioni e tutta protesa verso Dio e il prossimo, oggi, rileggendo il suo esempio di vita, possiamo emulare la sua creatività divina e far emergere l’alternativa ad una economia armata, irrispettosa dell’ambiente e della vita».

Conclude affermando che «Assisi non si sottrarrà dal suo anelito ad essere città della pace: è un compito che appare enorme ma che siamo certi di dover perseguire, perché ce lo hanno affidato loro, san Francesco e santa Chiara!».

 

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